Pianeta Donna V

“La bellezza di una donna aumenta con il passare degli anni.
La bellezza di una donna non risiede nell’estetica,
la vera bellezza di una donna è riflessa nella sua anima.
È la sua preoccupazione di donare con amore,
la passione che essa mostra.”

AUDREY HEPBURN

Completiamo il discorso delle malattie di genere più significative.

Il manifestarsi delle malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson etc) è in notevole crescita a livello mondiale, soprattutto a causa dell’aumento della aspettativa di vita della popolazione.

Alzheimer

Riguardo all’Alzheimer, il genere è un fattore di rischio notevole dato che il fattore genetico e l’assetto ormonale hanno un ruolo importante. Tra le condizioni che favoriscono il manifestarsi con maggiore frequenza dell’Alzheimer nelle donne c’è, poi, anche la compresenza di malattie croniche (diabete, obesità ed ipertensione).

Anche la menopausa precoce aumenta, del 46%, il rischio di manifestazione dell’Alzheimer. I dati ci suggeriscono che si tratti di una malattia più frequente nei soggetti di sesso maschile sia come prevalenza, sia come periodo ed età di insorgenza, tuttavia ciò che caratterizza i due sessi sono delle differenze cliniche e fenotipiche.

Parkinson

Venendo al Parkinson, questa patologia si presenta nella donna con un maggiore tremore, cadute più frequenti, maggiori disfunzioni gastrointestinali e maggiore percezione del dolore. Nell’uomo, invece, c’è uno spostamento verso l’instabilità e il declino cognitivo.

A determinare queste differenze è la presenza degli ormoni femminili; anche in questo caso una menopausa precoce aumenta il rischio di Parkinson (del 68%). mentre una maggiore esposizione agli estrogeni, sia naturali sia dovuti a terapie ormonali, riduce di molto il medesimo.

Infezioni

Anche le infezioni sessualmente trasmissibili per via orale (clamidia, gonorrea e Hpv) si manifestano più spesso nelle donne, e con modalità differenti rispetto agli uomini, a causa di possibili traumi meccanici che, durante l’atto sessuale, possono facilitare l’ingresso di microorganismi patogeni.

Le donne, quindi, a parità di patologie, possono presentare segni e sintomi diversi rispetto agli uomini. Ad esempio, nell’ambito della cardiopatia su base ischemica (infarto), ci sono evidenti differenze, nei due sessi, sia in termini di presentazione clinica sia in termini di prognosi della malattia. Nell’infarto del miocardio, la donna presenta un dolore atipico irradiato alle spalle, al dorso e al collo, mancanza di fiato, nausea persistente, sudori freddi, vomito, spossatezza, ansia e debolezza.

Obesità

Altro fattore di rischio importante, per le patologie cardiovascolari, è l’obesità. Anche se l’incidenza dell’obesità non vede una prevalenza di genere, essendo presente in ambedue i sessi in maniera sovrapponibile, possono essere riscontrate delle differenze significative, nei due generi, in merito alla distribuzione del tessuto adiposo corporeo ed in alcune altre caratteristiche peculiari.

I soggetti di sesso femminile hanno fisiologicamente un contenuto di grasso corporeo complessivamente superiore rispetto ai soggetti di sesso maschile. La distribuzione del tessuto adiposo corporeo differisce nei due sessi: i maschi tendono ad accumulare maggiori quantità di tessuto adiposo viscerale (addominale), fortemente correlato ad un aumentato rischio cardiovascolare; i soggetti di sesso femminile, prima della menopausa, accumulano invece maggiori quantità di tessuto adiposo a livello sottocutaneo.

Cancro del colon

A sua volta il cancro del colon, nella donna, si localizza più frequentemente nel colon ascendente, dà meno sintomi all’inizio e, successivamente, si manifesta con caratteri di urgenza.

Ad avvalersi della medicina genere-specifica sarebbero comunque entrambi i sessi. Alcune patologie, considerate classicamente femminili, presentano una discriminazione al contrario, ovvero non considerano l’uomo come soggetto terapeutico. Tra queste, l’osteoporosi, che colpisce prevalentemente le donne ma che è una minaccia anche per gli uomini, i quali, peraltro, hanno una scarsa consapevolezza dei rischi collegati a questa patologia.

Il Dolore

Sembra che, in generale, rispetto agli uomini, le donne abbiano una soglia più bassa e una minore tolleranza del dolore. Non solo: le donne denunciano livelli di dolore cronico più severi e attacchi più frequenti, e di maggiore durata, rispetto agli uomini. Inoltre, esse sono capaci di descrivere meglio la sensazione dolorosa, con parole più appropriate e riconoscendo le differenze tra i vari tipi di dolore. Tuttavia queste differenze sono state a lungo considerate ininfluenti da chi conduceva la ricerca sui meccanismi del dolore.

Per le donne esistono due spartiacque: la pubertà e la menopausa. Durante il periodo fertile le sindromi dolorose si presentano, nelle donne, con maggiore intensità e frequenza. Prima e dopo, invece, colpiscono le donne in misura paragonabile agli uomini. Queste modificazioni sono scarse o assenti negli uomini. Si tratta di un segno incontrovertibile del ruolo, fondamentale, degli ormoni gonadici nell’influenzare la comparsa del dolore cronico nella donna.

Ma le differenze di genere nella percezione e nella risposta al dolore sono da ascriversi alla sola azione degli ormoni?

Sembrerebbe che un altro fattore di particolare interesse sia legato alle interazioni sociali. Si è dimostrato, con animali da esperimento, come le femmine abbiano comportamenti di “attenzione” verso altri soggetti sofferenti presenti nella loro gabbia, mentre i maschi non sembrano avere lo stesso livello di coinvolgimento. La vicinanza dei soggetti femminili ai loro simili in sofferenza ha un effetto analgesico in questi ultimi, cioè diminuisce il loro livello di dolore. Questo suggerirebbe che la reazione al dolore sia, anch’essa, una questione di genere che va al di là delle differenze sessuali e che affonderebbe le sue radici anche a livello culturale.

Potrei riportare altri esempi di differenze di genere, ma credo che siano sufficienti quelli già citati per indicare l’importanza di una medicina più “sartoriale”.

Dalla prossima settimana riprendiamo la collocazione degli articoli nell’alveo originale del blog.

Pianeta Donna IV

L’affermazione di Ruskin, che le donne sono migliori degli uomini,
è un fatuo complimento che deve provocare in loro un amaro sorriso,
giacché non si dà altra situazione nella società
nella quale si accetti che il migliore
debba essere soggetto al peggiore.
Rita Levi Montalcini

Differenze di genere e patologie.

La cura medica sarà ineccepibile quando nella ricerca non si considererà soltanto la norma, cioè l’uomo. Infatti, oltre alle inequivocabili differenze anatomiche, le differenze di “genere” hanno un peso non indifferente e, tra queste, sono da annoverare anche le attitudini, i valori, i comportamenti e l’ambiente sociale.

Quindi, se un farmaco non è specificamente testato sulle donne, non si potrà mai conoscere, se non a posteriori, ovvero nel periodo successivo alla sua commercializzazione, la sua reale efficacia e sicurezza.

Anche oggi, molte delle linee guida sono impostate su studi condotti prevalentemente su maschi adulti e questo, ovviamente, determina una minore appropriatezza della cura nelle donne rispetto agli uomini, con un rischio reale che queste ricevano terapie inadeguate.

A parziale giustificazione di questa “discriminazione” concorre più di un fattore: da quelli di tipo etico, suggeriti dalla preoccupazione di esporre a rischi di tossicità donne potenzialmente fertili, procurando danni ai tessuti fetali, a quelli collegati alla difficoltà di arruolamento e mantenimento delle donne negli studi clinici.

Si tratta di una difficoltà causata dalle continue variazioni dei parametri fisiologici della donna, dovuti, anche, alle fluttuazioni ormonali la cui ciclica complessità mal si adatterebbe ai modelli standard tradizionali degli studi sperimentali (la cosiddetta “variabilità femminile” è una chiara espressione della complessità della realtà clinica). Infine bisogna considerare la resistenza delle donne a partecipare a studi clinici, probabilmente dovuta anche alle difficoltà connesse al ruolo della donna nella società.

Disuguaglianze di genere sono tuttora presenti in svariati ambiti clinici e sono tanto più concrete quanto più è ridotto il livello di benessere sociale. È ampiamente dimostrato, infatti, che un disagio socioeconomico riduce la probabilità di sottoporsi ai controlli necessari e che il genere femminile ha meno accesso ai servizi sanitari rispetto a quello maschile.

Ad onor del vero, anche gli uomini possono essere svantaggiati in termini di salute, riguardo al loro genere. Ad esempio, in merito alla salute emotiva, è rilevante l’esempio della depressione, spesso causa di ideazione e comportamenti suicidari.

Il numero dei suicidi, nella maggior parte dei Paesi occidentali, compresa l’Italia, è maggiore tra gli uomini, probabilmente a causa di una più ridotta diagnosi di depressione nel campo maschile.

Le donne sono le maggiori consumatrici di farmaci. La loro più lunga aspettativa di vita si traduce in un maggior numero di donne tra la popolazione anziana, motivo questo per cui le donne si ammalano di più. Di conseguenza toccano loro anni di vita di minore benessere fisico, laddove gli uomini “guadagnano” anni di vita in salute.

Ulteriori fattori che determinano questo aumento nel consumo dei farmaci tra le donne sono imputabili alla maggiore prevalenza, tra di esse, di sintomatologie dolorose (emicrania, dolori muscoloscheletrici) e al fatto che le donne sono mediamente più povere (è ben nota la relazione inversa tra povertà e salute).

Inoltre. i profondi mutamenti del ruolo sociale della donna hanno fatto sì che essa abbia acquisito comportamenti “non sani”, come, ad esempio, l’abitudine al bere e al fumare. Nella donna, infine, è presente la tendenza a medicalizzare gli eventi fisiologici della vita (mestruazioni, gravidanza, menopausa) con un maggior ricorso al medico rispetto all’uomo.

La maggiore prevalenza d’uso dei farmaci nella popolazione femminile si traduce in un maggior rischio di sviluppare effetti avversi, anche in virtù di una maggiore sensibilità femminile ad essi. Ciò è dovuto anche al fatto che si possono riscontrare differenze sostanziali, tra uomo e donna, nella metabolizzazione dei farmaci.

È per questa serie di ragioni che il danno epatico da farmaci, patologia spesso presente, risulta in tutto il mondo più frequente nelle donne, specialmente in età giovanile. Anche nella malattia epatica da alcol emergono differenze tra uomini e donne. La maggiore suscettibilità della donna è dovuta ad una sua minore capacità di metabolizzazione dell’alcol, che diminuisce ulteriormente con l’aumentare dell’età e in relazione alla quantità di alcol assunto.

Nell’ ambito delle patologie, la donna è più esposta ai problemi di autoimmunità. Non si hanno in merito risposte definitive, si presume che l’iperattività dell’apparato immunitario femminile si correli all’atavica necessità , per le donne , di potenziare i meccanismi immunitari per proteggersi dalle infezioni collegate al parto. In pratica, l’evoluzione ha selezionato donne dotate di un sistema immunitario tenace per poter debellare efficacemente i microrganismi patogeni presenti, soprattutto, nella fase post-partum.

In questo senso, un ruolo preminente nella regolazione del sistema immunitario è espletato dagli estrogeni, che sono in grado di stimolare efficacemente la risposta contro i virus. Il testosterone, invece, esercita un potere antinfiammatorio che tende a rallentare le risposte difensive.

Un ruolo significativo spetta al cromosoma X, che ospita numerosi tratti del codice genetico deputati al controllo dei meccanismi di difesa dell’organismo. La presenza di un unico cromosoma X nel sesso maschile sembra essere una concausa delle immunodeficienze, molto più presenti, appunto, tra i maschi.

A voler semplificare, l’organismo femminile “accende” il sistema immunitario. Quello maschile lo sopprime.

La prossima settimana riporterò ulteriori esempi di differenze nell’ambito dei due generi per poi tornare a problematiche più consone al blog, ovvero di impronta nutrizionale.