Vendemmia

Proverbio calabrese dal significato inequivocabile: 

Quannu è tiampu di vendemmià, zii di cca e niputi di dda.
Quannu è tiampu i tagli e puti, nun si vidanu ne zii ne niputi

Quando è tempo di vendemmia, zii e nipoti ti aiutano.
Quando è tempo di pulizia e potatura, non si vedono né zii né nipoti.

Dopo aver goduto di tranquille giornate al mare, immerso nell’abbraccio delle onde e nella quiete delle spiagge, è tempo di tornare e dedicarmi a nuovi argomenti. Riprenderò presto il tema della dieta, ma, prima, vorrei accompagnarvi in un viaggio attraverso tre elementi che, come l’acqua, sono presenti nella nostra vita quotidiana: il vino, la vendemmia e, naturalmente, l’acqua stessa.

Questi argomenti “liquidi” non solo ci rinfrescano, ma ci connettono anche al ciclo delle stagioni, alla terra, e alle tradizioni che, da sempre, fanno parte del nostro vissuto. Sono temi che ci invitano a riflettere, a gustare, e a comprendere meglio il legame profondo tra ciò che beviamo e la nostra cultura, il nostro benessere. Con il mese di settembre, quando l’estate ancora persiste nelle giornate più calde, ma l’autunno inizia a fare capolino con le prime fresche brezze, sento il richiamo di tradizioni che, anno dopo anno, ci avvolgono con il loro fascino eterno.

Negli anni passati, ho avuto occasione di raccontare di uva, vendemmia e vino, sottolineando come questi temi si intreccino con il ciclo della vita, della natura e delle nostre radici culturali. Ogni riflessione ha contribuito a tracciare un quadro ricco di significato, che celebra la bellezza e l’abbondanza della terra.

Ora, in questo inizio di settembre, è il momento di fare una summa di quei pensieri, di raccogliere i frutti delle conversazioni passate, raccogliere i frutti proprio come si fa nei campi durante la vendemmia. Ma come ogni stagione porta con sé nuove sfide e opportunità, così anche i miei scritti si apriranno a nuove prospettive, arricchite da esperienze maturate negli anni e da una rinnovata voglia di scoprire.

Settembre è un mese di transizione, un ponte tra la vivacità dell’estate e il raccoglimento autunnale. Mentre le giornate si accorciano e la luce dorata del sole di fine estate illumina i vigneti, sento il bisogno di guardare indietro, alle storie già narrate, ma anche di proiettarmi in avanti, verso argomenti che possano risvegliare la curiosità e il piacere della scoperta. L’uva, la vendemmia, il vino: temi che ho già trattato, sì, ma che continuano a offrire nuovi spunti e nuove sfumature da cogliere. 

E come il vino che matura e migliora con il tempo, così anche le riflessioni possono diventare più profonde, pronte a intrecciarsi con nuove idee e a farci esplorare terreni nuovi. Nelle prossime settimane, oltre a ripercorrere il cammino tracciato in passato, apriremo la porta a nuove considerazioni, tratteremo argomenti che, come un buon vino, sorprendono e arricchiscono l’anima.

Così, ripartendo da questo settembre che segna la fine dell’estate e l’inizio di una nuova stagione, vi invito a seguirmi in questo viaggio. Dalle radici delle tradizioni ci spingeremo verso nuovi orizzonti, alla ricerca di bellezze e sapori che aspettano solo di essere scoperti.

Inizio riportando una versione rielaborata di un mio vecchio testo sulla vendemmia, con una struttura e una narrazione differente. E siccome sono passati anni, anche il tono emozionale è cambiato. Esploreremo la transizione dall’uva al suo nettare: il vino.

La vendemmia è il momento in cui questa promessa si compie. È un rito antico e solenne, nel quale la fatica si mescola alla gioia, e ogni gesto sembra carico di significato. Le mani esperte raccolgono i grappoli con cura, consapevoli di partecipare a un evento che va oltre il semplice lavoro nei campi. La vendemmia è una celebrazione della natura e della comunità, un tempo in cui il passato e il presente si incontrano, e in cui l’uva, frutto di tanta dedizione, si prepara a trasformarsi in qualcosa di ancora più prezioso.

Riprendere dalla vendemmia, dopo le vacanze, mi sembra naturale e quasi inevitabile: essa è il simbolo del passaggio dal riposo estivo alla rinnovata operosità autunnale, un momento che invita alla riflessione, alla condivisione e al piacere di raccontare storie che parlano di tradizioni, di comunità e di vita.

Il profumo dei tini in fermento si mescola al suono delle voci gioiose, mentre le strade dei borghi si animano di vita. La vendemmia segna il culmine di un anno di lavoro, condensato in pochi giorni intensi, nei quali la fatica si intreccia con la celebrazione. È un tempo in cui il sudore dei campi si trasforma in festa e la comunità si stringe attorno a un rito che è allo stesso tempo antico e sempre nuovo.

Giosuè Carducci, con i suoi versi, ci trasporta proprio in questo clima unico, nel quale il “ribollir dei tini” e l’“aspro odor dei vini” rallegrano l’animo e avvolgono i sensi. Il poeta cattura l’essenza di un momento che è molto più di un semplice atto legato alla tradizione agricola: è un tributo alla laboriosità contadina, un evento sociale carico di significati, nel quale canti e danze scandiscono il ritmo di una tradizione secolare.

Questo è il periodo dell’anno atteso con più trepidazione dai contadini, che vedevano in esso il coronamento di mesi di dedizione e cura della terra. La vendemmia era e forse è ancora, un rito che unisce generazioni. I vigneti, con i loro filari ordinati, diventano il teatro di una laboriosa coralità, in cui ognuno ha un ruolo ben preciso. Le mani esperte dei contadini tagliano i grappoli con gesti sicuri, mentre il sole preautunnale, che brilla tra le foglie dorate e rosse, sembra benedire ogni movimento. Il contatto con la natura, in quei giorni, è intenso, quasi primordiale. I tralci delle viti brillano sotto il cielo terso, e la rugiada del mattino bagna i pampini, rendendo l’atmosfera fresca e pungente.

L’amarcord proseguirà il prossimo venerdì.

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