A certe persone il digiuno non giova perché,
credendo che basti il digiuno materiale a renderli immuni,
affamano i loro corpi ma pasciono
le loro immaginazioni di ogni specie di delicatezze,
continuando a raffigurarsi ciò che mangeranno
e berranno quando termina il digiuno:
digiuni di questo tipo non aiutano
a controllare né la gola né la lussuria.
Mohandas Gandhi, Autobiografia, 1966
Nella danza incessante del tempo, tra i ritmi circadiani della vita e l’alternarsi delle stagioni, si cela una pratica antica che è simile a un’armonia sottile: il digiuno intermittente.
Questa metodologia, che intreccia sapientemente momenti di astinenza con periodi di nutrimento, si presenta non solo come un atto di disciplina alimentare ma anche come un viaggio verso la consapevolezza e l’equilibrio interiore.
Immaginate un pendolo che oscilla con grazia, scandendo il battito di un cuore in armonia con i cicli naturali dell’universo. Il digiuno intermittente non è una privazione forzata ma è piuttosto una coreografia ben orchestrata, nella quale il corpo trova respiro e rinnovamento nella temporanea sospensione del cibo. È un invito a ritrovare l’essenza del nutrirsi, un richiamo a riscoprire la sacralità dei pasti, non solo come fonte di energia ma come celebrazione della vita stessa.
In questa alternanza di pause e riprese, si disegnano varie finestre di intervallo, ognuna con la propria armonia e il proprio ritmo, che si adattano ai bisogni individuali di chi sceglie di intraprendere questo tipo di cammino. Ci sono casi di digiuno che si estendono per ore, come un silenzio profondo prima dell’alba, e altri che abbracciano intere giornate. Ogni intervallo diventa una tela bianca su cui dipingere il proprio benessere, con sfumature di leggerezza e vigore.
Il digiuno intermittente, dunque, non è semplicemente un regime alimentare bensì una filosofia che invita a vivere in sintonia con i ritmi antichi e quelli moderni allo stesso tempo, un equilibrio dinamico tra il dare e il ricevere, tra il vuoto e il pieno. E, in questo equilibrio, trova spazio la rinascita, la rigenerazione di un corpo e di uno spirito che imparano a riconoscere la bellezza della semplicità, la forza della pazienza, e il potere di trasformazione del tempo.
Per schematizzare…
Principali forme di digiuno intermittente
Digiuno a giorni alterni (1:1)
Si mangia un giorno sì e uno no. Ad esempio, si cena il giorno 1, si digiuna tutto il giorno 2, e si riparte con la colazione del giorno 3.
Durata del digiuno: Circa 33-36 ore.
In alcune versioni, si consuma solo il 25% delle calorie nel giorno di digiuno, mentre si mangia liberamente nel giorno in cui ci si alimenta.
Digiuno 5:2
Si mangia normalmente per 5 giorni e si fa (semi) digiuno per 2 giorni. Giorni di digiuno: Nei giorni di digiuno, si consuma solo il 25% delle calorie giornaliere, solitamente tra le 500 e le 1.000 calorie.
Alimentazione intervallata (TRE, Time-Restricted Eating)
Si fa una pausa giornaliera dal cibo, che può includere anche solo il digiuno notturno.
Varianti comuni:
- 10 ore di digiuno e 14 ore di alimentazione
- 12 ore di digiuno e 12 ore di alimentazione
- 14 ore di digiuno e 10 ore di alimentazione
- 16 ore di digiuno e 8 ore di alimentazione
- (16:8) Molto popolare, si consuma tutto il cibo in una finestra di 8 ore e si digiuna per le restanti 16 ore.
Cancelling Dinner
Si evita di cenare.
Durata del digiuno: Solitamente 16-18 ore, dal pranzo del giorno fino alla colazione del giorno successivo.
Molti trovano che saltare la cena sia più facile e naturale, poiché così si estende il digiuno notturno.
Queste forme di digiuno intermittente sono tra le più in voga e offrono diverse opzioni che si adattano più facilmente ai ritmi e alle esigenze individuali. Come ulteriore premessa, è importante ricordare che in una società nella quale il cibo sia disponibile a tutte le ore del giorno e della notte, qualsiasi tipo di pausa o restrizione dietetica può apportare benefici significativi. Questi benefici includono la riduzione degli indici di infiammazione, dello stress ossidativo, e un miglior controllo dei livelli di insulina, glicemia, e grassi nel sangue.
Il modello di digiuno intermittente più popolare è quello dell’alimentazione intervallata 16/8. Questo schema prevede che tutti i pasti della giornata siano consumati entro un intervallo di 8 ore, ad esempio dalle 12:00 alle 20:00, saltando la colazione. Tuttavia, per chi preferisce non saltare la colazione, ritenuta importante dal punto di vista metabolico, lo stesso schema può essere adattato con una finestra alimentare dalle 8:00 alle 16:00. In questo caso, è necessario anticipare la cena alle 16:00, come avviene nella tradizione norvegese.
Sottolineo che queste sono considerazioni personali, sia pure di un cultore della materia. Ho letto vari articoli scientifici che asseriscono che l’alimentazione con restrizione temporale (TRE) e il digiuno intermittente, non offrono benefici aggiuntivi rispetto a una semplice restrizione calorica. Studi clinici condotti su persone sane hanno infatti mostrato risultati diversi rispetto a quelli ottenuti su modelli animali. Pare che i benefici cardiovascolari associati al digiuno intermittente non siano dovuti ai meccanismi regolati dal digiuno stesso (come l’autofagia), ma piuttosto alla perdita di peso derivante dalla riduzione dell’apporto calorico.
Nonostante la necessità di una certa prudenza nella divulgazione di queste informazioni, credo che seguire determinati regimi alimentari possa comunque motivare le persone a prestare maggiore attenzione alla qualità del cibo, a cambiare stile di vita e a svolgere più attività fisica. Questi fattori potrebbero influire positivamente sulla salute e migliorare i parametri cardiovascolari, indipendentemente dal fatto che la motivazione derivi dalla TRE o dal digiuno intermittente. Come in tutti gli ambiti, esistono delle mode. Tuttavia sarebbe auspicabile che la scienza e la medicina non seguissero mai criteri di questo tipo.
La prossima settimana proverò a suggerire qualcosa in merito alla dieta paleolitica.