Gli uomini che prendono rapidamente fuoco,
si raffreddano presto
e sono quindi complessivamente poco fidati.
Perciò esiste verso tutti coloro che sono sempre freddi o che a tali si atteggiano,
il favorevole pregiudizio che essi siano uomini particolarmente degni di fiducia e sicuri;
li si scambia con coloro
che prendono fuoco lentamente
e lo mantengono a lungo.
(Friedrich Nietzsche)
L’uomo primitivo e il cibo crudo: un legame ancestrale
Nel cuore di un passato molto remoto, prima che l’uomo scoprisse il fuoco, la Terra era un giardino selvaggio nel quale ogni creatura si nutriva di quello che la Natura offriva con maggiore abbondanza. L’uomo primitivo, che inevitabilmente era parte di questo grande ciclo naturale, raccoglieva bacche e radici e affinava le sue qualità di cacciatore, continuando a consumare le sue prede fresche, crudi doni di un mondo selvaggio. In quei tempi il cibo non conosceva la trasformazione data dal fuoco. Ogni pasto era un incontro diretto con la vita, una necessaria comunione con l’energia pura della terra e del sole.
I sapori e i nutrienti di quei cibi erano intatti, come la vitalità della Natura stessa. Poi giunse Prometeo, il titano ribelle che, sfidando gli dèi, donò agli uomini il fuoco sacro. Con questo gesto epico, egli non solo diede a quei primi uomini il fuoco per riscaldare i luoghi dove si rifugiavano ma trasformò per sempre anche il loro modo di nutrirsi. Il fuoco divenne un’arma potente per cuocere, preservare e rendere più sicuri i cibi, allontanando i pericoli invisibili dell’alimentazione cruda. Ma da quel momento, con il progresso e le maggiori sicurezze, si perse qualcosa di primordiale: la connessione immediata con la vitalità del cibo non trattato.
Oggi, in un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla velocità, la dieta crudista rappresenta un ritorno alle origini, un invito a riscoprire la purezza e la semplicità dei tempi antichi. Gustare cibi crudi è come viaggiare indietro nel tempo, ritrovare un legame profondo con la terra e con il ciclo naturale della vita. È un atto di ribellione gentile contro la complessità artificiale del mondo moderno, un richiamo a rallentare e ad apprezzare l’essenza profonda di ciò che la Natura ci offre.
La filosofia del crudismo
La dieta crudista, nota anche come dieta cruda o crudismo, si basa sull’assunzione esclusiva di cibi crudi, non sottoposti a cottura o lavorazione. I sostenitori di questa dieta affermano che i cibi crudi conservino meglio i nutrienti e gli enzimi essenziali per il nostro corpo. Gli alimenti principali del crudismo sono la frutta, la verdura, i semi, le radici e le bacche, consumati, appunto, freschi e non trattati. In generale, una dieta crudista deve essere composta da almeno il 70% di cibi crudi.
Anche se il cibo non viene cotto, può essere assunto sotto forma di frullati, centrifughe, puree o succhi e può essere sottoposto a processi di disidratazione, germinazione o marinatura. La cottura, infatti, modifica significativamente i cibi a livello chimico-fisico, alterandone colore, aroma, peso e digeribilità. Inoltre ne riduce il valore nutrizionale, per via della scissione delle molecole termolabili e della dispersione di alcuni nutrienti essenziali. Tuttavia, la cottura può anche migliorare la disponibilità di alcuni nutrienti e inattivare dei componenti antinutrizionali.
I benefici della dieta crudista
Il crudismo esalta la freschezza della frutta appena colta , la croccantezza delle verdure, la delicatezza dei germogli e la ricchezza dei semi. Senza il calore del fuoco, i nutrienti rimangono intatti, le vitamine e i minerali conservano tutta la loro potenza, e gli enzimi naturali, spesso inattivati dalla cottura, lavorano in sinergia con il nostro corpo, promuovendone la salute e il benessere.
Abbracciare una dieta crudista è più di una scelta alimentare; è una filosofia di vita che porta a una maggiore consapevolezza e rispetto per il cibo e per la Natura.
Criticità e vantaggi della cottura
La cottura dei cibi presenta vantaggi significativi. Permette di trasformare alimenti non commestibili in commestibili, ad esempio i cereali, i legumi e alcuni ortaggi. Dal punto di vista microbiologico, rende gli alimenti più sicuri eliminando batteri e spore. Inoltre, la cottura migliora la masticabilità e la digeribilità dei cibi, un aspetto cruciale, questo, per l’alimentazione di pazienti ospedalieri, geriatrici e pediatrici. La cottura esalta anche le proprietà organolettiche e gustative degli alimenti, rendendoli più appetibili e gradevoli. Inoltre, inattiva gli enzimi che causano il degrado degli alimenti, prolungandone così la conservabilità.
Per concludere…
Il crudismo invita a una riscoperta del cibo nella sua forma più naturale e pura, onorandone il legame ancestrale con la terra.
Tuttavia, come dietologo, preferisco adottare un approccio flessibile ed elastico. Credo fermamente che ogni individuo abbia bisogni unici e che le diete debbano essere personalizzate in base alle necessità del singolo paziente. Non propongo mai diete assolutiste o di moda, a meno che non ci siano gravi motivi medici che lo richiedano. Incoraggio, invece, un atteggiamento equilibrato che integri diversi approcci alimentari, permettendo a ciascuno di trovare ciò che funziona meglio per sé, rispettando il proprio corpo e il proprio stile di vita.
Riconoscere i benefici della cottura ci permette di bilanciare tradizione e modernità, scegliendo consapevolmente quando accendere il fuoco e quando lasciarci avvolgere dalla freschezza incontaminata del mondo naturale. In questo equilibrio, troviamo una nuova via per nutrire il nostro corpo e il nostro spirito, riscoprendo il valore intrinseco di ogni frutto, di ogni foglia, di ogni seme che la Natura generosamente ci offre.
La prossima settimana esploreremo altre tipologie di diete.