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Alimenti funzionali

È terribile vivere in un mondo di spot pubblicitari di dieci secondi,
dove tutti ti spingono a comprare qualcosa,
a fare qualcosa, o a pensare qualcosa.
In passato, gli esseri umani
non subivano una tale aggressione.

E penso che questi continui attacchi
abbiano reso l’uomo eccessivamente arrendevole.
Estromessi dall’esperienza diretta,
estromessi dai nostri sentimenti
e talvolta persino dalle nostre stesse emozioni,
assumiamo troppo prontamente
il punto di vista offertoci e che non è il nostro.
(Michael Crichton)

Alimenti funzionali. Functional foods. Healthy food


Nella sua accezione più ampia, si tratta sempre di cibo sano, che fa bene all’organismo, sia per le proprietà benefiche che sono stata aggiunte, nel caso dei cibi “rich in”, sia nel caso dei prodotti “free from”.

Mi piace aprire il blog con una considerazione personale, molto istintiva: perché dare sempre la colpa delle nostre cattive abitudini agli altri, non è forse questa una forma di ipocrisia?
A livello alimentare, siamo la patria della Dieta Mediterranea, una dieta pluripremiata in USA, ad esempio, ma poi, nella dietologia da salotto, tra le cause del sovrappeso, riconosciamo facilmente le colpe di bibite e alimenti quali la Coca Cola e i Mc Donalds.

Ma perché siamo così disposti ad accettare ragionamenti sbagliati come questi ? Non sarebbe meglio, invece, fare noi del proselitismo valorizzando le nostre eccellenze? Già….sempre colpa degli altri….
Dopo questa doverosa riflessione, provo ad interrogarmi, non solo sugli integratori ma anche sugli alimenti-farmaco.

Alimenti arricchiti.

Ma sono buoni? C’è da fidarsi? L’industria che progetta e poi produce questi alimenti lo fa, ovviamente, per averne un guadagno, il che mi sembra legittimo. Ma si tratta di un semplice business o le sostanze aggiunte hanno una reale efficacia?

Non mi stancherò mai di ripetere che, per chi ha la fortuna di non avere patologie e di essere nato nella nostra penisola, e ha il tempo, il modo e l’amore di rispettarne la tradizione alimentare, la sua stagionalità, e lo stile di vita dei nostri nonni negli anni ’60, tutto quanto sto per scrivere potrebbe rivelarsi superfluo. A patto, però, che si rispettino il più possibile i dettami della Dieta Mediterranea, altrimenti…

Dai biscotti arricchiti con ferro e vitamine del gruppo B, ai succhi di frutta integrati con antiossidanti, alle patatine con vitamina C, i cosiddetti “functional foods”, o alimenti funzionali, sono il nuovo dettato dello stile alimentare sano.

Come orientarsi in questa giungla?

Non si tratta ovviamente di integratori ma di veri e propri alimenti (il latte, lo yogurt, il pane, i succhi di frutta) che sono, o naturalmente funzionali (si tratta di alimenti che contribuiscono a ridurre il rischio potenziale di insorgenza di alcune patologie, migliorando lo stato di salute e di cui è stata dimostrata scientificamente la capacità di agire positivamente su una o più funzioni fisiologiche), o trattati per ridurre, incrementare, o eliminare, un determinato composto bioattivo.

Una caratteristica indispensabile dei cibi funzionali, o Functional Foods, consiste nel fatto che essi devono
rientrare nelle normali abitudini alimentari e che le loro funzioni benefiche devono essere apprezzabili se assunti nelle quantità previste da un normale regime dietetico. A rigore, vengono definiti alimenti funzionali , o anche naturali, gli alimenti caratterizzati dalla presenza di sostanze benefiche naturalmente presenti, ad esempio la frutta secca, l’olio evo e il pesce azzurro.

Ulteriore distinguo:

  • Elementi Fortificati: ovvero alimenti che vengono arricchiti di nutrienti diversi da quelli di partenza in modo da colmarne i deficit nutrizionali. Un esempio è il sale iodato, ma anche gli alimenti addizionati di vitamina D.
  • Elementi arricchiti. Gli alimenti arricchiti presentano una concentrazione maggiore di un nutriente già presente in quel determinato prodotto prima della lavorazione. Esempio, il latte con calcio extra o il succo di arancia arricchito di vitamina C.
  • Elementi Supplementari: essi vengono arricchiti di un nutriente extra, vale a dire non presente naturalmente. È il caso delle uova addizionate con acidi grassi Omega 3, ma anche del latte.

Domanda lecita: gli alimenti fortificati fanno male?

Prendiamo l’esempio dello iodio. Esistono diversi alimenti, arricchiti con iodio, in grado di evitare una carenza di questo minerale in chi non vive vicino al mare e nelle persone che non mangiano pesce. Lo iodio si rivela un minerale importante per la funzionalità tiroidea, riuscendo a tenere sotto controllo la produzione ormonale e favorendo l’espletamento di moltissimi processi metabolici.
Analogo è il discorso quando parliamo di alimenti fortificati con acido folico, ovvero arricchiti con la vitamina B9, con l’obiettivo di promuovere la crescita del feto ed evitare danni al tubo neurale.
Ma ancora, alimenti fortificati con vitamina D che promettono di favorire l’assorbimento del calcio, rinforzare le strutture ossee e ostacolare l’insorgenza dell’osteoporosi.

Superfood

Non vi è invece una definizione vera è propria di superfood. Questo termine viene utilizzato prevalentemente nel campo del marketing ad indicare alimenti di origine vegetale, poco lavorati, naturalmente ricchi di nutrienti, il cui consumo può avere effetti benefici sull’organismo.

Si tratta di un concetto simile a quello dei functional foods, nei quali essi possono essere fatti rientrare a tutti gli effetti. Spesso il superfood viene ad essere associato ad alimenti come mirtilli, bacche di goji, semi di chia o a spezie come lo zenzero e la curcuma.

Da annoverare, nel filone degli alimenti funzionali, non solo i cibi cosiddetti “rich in”, ovvero con proprietà benefiche che sono per lo più state aggiunte, ma anche i prodotti “free from”, cibi in cui è stato ridotto o eliminato un componente (per esempio formaggio a basso contenuto di grassi). Tra questi ultimi, spiccano sicuramente quelli senza glutine e senza lattosio.

L’elemento che accomuna tutti questi “distinguo” è la necessità di una nuova consapevolezza alimentare.
Ricordiamoci che molto del nostro benessere, e della nostra salute, si conquista a tavola.

Il prossimo venerdì parleremo di pubblicità verde, green claims, nutraceutica….

Pubblicità e dieta

Vendere un prodotto senza fare pubblicità
è come ammiccare a una ragazza nel buio:
tu sai quello che stai facendo
ma nessun altro lo sa.
(Edgar Watson Howe)

Anni di lavoro sull’argomento mi hanno lasciato la convinzione, largamente diffusa in ambito scientifico, che sia irrazionale ed incongruo elaborare e proporre diete spersonalizzate, senza cioè tener conto delle particolarità del singolo soggetto.

Le diete elaborate in modo standardizzato non possono essere presentate come universalmente valide. Laddove una comunicazione commerciale dovesse proporre una dieta standard, essa dovrebbe, comunque, contenere un avvertimento al consumatore circa la necessità di verificare, con l’intervento di un medico o di un dietologo, se si tratti di una dieta adatta alle sue esigenze.

Gli integratori alimentari “dimagranti” devono, pertanto, essere scelti con grande attenzione. È bene sapere che non è ammissibile presentare i prodotti in questione come “dimagranti”. Il ruolo degli integratori finalizzati al controllo o alla riduzione del peso è al massimo quello di “coadiuvanti in diete ipocaloriche”.

Non si deve mai enfatizzare il concetto di dimagrimento come sinonimo di salute. Non è ammissibile il riferimento ad approvazioni o ad avalli scientifici. È necessario specificare, nel contesto dei messaggi, che l’uso dei prodotti in questione deve accompagnarsi ad un idoneo regime dietetico ipocalorico e ad un maggior livello di attività fisica, o evitando, comunque, comportamenti troppo sedentari.

La comunicazione commerciale degli integratori proposti per il controllo o la riduzione del peso non deve presentare diete spersonalizzate elaborate da esperti e proposte come universalmente valide. La stessa non deve avvalersi né di immagini né di testimonianze volte a confrontare la situazione precedente l’uso del prodotto con i risultati conseguiti. Le immagini del “prima” e del“dopo”, sono raramente affidabili.

La comunicazione deve evitare quantificazioni definitive dei risultati ottenibili in un determinato periodo di tempo (in termini di riduzione di peso, circonferenze e misure antropometriche, massa grassa, accumuli adiposi, ecc).

La promessa di far dimagrire velocemente. Salvo rarissimi casi, un dimagrimento troppo rapido è pericoloso per la salute. Di conseguenza, promettere perdite di peso in tempi brevi può non solo ingenerare attese sbagliate, ma anche indurre comportamenti scorretti.

La proposta non deve promettere risultati significativi in tempi rapidi e nemmeno traguardi ottenuti senza rinunce. L’impiego di un integratore finalizzato al controllo o alla riduzione del peso corporeo potrebbe avere un senso, e produrre effetti nella direzione voluta, solo nell’ambito di un regime dietetico che, per essere ipocalorico, comporta necessariamente delle rinunce (restrizione dell’introito energetico).

Contrasta con il principio di verità promettere risultati senza rinunce. Altre piccole avvisaglie, che dovrebbero indurre a stare “in campana” e diffidare: alcuni operatori poco affidabili potrebbero usare come forme di marketing il giudizio di fantomatici esperti stranieri oppure l’offerta di garanzia del risultato, magari garantendo il rimborso se non si perde il peso sperato. Decisamente da condannare l’illusoria e paradossale promessa di dimagrire nelle ore notturne , magari con l’uso di creme o indumenti speciali, il vanto di un generico “senza effetti collaterali” o “completamente naturale” e cose di questo genere.

Purtroppo, anche in natura, le sostanze pericolose non mancano. È ovviamente ingannevole l’affermazione che si possa perdere peso solo assumendo un certo prodotto, senza cambiare abitudini di vita (dieta e attività fisica). In questo tipo di comunicazione, inoltre, si deve evitare l’esplicita menzione di condizioni di peso “ideale”, linea “ideale” o simili. Questi messaggi non devono sottovalutare la delicatezza dell’argomento, in termini di comunicazione, rispetto alle psicopatologie alimentari. Tra l’altro, il concetto di peso “ideale” è stato ampiamente superato in quanto questo “parametro” si è dimostrato causa di errori terapeutici e di gravi malattie psicologiche.

Non si deve mai correlare l’accumulo di grasso con la ritenzione di liquidi né il peso corporeo con l’accumulo di gas intestinali. La comunicazione commerciale dei prodotti in questione non dovrebbe mettere in cattiva luce la dieta mediterranea ricca in carboidrati complessi. Infine, gli integratori propagandati per il controllo o la riduzione del peso possono vantare solo una generica azione coadiuvante, ma non rivendicare vantaggi, non dimostrati, che il loro impiego arrecherebbe ad eventuali sottogruppi particolari di soggetti con specifici problemi (ad esempio in merito alla fame nervosa, metabolismo lento, ecc.).

Un pianeta a sé stante è, poi, il campo minato dei social.

Affrontare l’argomento circoscrivendolo unicamente ai mezzi di comunicazione tradizionali, significa solo sfiorare il cuore del problema, perché è soprattutto il mondo dei social a essere il regno delle pratiche commerciali ingannevoli. Poiché si tratta di un settore delicato, nel quale la correttezza dell’informazione ha direttamente a che fare con la salute delle persone, dal momento che i messaggi possono indurre a comportamenti alimentari sbagliati, reputo opportuno che venga regolamentata anche la comunicazione degli “influencers”, come è già avvenuto in Francia.

Gli influencers spesso mascherano le finalità pubblicitarie dei contenuti che mettono in rete attraverso post, storie, video, balletti. Inoltre, sono soliti presentare i  prodotti e i servizi in un contesto tranquillizzante, manifestando il loro apprezzamento come se stessero dando consigli amichevoli o da esperti indipendenti, tutto questo sfruttando la buonafede dei “followers”.

Le regole ci sarebbero e già nel 2017 l’Antitrust è intervenuta spiegando che anche il marketing sui social deve conformarsi alle leggi in vigore e che “la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale”. Al di là di aspetti sanzionatori, non certo di mia competenza, la mia idea è quella di sensibilizzare tempestivamente questi operatori sulla delicatezza dell’argomento trattato.

La prossima settimana parleremo in dettaglio dei cibi salutistici e delle definizioni in merito.

Integratori alimentari

La salute è quel qualcosa di intangibile
per cui la gente spende con riluttanza
il minimo indispensabile per mantenerla
ma per cui spenderebbe fino all’ultimo centesimo
per riconquistarla una volta che l’abbia perduta.
(Daniel Frake)

Provo ad estendere il discorso sugli integratori in senso lato, iniziando con una premessa.

Integratori si o no

Il primo quesito è: assumerli o no? Una volta chiarito questo, sarebbe poi da chiedersi: quando? Per quanto tempo prenderli?

Le sostanze necessarie alla nostra salute devono provenire da una dieta varia e completa. Gli integratori dovrebbero servire solo a completare la dieta, qualora essa, da sola, non bastasse. Se è vero che ogni vitamina e ogni minerale hanno precisi effetti ed indicazioni, è altrettanto vero che hanno le loro controindicazioni e potrebbero, perciò, risultare non adatte.

Non è consigliabile far da sé e scegliere quelle preparazioni in cui c’è “tutto”. Ogni indicazione specifica richiede elementi nutritivi precisi. Le integrazioni, pertanto, dovrebbero essere ammesse solo in certi periodi, per tempi brevi, e la loro assunzione non dovrebbe comunque mai essere a discapito della dieta. La supplementazione andrebbe in ogni caso limitata al tempo necessario a ritrovare l’equilibrio nutrizionale.

Per integratori si intendono quei “prodotti alimentari” destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico. In particolare, ma non in via esclusiva, si tratta di aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in quantità pre-dosate. Sono pertanto considerati alimenti, non farmaci, e normati come tali, sebbene siano commercializzati sotto forma di capsule e pillole, polvere o in forma liquida. Sul tema, suggerisco sempre di prestare attenzione alle insidie della pubblicità.

Attenzione alla pubblicità

La pubblicità degli integratori alimentari non è sottoposta ad alcuna preventiva autorizzazione da parte del Ministero. È libera e sotto la responsabilità di chi ha posto in commercio il prodotto. Non si dovrebbe mai attribuire una qualche proprietà farmacologica a un integratore alimentare, ovvero, le affermazioni che fanno riferimento alla salute non devono essere mai riconducibili ad attività di cura e di modifica o miglioramento di condizioni patologiche. A tutela di quanto sopra detto, esiste un ente, lo Iap, Istituto di autodisciplina pubblicitaria, dotato di uno specifico codice.

In merito, attingendo alle fonti dello Iap, i punti salienti e incontrovertibili riguardo agli integratori sono:

  1. Evitare l’impiego di “personale di settore” (medici, farmacisti, dietologi, ecc.) che, grazie all’autorità e al credito riscosso presso il pubblico per il proprio ruolo professionale, potrebbe avallare una generale efficacia dei prodotti e diminuire il livello di critica nella scelta dei consumatori, in relazione alle proprie esigenze individuali, variabili da individuo a individuo.
  2. Non si dovrebbero mai citare eventuali approvazioni da parte di Società o Associazioni scientifiche.
  3. Non è consentito l’uso di espressioni quali “clinicamente testato”, oppure “test clinici dimostrano che…”, e simili, che potrebbero indurre in errore il destinatario del messaggio circa l’ambito e la portata degli studi effettuati e,comunque, circa la natura del prodotto pubblicizzato, attribuendogli proprietà terapeutiche o farmacologiche;
  4. Non è ammesso nemmeno riportare dati scientifici emersi da ricerche bibliografiche, condotte su uno o più dei costituenti del prodotto, mentre è consentita, a corredo delle affermazioni contenute nell’annuncio, la citazione circostanziata e veritiera dei risultati specifici di test di tollerabilità, o di efficacia, effettuati sui prodotti pubblicizzati. Il tutto a patto che si tratti di test effettuati secondo criteri e metodologie accettati dalla comunità scientifica. Per completare il filone degli integratori in senso lato, sarebbe poi da precisare che eventuali messaggi relativi a prodotti che dovessero vantare proprietà anti-età non devono indurre a sottovalutare il ruolo di un sano stile di vita con la conseguente rimozione dei fattori di rischio.
  5. Non si può, pertanto, attribuire al solo uso del prodotto l’effetto di prevenzione o di ritardo dell’invecchiamento.
  6. La comunicazione commerciale non può assolutamente indurre a credere che con un integratore sia possibile fronteggiare l’impotenza maschile. In quest’ambito non è infrequente incorrere in prodotti che millantano effetti stimolanti riguardo alle prestazioni fisiche e sessuali, il tutto rivolto, in particolare, al pubblico maschile. Talora, alcuni prodotti vengono addirittura proposti in alternativa ad un trattamento terapeutico.

Inoltre, tutti i messaggi dedicati agli integratori dovrebbero tener conto del ruolo coadiuvante che questi prodotti possono rivendicare, ruolo riconducibile ad effetti di tipo tonico, senza tuttavia indurre a sottovalutare l’esigenza di un controllo medico per una precisa valutazione della condizione di chi li assume e, dove necessario, di un corretto approccio terapeutico.

Un tempo, il rischio era che alcune aziende “diversamente ingenue” pagassero la solita multa, sovente di importo ridicolo, emessa a campagna pubblicitaria ormai cessata e a prodotto venduto, approfittando dell’ingenuità dei compratori, con l’aggravante di ricominciare, di lì a poco, con nuove campagne pubblicitarie e nuovi spots ingannevoli. Il mio messaggio vuole però essere incoraggiante.

Per fortuna in Italia, a vigilare perché quanto da me descritto non accada, c’è Federfarma e, da circa un anno, Integratori Italia, il settore degli integratori che fa parte dell’Associazione Unione Italiana Food e FederSalus, che rappresenta svariate aziende della filiera degli integratori alimentari, confluite in Unione Italiana Food. Il loro obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la rappresentanza di una filiera di cui l’Italia è eccellenza assoluta, per produzione e consumi, che si chiama Integratori & Salute.

Pigliate ‘na pastiglia …

Mi concedo una pausa di riflessione su una considerazione collettiva talora quasi “dopante” riguardo a certi integratori. Vi è oggi una sorta di ricorso irrazionale al cibo-talismano, alla pillola per tutto. In effetti, se si vuole, ci sono pillole per tutti e per ogni circostanza.

Dietro l’ossessione da pillole spesso, però, si nasconde, in modo nemmeno tanto celato, un malessere della vita. Nella nostra società, nessuno vuole più accettare la sofferenza. Perfino l’ansia del parlare in pubblico, a volte, viene trattata ricorrendo ad un “aiuto”. Ma anche l’appuntamento con una ragazza può procurare un’ansia ingovernabile senza pillola. Per non parlare della paura di un rifiuto in quest’ambito, dell’ansia da prestazione, etc.

Così, di pastiglia in pastiglia, il confine tra normale e patologico sfuma. Il doping diventa abitudine, il farmaco quotidianità. A questo punto, da medico dietologo, mi son posto questa domanda. Perché non valorizzare il placebo, quella reazione psicochimica morbida in quanto endogena? Dei prodotti dimagranti, così come degli alimenti funzionali, parlerò nei prossimi articoli.

Integratori e sport

Sali minerali: cosa sono e a cosa servono

Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri,
ho perso quasi trecento partite,
ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato
il tiro decisivo e l’ho sbagliato.
Ho fallito molte volte.
Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.
(Michael Jordan)

La forza mentale distingue i campioni dai quasi campioni.
(Rafael Nadal)

Se non credi in te stesso,
troverai sempre un modo
per non vincere.
(Carl Lewis, atleta);

Completiamo la carrellata sui macro e microelementi per lo sport

MALTODESTRINE

Carboidrati idrosolubili derivati dall’amido, sono, in pratica, amido parzialmente digerito. Dal sapore gradevole, sono facilmente assimilabili proprio perché solubili in acqua. Rappresentano un buon compromesso tra tempi di assimilazione degli zuccheri e disponibilità di energia. Hanno minore osmolarità del destrosio (o glucosio, che dir si voglia) e ciò consente loro di transitare più velocemente attraverso il tratto gastrico e di essere assorbite più velocemente nel tratto intestinale. Questa loro più facile digeribilità ne permette un utilizzo in dosi maggiori senza comunque incorrere in problemi intestinali.

Tra gli integratori, finalizzate al recupero fisico citerei inoltre:

  • Proteine del siero del latte isolate: fondamentali nel fornire, immediatamente, proteine al muscolo, nella fase di recupero. Vanno assunte con un dosaggio di 15-30 grammi, subito dopo la fine dell’allenamento.
  • Glutammina: utile per rafforzare il sistema immunitario, che subisce, in modo particolare, lo stress degli allenamenti. Il dosaggio, in genere, è di 5 grammi.
  • Fosfatidilserina: importante nel ridurre il cortisolo, che aumenta di molto dopo un allenamento intenso. Il dosaggio è di 100-200 mg.

Come supplementazione lipidica, sono spesso presi in considerazione i trigliceridi a catena media. Queste sostanze, per la rapidità di assimilazione e per la liberazione di acidi grassi liberi, potrebbero risparmiare le riserve energetiche di glicogeno, favorendo uno sforzo di tipo aerobico che, infatti, aumenta d’intensità.

LIQUIDI

Per ultimo, ma non certo come importanza (last but not least), rammento che, nel corso di un’intensa attività fisica, l’organismo può perdere grandi quantità di liquidi. Tale deficit, se non prontamente reintegrato, può compromettere la prestazione ed incidere sullo stato di salute dello sportivo.

Sull’integratore d’acqua e derivati, torneremo più avanti. Vicini agli integratori alimentari troviamo  gli “sport-drinks”. Sono preparazioni contenenti essenzialmente zucchero o sciroppo di fruttosio. Si reggono molto sulla propaganda, mirata soprattutto ai giovani e, in sostanza, non mostrano alcuna differenza sostanziale rispetto alle classiche bibite zuccherate. Mi preme sottolineare, invece, che l’apporto calorico di questi prodotti potrebbe favorire il sovrappeso, specialmente nei giovani.

Provo a semplificare e descrivo le bevande idrosaline, distinguendole in:

  • Bevande isotoniche: sono bevande che passano abbastanza rapidamente attraverso lo stomaco e vengono velocemente assimilate nell’intestino, giungendo più  rapidamente nel sangue.
  • Bevande ipertoniche: vengono assimilate lentamente, se non opportunamente diluite. La presenza di molti carboidrati le rende particolarmente utili nel ripristino delle riserve energetiche piuttosto che dei liquidi persi. E’ proprio la loro elevata concentrazione di glucosio e minerali a determinare una pressione osmotica superiore a quella del sangue.
  • Bevande ipotoniche: assieme a quelle isotoniche, sono le più indicate durante lo sforzo, in quanto transitano con la massima rapidità nello stomaco, hanno un forte potere reidratante e vengono assimilate molto rapidamente nell’intestino. Di conseguenza, i muscoli traggono più in fretta beneficio dalle sostanze in esse contenute: principalmente acqua e carboidrati.

SALI MINERALI

Concludiamo con alcuni cenni all’importanza dei sali minerali in ambito sportivo ed a quella di una loro eventuale richiesta di supplementazione. Ecco alcune caratteristiche dei minerali più “atletici”:

Calcio

Molti studi in ambito sportivo ne hanno evidenziato l’attività protettiva dalle cosiddette fratture da stress, dovute all’usura di un arto sottoposto a sollecitazioni continue e a carichi meccanici eccessivi.

Ferro

E’ il costituente fondamentale di due proteine essenziali per il trasporto e l’utilizzo dell’ossigeno: l’emoglobina e la mioglobina. La mioglobina funge anche da deposito di ossigeno e questo assicura una maggiore resistenza alla fatica muscolare. In ambito sportivo, si dovrebbero sempre valutare i livelli di ferro, in particolare nelle donne soggette a perdite consistenti di questo minerale nel periodo mestruale. Le riserve di ferro si riducono anche per fenomeni di rottura dei globuli rossi (emolisi da sforzo) e microtraumi subiti dalle pareti intestinali.

Magnesio

Elemento catalizzatore per antonomasia, è coinvolto in oltre trecento attività enzimatiche. Svolge un ruolo importante nei processi di trasformazione dei grassi e dei carboidrati in energia. Tra le altre funzioni «atletiche», cito quella di regolazione della contrazione muscolare. E’ risaputo che il magnesio è in grado di contrastare crampi e spasmi muscolari.

Potassio

Minerale coinvolto in importanti processi fisiologici come la trasmissione degli impulsi nervosi, l’eccitazione e la contrazione muscolare. La compensazione della perdita di potassio, che avviene a seguito della sudorazione, è utile per garantire una maggiore resistenza alla fatica.

Zinco

Minerale essenziale per il corretto funzionamento di numerosi enzimi, è anche un costituente della muscolatura scheletrica e del tessuto osseo.

Cromo

In ambito sportivo, il cromo ottimizza l’utilizzo di glucosio, sostenendo sia le attività di lunga durata sia quelle nelle quali sono richiesti sforzi intensi e di breve durata.

Selenio

Svolge, sempre in ambito sportivo, un ruolo di importante “gregario” . Protegge le cellule dalle sostanze tossiche e questa azione è particolarmente preziosa durante l’attività fisica, quando lo sforzo fisico produce radicali liberi.

Rame

Nel contesto sportivo la sua azione è rilevante ed è legata alla sua presenza nella citocromo ossidasi, complesso enzimatico deputato alla produzione di energia e alla respirazione cellulare.


La prossima settimana affronteremo il concetto di integratori alimentari in ambito dietologico.

Sport, dieta e integratori

Sono pronta a sfidare i limiti.
La Storia li pone e gli uomini devono superarsi
per generare altri ostacoli
che puntualmente verranno abbattuti.
E’ lo sport, come la vita.

Valentina Vezzali

Come più volte sottolineato, la dieta ha sempre un ruolo imprescindibile. Nello sport, associata ad adeguato allenamento, consente il massimo rendimento, anche a livello agonistico.

Nella attività agonistica gli integratori possono essere prescritti come supplementi a una corretta alimentazione per raggiungere uno stato nutrizionale adeguato. Mi ripeto, gli sportivi che praticano solo saltuariamente una attività motoria con finalità ludiche, per la durata e la frequenza della loro pratica atletica, non hanno necessità di utilizzare integratori, salvo che si sia in presenza di un qualche stato carenziale. Di solito, un’alimentazione equilibrata, intesa sia come apporto di calorie sia come suddivisione in classi di nutrienti, riesce a dare tutto il supporto nutrizionale richiesto.

Un eventuale uso di integratori può essere giustificato solo a patto che gli apporti nutritivo-energetici rimangano bilanciati e soprattutto, se si praticano attività, amatoriali o agonistiche, che comportino un elevato dispendio energetico.

In questo articolo non mi dilungo su tipi di alimentazione specifici (prima della gara, durante la gara, dopo la gara) anche perché questo comporterebbe una complicazione in più, dovendosi in tal caso considerare anche il timing alimentare, i tipi di disciplina e il metabolismo durante l’attività sportiva…

L’integrazione con vitamine e minerali soddisfa bisogni percepiti? Svolge un effetto placebo? Gli atleti che usano integratori energetici potrebbero essere più inclini al doping?

Proviamo a dare risposte che non generino diatribe o equivoci.

Ritengo che con l’attività sportiva potrebbe essere utile un supplemento vitaminico-minerale. Il problema consiste nel dosare al meglio quello che s’introduce nell’organismo. Se la quota introdotta sarà eccedente rispetto a quanto in quel momento richiede l’organismo, essa sarà eliminata o trattenuta nei tessuti con possibili effetti negativi quali vomito, diarrea, cefalea e perdita di peso.

Più complessa è l’analisi quando si prendono in esame le singole vitamine: non sono infrequenti i superdosaggi da vitamina A, quando la quantità è maggiore di quella che il fegato può stoccare. D’altra parte, è importante evitare una carenza delle vitamine del gruppo B, in particolare la B1 e la B12, indispensabili per la trasformazione di proteine, grassi e carboidrati, in energia.

In assoluto, sono molto importanti le vitamine A, C ed E, ma anche alcuni minerali che svolgono una potente azione antiossidante contro i radicali liberi. I radicali liberi sono prodotti dall’organismo durante le attività deputate a generare energia. La loro produzione aumenta in funzione dell’intensità dell’esercizio fisico. Uno sportivo, generando più energia di una persona sedentaria, ha più bisogno di essere protetto dai pericoli dell’ossidazione, per quanto sia anche vero che l’esercizio stesso induce adattamenti morfo-funzionali che ne potenziano i sistemi antiossidanti.

Quali sono i prodotti più utilizzati e prescritti? Prima di passare in rassegna i singoli prodotti, riporto il mio, pur sindacabile, punto di vista su un aspetto.

Sembra proprio che l’assunzione di amminoacidi contenuti nei prodotti commerciali non produca significativi miglioramenti a livello ormonale, nella composizione corporea, nella massa muscolare e nella prestazione atletica. Anzi, alte dosi di questi prodotti potrebbero incrementare in modo significativo l’azotemia, con un conseguente sovraccarico renale.

CREATINA

E’ una sostanza naturale che si assume normalmente con gli alimenti ed è contenuta nella carne, nel pesce e nel latte materno. Essa svolge un ruolo importante nel metabolismo energetico. Tra le varie funzioni, fondamentale quella di favorire la sintesi proteica e il trofismo muscolare. Grazie alla creatina il muscolo può lavorare di più e può impegnare una quota di energia per i processi di recupero. Un uso improprio di creatina può portare a disidratazione, ritenzione idrica e disturbi gastrointestinali.

AMINOACIDI RAMIFICATI

In ogni attività sportiva di media o lunga durata, una quota energetica è di derivazione proteica. Questo avvalora l’impiego di aminoacidi liberi, in particolare ramificati, per contrastare il catabolismo muscolare. Essi sono inoltre deputati ad agevolare il recupero ed a mantenere il tono muscolare. Le quantità giornaliere di assunzione, per preservare od incrementare la massa muscolare, possono arrivare a 5-6 grammi, eventualmente abbinandoli all’assunzione di proteine ad elevato valore biologico.

CARNITINA

Si tratta di un derivato aminoacidico che nell’organismo viene sintetizzato a livello renale ed epatico. Ha la capacità di fissarsi alle molecole di grasso. Consente loro di entrare nei mitocondri, nei quali, per mezzo del ciclo di Krebs (ciclo metabolico fondamentale in tutte le cellule che utilizzano ossigeno nel processo della respirazione cellulare) e grazie all’ossigeno, essa ottimizza la metabolizzazione dei grassi risparmiando il glicogeno muscolare.

CARNOSINA

Da molti anni la carnosina trova impiego come integratore per lo sport in quanto tampona il lattato e riduce la fatica muscolare, migliorando la prestazione e accorciando i tempi di recupero.

INOSINA

Si tratta di un importante anello naturale nella catena biochimica che produce l’ATP, principale trasportatore chimico della cellula.


La prossima settimana completeremo la carrellata su: “integratori e sport”.

Sport ed integratori

Lo sport non è solo una forma d’intrattenimento,
ma anche uno strumento per comunicare valori
che promuovono il bene della persona umana
e contribuiscono alla costruzione
di una società più pacifica e fraterna.”

Videomessaggio del Santo Padre
in occasione dell’apertura
della Coppa del Mondo 2014 in Brasile
Papa Francesco

In base alla mia esperienza, le nuove generazioni sono più attente al valore salutistico di un consumo intelligente ed informato. Spesso, però, questo atteggiamento si scontra con l’inadeguatezza e la contraddittorietà delle fonti d’informazione.
Nei limiti dello spazio del blog, provo a fare chiarezza sul corretto uso degli integratori in ambito sportivo.

Prima di tutto, un concetto basilare, frutto di una attenta lettura delle fondamentali pubblicazioni del professor Del Toma, e che riguarda tutta la popolazione che fa movimento e pratica attività sportiva amatoriale e non agonistica. E’ necessario educare le persone a scelte alimentari più consapevoli, in modo da cercare gli integratori là dove Madre Natura li ha posti, a disposizione di chiunque, senza dovere quindi ricorrere a quell’integrazione farmacologica che, eventualmente, va riservata a casi e situazioni particolari.

Sarebbe assurdo rinunciare a un piatto di pasta o accettare un prodotto dietetico “sostitutivo del pasto” piuttosto che ricavarsi del tempo per un’attività fisica abituale. Gli integratori diventerebbero in questo caso il ragionevole complemento di un irrazionale stile di vita.

Succede che, talvolta, un alimento possa far male, ma è piuttosto ingenuo pensare il contrario, ovvero che un particolare alimento (olio di oliva, cioccolato, pappa reale) possa far bene prescindendo dalla alimentazione restante. Obiettivo di quest’articolo è rendere consapevoli, soprattutto i giovani, del rapporto che unisce il cibo e la pratica sportiva, senza creare false aspettative riguardo ad alimenti o integratori “speciali” e senza, d’altro canto, voler sminuire il contributo che una dieta adeguata può fornire, sia in allenamento sia in gara.

Non ci dobbiamo attendere da un integratore alimentare, qualunque esso sia, la soluzione ai problemi derivanti da un allenamento inadeguato o inefficace. Non si devono accettare supinamente le assurde credenze alimentari di una minoranza di “palestrati” tra i quali circolano le più stupefacenti sciocchezze riguardo alle diete iperproteiche, agli integratori e, ancora peggio, all’uso scriteriato di ormoni e anabolizzanti vari.

Il potenziamento muscolare, ovvero l’incremento delle prestazioni di forza e di resistenza dei muscoli che coincide con l’ipertrofia muscolare, è frutto del tipo e della durata dell’allenamento e, sempre, delle caratteristiche genetiche dei singoli individui. Non serve triplicare la quota proteica né le dosi degli inutili, ancorché in taluni casi dannosi, aminoacidi ramificati o di altri integratori proteici.

In ambito sportivo amatoriale, è largamente sufficiente, per chiunque, come fabbisogno proteico giornaliero, un grammo di proteine per ogni chilo di peso. Per gli sportivi praticanti si potrebbe aumentare questa quota a 1.2-1.8 g. Tuttavia, al di sopra dei 2 g, sarebbe molto difficile, da parte dei sistemi enzimatici, incorporare l’azoto nelle proteine corporee e, per di più, sorgerebbero problemi di sovraccarico e di difficoltà di smaltimento delle scorie azotate.

Occorrerebbe, pertanto, un patrimonio ormonale supplementare per dare significato all’inutile e non innocuo sovraccarico proteico di certe diete. Questo è doping! (con tutte le conseguenze e i pericoli del caso..). Ma anche dosi elevate di varie sostanze, naturalmente contenute nei cibi, o di integratori acquistabili senza obbligo di ricetta medica, possono migliorare le riserve energetiche, la loro utilizzazione, ed un più rapido ripristino delle scorte esaurite.

Per quanto attiene i carboidrati, ad esempio, la premessa tecnica è che l’aumento del glicogeno muscolare consente all’atleta di mantenere una prestazione intensa per un periodo più lungo. La composizione della razione alimentare, forzata oltre le regole della fisiologia alimentare, può influenzare notevolmente la concentrazione di glicogeno nel muscolo.

Come già ricordato in altre occasioni, Paracelso sosteneva che, in medicina, è la dose che fa il veleno. Anche le molecole più innocue (perfino l’acqua) da sostegno vantaggioso possono poi, all’aumentare eccessivo del dosaggio, divenire una forzatura, destinata, col progredire del sovraccarico, a produrre effetti imprevedibilmente pericolosi.

Basti pensare che la medicina sportiva considera “doping” anche il riscontro nelle urine di una quantità di caffeina la cui concentrazione risulti superiore ai 12 microgrammi per millilitro. Questo dovrebbe corrispondere, all’incirca, all’assunzione di una decina di caffè, bevuti contemporaneamente e non nel volgere di un’intera giornata.

Certo, in ambito agonistico, ci sono, talora, varie ragioni che rendono assai più comoda, pratica e sicura, l’assunzione degli integratori.

Tanto per fare un esempio, ad un ciclista che sta correndo una tappa del Giro d’Italia, è necessario fornire carboidrati; ma questi non potrebbero certamente essere dati sotto forma di spaghetti. Mentre si sta pedalando, è senza dubbio più comodo assumere carboidrati in una forma più facilmente metabolizzabile e digeribile. Se poi si volessero prendere, con la carne, la creatina o gli aminoacidi a catena ramificata, se ne dovrebbero assumere quantitativi elevati.

La prossima settimana prenderemo in rassegna i singoli integratori.

Dieta e movimento

“Non diamo tutta la colpa 
ai ragazzi di oggi,
siamo noi ad aver perso
poco alla volta
la capacità di educare.
Anche nello sport.”

Enzo Bearzot  

Il ritratto della salute! o forse no?

Riallacciandomi al precedente articolo, ribadisco che, in materia nutrizionale, mi occupo da molti anni di prevenzione, ben consapevole del fatto che, con i giovani, solo agendo a monte si può frenare la vera pandemia del secolo, ora, con il coronavirus, un po’ sottostimata. Ovviamente mi riferisco a Sovrappeso ed Obesità.

A volte, soprattutto se si agisce precocemente, correggere le nostre abitudini quotidiane significa mantenersi in condizioni di benessere e impedire la comparsa di molti disturbi e malattie. Non a caso, si parla sempre più spesso di Prevenzione Primaria.

Questo argomento è attuale e riguarda ogni campo della salute. Tanto per fare un esempio, proviamo a pensare ai nostri denti: come si previene la carie? Sarebbe un investimento economico e non banale salvaguardare la salute dei denti con una alimentazione corretta e un’adeguata igiene orale, eppure…

Fare prevenzione primaria non costa niente. Tuttavia, siccome essa non dà risultati immediati, se non si possiede, specie a livello istituzionale e politico, una mentalità lungimirante, e non mirata a vantaggi immediati, non ci saranno mai i risultati sperati.

È quindi necessario sapere bene cosa si intenda per Prevenzione Primaria.

Ritornando al campo di mia pertinenza, mi auguro che sia la scuola ad occuparsi sistematicamente di dare ai ragazzi le nozioni fondamentali sull’importanza e il ruolo degli alimenti. Credo che i tempi siano maturi per avere nelle nostre scuole insegnanti scientificamente obiettivi e liberi da quelle pressioni ideologiche che non di rado si contrappongono alla medicina basata sull’evidenza.

Questa premessa è di per sé sufficiente per non commettere errori grossolani nella scelta degli alimenti ed anche per orientarsi nel dedalo di contraddizioni originate dalle forzature pubblicitarie e dall’eterogeneo mondo dei mass media e dei social. Non sarebbe neppure male se la scuola cominciasse a dare maggiore importanza alla educazione fisica, magari riproponendola in forma più moderna e accattivante.

A me personalmente, la teoria, e poi la pratica, hanno insegnato che solo dalla giusta sinergia tra sana attività fisica e alimentazione equilibrata ci si può attendere un rendimento psicofisico ottimale e una maggiore durata della “macchina uomo”.

Bisogna purtroppo ammettere che in un mondo con ritmi impazziti e vorticosamente sempre di fretta, si ha sempre meno tempo (o voglia?) di portare a spasso i bambini, non si dispone della necessaria serenità per lasciarli liberi di giocare nei cortili e nei giardini pubblici, mentre risulta molto più tranquillizzante lasciarli poltrire davanti al cellulare (ormai nemmeno più di tanto televisione o playstation).

La Società è in continuo, accelerato, mutamento e anche noi adulti sentiamo l’obbligo di adeguarci, senza incorrere nei soliti luoghi comuni, da “vecchi tromboni”. Basta con le solite litanie: “I giovani di oggi sono così, tutti bamboccioni, non riescono a sacrificarsi, hanno tutto ed il contrario di tutto ma non hanno voglia di soffrire e di conquistare ciò che hanno”.

Il problema è spesso a monte, ovvero in noi adulti che dovremmo educare con l’esempio. Invece postiamo di tutto su Facebook, incuranti della privacy, ma poi arriviamo a non scaricare l’app Immuni giustificando ciò in nome di quella stessa privacy.

Occorre prendere atto del fatto che, a volte, abbiamo comportamenti ridicoli e permeati di ottusità e presunzione.

Scuola di vita

Orbene, proviamo almeno ad allearci con i docenti, diamo più spazio all’insegnamento dell’educazione fisica. Facciamo sì che almeno l’educazione fisica si traduca in un gioco. I ragazzi devono avere voglia di ritrovarsi con i compagni e con il professore, che, a sua volta dovrebbe sapere insegnare divertendosi. Per fare questo occorre una buona preparazione, carattere, voglia di mettersi in discussione e la capacità di mantenere il giusto equilibrio tra il pretendere e il concedere.

Scuola, quindi, come palestra di abitudini positive e come luogo di dovere, ma anche di diritto al divertimento e al gioco.

Non ho dubbi: la diffusione dell’obesità giovanile, causata da svariati fattori, non può essere arginata parlando solo di educazione alimentare, senza provvedere a disporre di adeguate strutture nelle scuole o di spazi verdi sufficienti e ben vigilati nei quartieri.

Ben lungi dal fare il difensore d’ufficio delle bibite, delle merendine, degli hamburger o della patatine fritte, devo tuttavia notare che una pur corretta educazione alimentare nei corsi scolastici non può da sola debellare l’obesità se viene meno la collaborazione delle istituzioni, sia private sia pubbliche, che devono unire i loro sforzi per contribuire a diffondere e sostenere la cultura della attività fisica. Ci siamo ammalati di sedentarietà.

L’impegno della scuola è imprescindibile. Va sostenuto da parte di tutti se davvero si vuole modificare qualcosa senza continuare ad accusare solo una presunta cattiva alimentazione, ignorando che il problema del bilancio energetico presuppone sia le “entrate” sia le “uscite” rappresentate, appunto, dall’attività fisica giornaliera.

Da dietologo, anche in soggetti adulti, ho riscontrato come un cattivo dimagramento, ottenuto troppo rapidamente, con diete eccessivamente ipocaloriche, faccia perdere non soltanto il grasso superfluo ma anche parte di quella preziosa massa magra (cioè tessuto proteico, muscolare o delle cellule di cui sono fatti gli organi) a cui si devono l’efficienza fisica, le difese organiche e il benessere.

Col prossimo articolo parlerò di cibi ritenuti magici per l’attività sportiva e del significato degli integratori nello sport.

Alimentazione per bambini sportivi

“A mio parere,
la grande popolarità che ha il calcio
 nel mondo non è dovuta alle farmacie
o agli uffici finanziari,
bensì al fatto che in ogni piazza
in ogni angolo del mondo
c’è un bambino che gioca
e si diverte con un pallone tra i piedi.
Ma il calcio, oggi, è sempre più un’industria
e sempre meno un gioco”.

Zdenek Zeman 

Ritornavo a casa ripassando a mente i compiti che l’allenatore mi aveva assegnato, come al solito, la sera prima della partita. La cena era in tavola. Dopo aver lavato le mani, sedevo coi genitori e mia sorella cercando di finire in fretta per correre a controllare, per l’ennesima volta, la borsa pronta da giorni e per dare un’ultima lucidata alle scarpette nere. Poi a letto. Ma non riuscivo ad addormentarmi… 

Nella mente turbinavano ancora forti e chiare le raccomandazioni dell’allenatore: ”Mi raccomando, non cincischiare in dribbling, passa la palla, smarcati il più possibile. Attento che il tuo marcatore è più alto di te di un bel po’ e quindi palla a terra”. A me si chiedeva di finalizzare l’azione, di fare gol. A me, il piccoletto della squadra.

Mi ritrovavo così negli spogliatoi. L’eccitazione si leggeva sul viso serioso di tutti noi. L’allenatore, al centro della stanza, ci fissava muto. Improvvisamente, puntando il dito, ripeteva la consegna a tutti noi, uno ad uno. Poi, tutti in fila, saltellando sul posto, ci accingevamo ad entrare in campo. Il sole alto asciugava il campo in terra battuta, appena innaffiato e bagnava di sudore la nostra fronte. Il fischio dell’arbitro era il segnale d’avvio della gara. Si correva come forsennati, imprecando, gridando, nella speranza di riuscire a conquistare la sfera e disperandosi quando si sbagliava. Il desiderio, sempre lo stesso. Buttare la palla in rete.

Finiva la prima parte dell’incontro con il doppio fischio della giacca nera. Negli spogliatoi la fontana era il toccasana per i nostri visi ricoperti di una crosta di sudore e polvere. Dopo qualche sorso alla bottiglia di acqua minerale che passava di bocca in bocca, si era di nuovo in piedi per riprendere la tenzone con rinnovato vigore. Mi portavo in avanti seguendo l’azione. Dalla destra un cross verso di me al centro dell’area di rigore. Una rovesciata a mezza altezza e…gooooool. La palla era nel fondo della porta avversaria. Era il trionfo! I compagni mi sommergevano di abbracci e in panchina erano salti di gioia. Ero l’eroe… 

Poi la voce di mia madre: “Svegliaaa!”. Era un bel sogno, un sogno che però speravo si sarebbe realizzato da lì a poco.

CALCIO IN DIRETTA

Il gioco del calcio può rivestire un importante ruolo sociale attraverso una duplice azione:

Diretta

in virtù del miglioramento del benessere psico-fisico dovuto alla pratica sportiva in sé;

Indiretta

intervenendo positivamente sulle abitudini di vita, incrementando l’attività fisica spontanea e ripristinando corrette abitudini alimentari. Come dietologo vedo il calcio (ma vale per qualsiasi altro sport) come uno strumento privilegiato attraverso cui diffondere al bambino sane abitudini alimentari, memore del fatto che anche i miei figli hanno accettato serenamente le indicazioni alimentari del loro “Mister” ad esempio sulle verdure o sul minestrone rispetto alle esortazioni del genitore-dietologo (Nemo propheta in patria). 

Il messaggio

E’ fondamentale pertanto che tutte le figure “carismatiche” veicolino un messaggio corretto e che sgombrino il campo da cattive interpretazioni o false credenze, che non di rado aleggiano per i campi sportivi e le palestre. Occorre precisare sin da subito che comunque l’alimentazione non può fare di uno sportivo un campione. Può contribuire a migliorare la condizione fisica e psichica, può conservare la buona condizione. Ma può anche, se sbilanciata, influire negativamente sulla performance.

Alimentazione del bambino sportivo

I criteri qualitativi che ispirano la dieta del bambino sportivo sono sovrapponibili a quelli del bambino sedentario, fatto salvo il discorso quantitativo atto a compensare il dispendio calorico. Per adeguare l’alimentazione del bambino all’attività sportiva che sta svolgendo è fondamentale che i pasti oltre che calibrati siano anche ben ripartiti.

Nell’esempio del calcio l’assoluta necessità di non presentarsi digiuni in allenamento o in gara va modulata all’esigenza di non appesantire il bambino (ma questo vale per ogni fascia di età) con un pasto eccessivo. Soprattutto non a ridosso dell’impegno, per evitare di sovraccaricare l’apparato digerente sequestrando l’opportuno carburante ai muscoli.

Il pasto che precede un allenamento o una gara deve rispondere a determinati requisiti: va consumato ad una certa distanza minima di tre ore dalla gara/allenamento, deve essere “completo” e facilmente digeribile. Sono suggeriti alimenti ricchi di carboidrati complessi (pasta e altri cereali), un secondo a base di carne o pesce senza eccessivi condimenti, una moderata quantità di insalata e della frutta fresca. 

Laddove invece i bambini appena usciti da scuola hanno 1-2 ore di tempo tra il pasto e la gara è consigliabile apportare solo alimenti ricchi di glucidi, prevalentemente complessi (cereali). In tal caso va predisposto anzitempo una prima colazione molto sostanziosa e con uno spuntino a metà mattinata che contempli anche una certa quantità di cibi ad alto contenuto proteico: ad esempio il classico panino imbottito con prosciutto e formaggio.

Idratazione

Importante nel corso della prestazione sportiva contrastare la disidratazione, spingendo il bambino a bere non solo quando soggettivamente percepisce la sensazione di sete. Occorrerebbe privilegiare soprattutto l’acqua per la maggiore rapidità di svuotamento gastrico e quindi di assorbimento intestinale. Se, anche per motivi “gustativi”, i bambini necessitano di integratori idrico-salini, evitare quelli troppo ricchi di nutrienti energetici, selezionando quelli a quantità specie di sodio e cloro isotoniche rispetto al plasma.


La prossima settimana  proseguiamo con movimento e consigli “naturali” .

Gioia della Resurrezione

Suono di campane,
voce che trasvola sul mondo,
canto che piove dal cielo sulla terra,
nella città sorda e irrequieta,
e nel silenzio dei colli ove,
nel pallore argenteo,
le bacche d’olivo maturano il dono di pace.
Suono che viene a te, quale alleluia pasquale,
a offrirti la gioia di ogni primavera, a chiamarti alla rinascita;
a dirti che la terra rifiorisce se il tuo cuore si aprirà come un boccio,
che ripete un gesto d’amore e di speranza,
levando il mite ramoscello in questa chiara alba di Risurrezione.

Gabriele D’Annunzio

Reminiscenze di primavera

Non solo, primavera è il prato verde con gli alberi in fiore e gli uccelli svolazzanti e cinguettanti, mentre ascolto il mormorio del ruscello che scorre sinuoso nei campi.

Primavera è il profumo della memoria che, dolce, mi conduce sul campetto di terra soda e pietrosa quando corro veloce, spingendo l’amato pallone di cuoio lungo la fascia di terra orlata di pini.

Chiudo gli occhi e mi risento sudato, ansimante. Il mio volto di ragazzo innamorato della vita, sporco di terra e di sogni, cerca la giocosa acqua purificatrice.

Sì, primavera è sognare, lasciarsi accarezzare dal sole, sentire il sangue scorrere dirompente nelle vene ad alimentare la mia vitalità, il mio amore.

In primavera, oltre al risveglio degli animali dal letargo invernale, si rinnova tutta la natura, con le prime gemme che diventeranno fiore o frutto.

Ogni cosa si dischiude, si aprono le finestre ed entra il sole che, con i suoi raggi, riscalda e rigenera.

Ed è giunto il momento di “pulire i filtri”, di drenare gli emuntori e di ridarci la carica.

Il blog la dieta promessa augura a tutti….Buona Pasqua

La pelle (quinta parte)

Se si riuscisse a dare a ciascuno
la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico,
avremmo trovato la strada per la salute.
(Ippocrate)

Pianeta Pelle

Provo a completare l’argomento “pianeta pelle” con considerazioni di tipo olistico.

E’ risaputo, a parole, ognuno di noi ricerca costantemente il benessere, ovvero lo stare bene con noi stessi e con gli altri. Purtroppo, quasi sempre, una “disarmonia” nel nostro stato psico-fisico porta a quelle che vengono definite malattie, ovvero a manifestazioni di un disequilibrio energetico causato spesso da stati d’animo negativi o frutto di un ambiente improprio o, più in generale, di situazioni avverse.

Equilibrio

Ogni operatore del benessere può contribuire a riequilibrare l’armonia psico-fisica grazie all’uso di tecniche “energetiche”, ma, perché no, anche artistiche, culturali e spirituali che sfociano nell’attivazione di processi di cambiamento e di crescita della consapevolezza di sé.

Scopo delle terapie in genere, in primis di quelle “naturali”, è promuovere l’autoguarigione, ristabilire il funzionamento armonico degli elementi fisici e biochimici del corpo e della mente, nei tempi e nei modi consoni all’essere umano in quanto individuo, senza sovvertirne e forzarne i ritmi.

Rapporto fra terapeuta e paziente

Il tratto che accomuna tutte le pratiche terapeutiche non convenzionali, peraltro molto diverse tra loro (quali, per citare solo quelli di pertinenza medica, la medicina ayurvedica, l’agopuntura, l’omeopatia la fitoterapia), ma anche i vari tipi di massaggio (la reflessologia plantare, la floriterapia, l’osteopatia, la kinesiologia..) è l’accentuazione del rapporto fra terapeuta e paziente, ovvero il considerare ogni paziente un caso a sé che, come tale, va considerato non come un “corpo” portatore di sintomi e segni, ma come un “unicum” da interpretare e ricondurre ad un suo equilibrio.

A dire il vero, non tutte queste pratiche sono sorrette da studi sistemici riconosciuti e basati sui criteri ortodossi del metodo sperimentale. Alcune di esse sono comunque interpretabili facendo riferimento a consolidati riscontri scientifici pur essendo frutto, in realtà, di un empirismo millenario (vedasi ad esempio l’analgesia endorfinica dell’agopuntura).

Operatori del Benessere

D’altronde, in Medicina, sono ancora ampie le “aree grigie”, alle quali non si è in grado di dare risposte certe e soddisfacenti, ma a cui non sembra irrealistico negare uno spazio di complementarietà alla medicina tradizionale. E’ necessario, per ogni “operatore del benessere”, non tradire gli imperativi etici del non illudere, del non sottrarre al paziente cure efficaci, del non danneggiare (primum non nocere!) e del non speculare, così come è importante consultarsi sempre anche con lui riguardo alle cure da mettere in atto.

Non va poi mai dimenticato l’aspetto umano: l’ascoltare, il comprendere, l’aiutare, il partecipare, il lenire sofferenze e il consolare. Anzi, forse, è proprio qui il punto: il successo crescente di queste terapie risponde proprio alla necessità del soddisfacimento di questo tipo di esigenze.

A mio parere, il continuo evolversi della medicina, soprattutto nella componente diagnostico-terapeutica, assieme alla crescente domanda di benessere della società odierna, ha mutato il rapporto medico-paziente trasformandolo spesso in una semplice questione di domanda-offerta senza un benché minimo rapporto interpersonale.

Rapporto medico/paziente

In alcuni casi gli aspetti “umanitari” sono solo un lontano ricordo di quando il medico era più vicino al paziente e alla sua famiglia e, in qualche modo, lo era anche empaticamente. All’apparente, percepito, atteggiamento asettico del medico odierno nei confronti dei problemi dei “suoi”pazienti (doveroso precisare che laddove c’è un effetto ci sono una o più cause scatenanti), si contrappone la figura dell’operatore del benessere, che, per propria intima sensibilità e per la tipologia del lavoro, ha con il paziente un rapporto più confidenziale.

E’ fuori di dubbio che la necessità di questo rapporto sia di per sé una componente essenziale nella riuscita del piano terapeutico. Del resto sarebbe inutile “se il primum movens” delle nostre problematiche funzionali continuasse ad autoalimentarsi in noi e non venisse “estratto” facendone partecipi gli altri.

Medicina Olistica

Ed ecco che, allora, il contatto epidermico, il mettersi praticamente “nudi” nelle mani di qualcuno, con un atteggiamento conscio e fiduciosi nel risultato, è spesso una “medicina” migliore degli analgesici, degli antinfiammatori e degli antidepressivi a cui spesso ci si rivolge e in cui ci si rifugia nei momenti peggiori.

Certo, parliamo di tutto un mondo in perenne movimento che può sollevare anche dubbi e interrogativi. Quando si parla di “terapie complementari” si entra in un arcipelago in cui c’è di tutto, dal serio professionista al praticone molto meno serio. Anche questo tipo di “terapie” dovrebbe avere delle regole e dei principi: responsabilità, prudenza, buona fede, onestà. Ed è sempre fondamentale la completezza dell’informazione, al fine di tutelare il paziente ma, nel contempo, anche l’operatore del benessere e la sua professionalità.

Questa richiede una profonda qualificazione, allo scopo di fornire al paziente che ne richiede i trattamenti un servizio di alta qualità. A sua volta l’utente ha il diritto di poter identificare la figura del professionista affidabile, preferibilmente attestata da una legislazione che ne riconosca ufficialmente ambiti e competenze, oltre che iter formativo.

Deontologia

Tutti coloro che hanno a che fare con i pazienti, non solo i medici, hanno il dovere etico di chiarire preventivamente i fini di certe decisioni. La tutela della salute e del benessere in senso lato (anche di una apparentemente banale ruga) è un bene essenziale che esige regole precise e inderogabili. In assenza di queste regole, l’intrinseca debolezza di chi ha perduto la salute rischia di alimentare pericolose illusioni.

Dietologia

In virtù di quanto precedentemente detto, è facile intuire che la Dietologia, per definizione pratica complementare, propedeutica e collaborativa, possa beneficiare del contributo di questo mondo integrativo e, perché no, anche dell’alleanza con l’estetista. Per un dietologo, è fondamentale che il paziente, soprattutto quello sovrappeso, laddove sia previsto un lungo percorso dietoterapico, sia provvisto di sufficiente autostima. Non è difficile, pertanto, intuire che anche la semplice accettazione estetica del proprio viso possa contribuire alla causa.