Io ho un mio personale concetto di dieta:
evito rigorosamente tutti i cibi che non mi piacciono.
(Milan Kundera)
Nel Regno della Zona, dove i macronutrienti danzano in perfetta sincronia, i carboidrati, le proteine e i grassi si intrecciano armonicamente, Barry Sears, il mago dei blocchi, con la sua dieta, si erge come un faro nelle nebbie delle mode alimentari e traccia la via, una sorta di promessa di salute e vitalità. Tra insulina e glucagone, un delicato balletto. Una fibra tessuta con fili d’argento, vitamine e antiossidanti come gemme di luce. Nell’aria, il sentore di grassi buoni, che proteggono cuore e mente, e non minacciano pericoli. La glicemia fluttua come le onde e gli eicosanoidi si librano, danzando nel vento.
La “Zona” , un’isola di saggezza alimentare, dove ogni boccone è un passo in avanti verso l’estasi. Così, tra blocchi e bilanci, ci muoviamo, navigando tra scogli di complessità. Ma nell’arte della Zona, troviamo il nostro ritmo e il cuore del benessere batte con semplicità.
L’incipit è velleitario, e ha anche la presunzione di avere un non so che di ludico, ma, al di là del gioco letterario, oggi parliamo della “dieta a zona”.
Ideata dallo statunitense Barry Sears, essa è un regime alimentare che mira a migliorare la salute, in particolare combattendo il sovrappeso. Questa dieta prevede una ripartizione dei macronutrienti , con il 40% di carboidrati, il 30% di proteine e il 30% di grassi, ritenuta ottimale per bilanciare l’insulina e il glucagone, per stimolare gli eicosanoidi buoni e per favorire la perdita di peso. Gli aspetti principali della dieta a zona, secondo Sears, sono due:
- Il controllo dell’insulina, un ormone anabolico responsabile dell’accumulo di grasso.
- Il controllo degli eicosanoidi, molecole pseudo-ormonali presenti nei processi infiammatori.
Gli obiettivi della dieta sarebbero:
- Moderare la glicemia.
- Ottimizzare il rapporto insulina-glucagone.
- Migliorare il rapporto tra eicosanoidi infiammatori e antinfiammatori.
La dieta a zona suggerisce di consumare carboidrati a basso indice glicemico e di associarli a una porzione di proteine che favoriscono il rilascio di glucagone.
È importante, inoltre, includere grassi insaturi, cioè grassi benefici che proteggono dalle dislipidemie e dall’aterosclerosi.
La dieta a zona raccomanda, inoltre, anche l’uso di alimenti ricchi di fibre, sali minerali, vitamine e antiossidanti, tutti elementi essenziali per mantenere un buon equilibrio nutrizionale.
Ogni pasto deve rispettare la ripartizione energetica del 30% di proteine, 40% di carboidrati e 30% di grassi, e la misura di ogni pasto è definita in blocchi, che rispettano queste percentuali.
Pro e Contro
Nonostante questi presunti vantaggi, la dieta a zona presenterebbe alcuni aspetti negativi. La complessità dei calcoli e l’organizzazione dei pasti possono essere difficili da gestire per un non professionista dell’alimentazione. Richiede inoltre una notevole maestria nella preparazione dei pasti e può andare contro le abitudini alimentari comuni, portando spesso a fallimenti nel lungo termine.
Inoltre, può essere contestata per un apporto energetico totale troppo basso e per un insufficiente contenuto di carboidrati, che non permette di supportare adeguatamente una attività fisica intensa e prolungata. L’eccesso di proteine può essere problematico per chi ha compromissioni renali o epatiche e per i diabetici di tipo 2. L’elevato apporto di fibre può causare, altresì, effetti collaterali come diarrea e riduzione dell’assorbimento di alcuni minerali. La necessità di integrare la dieta con omega-3 per bilanciare l’apporto di omega-6 indicherebbe, poi, uno squilibrio nutrizionale.
Tra i benefici della dieta a zona, si enfatizza, dunque, un indice glicemico e insulinico eccellente, un basso apporto di colesterolo alimentare e grassi saturi e un elevato apporto di grassi monoinsaturi e polinsaturi, fibre alimentari, vitamine, sali minerali e antiossidanti, che proteggono dallo stress ossidativo e dalle malattie cardiovascolari.
Conclusioni
In conclusione, mentre la dieta a zona può offrire benefici significativi, è importante considerare attentamente i suoi aspetti negativi e la complessità nella sua applicazione.
Considerazioni personali
Il mio atteggiamento resta contrario a proporla a tutti per diverse ragioni. La complessità e la rigidità nella pianificazione dei pasti rendono difficile la sua adozione e il suo mantenimento nel lungo termine per la maggior parte delle persone. Inoltre, l’apporto calorico limitato e il basso contenuto di carboidrati, non supportano adeguatamente l’attività fisica intensa e prolungata, rischiando così di compromettere la salute muscolare e quella generale. La dieta a zona richiede un controllo preciso delle porzioni e un’attenta scelta degli alimenti, aspetti che possono risultare onerosi e poco pratici per chi avesse una vita quotidiana densa di impegni.
Anche l’elevato apporto proteico e la necessità di integrare la dieta con omega-3 , possono essere problematici, soprattutto per chi ha problemi renali, epatici o diabete di tipo 2.
In sintesi, se da un lato la dieta a zona può offrire benefici specifici, la sua complessità, le potenziali carenze nutrizionali, e la difficoltà di mantenimento nel tempo, ne fanno una scelta non ideale per tutti.
Come più volte ribadito, preferisco sempre personalizzare la proposta dietetica e, in linea generale, promuovere un approccio alimentare più bilanciato, sostenibile e adattabile alle esigenze individuali, come, ad esempio, la dieta mediterranea che ha dimostrato di essere efficace e praticabile per la maggior parte delle persone.
La prossima settimana continueremo con una tappa dietologica farmacologica.