Giorni di vendemmia

Tanto lontana è l’estate che qui distese
la sua calda nudità squamosa di luce
e tanto diverso l’annuncio dell’autunno,
senza le voci della vendemmia.
Il silenzio è vorace sulle cose.

(Leonardo Sciascia)

Nonostante l’avvento della meccanizzazione, che ha certamente reso molte fasi del processo vitivinicolo più rapide e meno gravose, la vendemmia manuale continua a esercitare un fascino inalterato, specialmente per chi, come me, si sente ancora un romantico, nonostante l’età.

Questa pratica tradizionale rappresenta non solo un metodo di raccolta, ma anche una garanzia di qualità. Il lavoro manuale permette di selezionare con cura i grappoli, scegliendo solo quelli più maturi e perfetti, un aspetto fondamentale per chi desidera ottenere un vino di alta qualità. L’adozione di antiche pratiche, come la vendemmia in più passaggi, garantisce che solo l’uva migliore arrivi in cantina. Questa selezione accurata, eseguita rigorosamente a mano, è una delle chiavi per produrre vini che sanno esprimere al meglio le caratteristiche del terroir.

La vendemmia, solitamente, inizia nelle prime ore del mattino, quando l’aria è ancora fresca e i raggi del sole non hanno ancora raggiunto la loro piena intensità. I vendemmiatori, armati di forbici, cesti e secchi, si addentrano tra i filari dei vigneti. In questo momento della giornata, il silenzio è interrotto solo dal suono delle forbici che tagliano i grappoli e dalle parole fra i potatori, in un’atmosfera di cameratismo e comunità. Ogni gesto eseguito dai vendemmiatori ha un’importanza fondamentale. Non si tratta solo di raccogliere l’uva, ma di farlo nel modo giusto, con la dovuta attenzione, affinché ogni acino arrivi integro in cantina. La figura dell’anziano che sovrintende al lavoro, con il suo occhio esperto e attento, non è solo un ricordo nostalgico, ma un simbolo di saggezza e di rispetto per le tradizioni. La sua esperienza insegna che anche un piccolo taglio su un acino può compromettere la qualità del vino, avviando prematuramente processi fermentativi indesiderati.

Questo momento della vendemmia è carico di significato, perché rappresenta la conclusione di un ciclo di lavoro che dura tutto l’anno. Le donne, con i loro fazzoletti scuri legati in testa, portano avanti la raccolta con una dedizione che sembra essere stata trasmessa di generazione in generazione. Gli uomini, temprati dalla fatica e instancabili, si occupano del trasporto dei cesti colmi fino ai carri che trasporteranno l’uva in cantina per le fasi successive del processo. È un lavoro di squadra che coinvolge tutti, giovani e anziani, ognuno con un proprio ruolo ben definito all’interno di un rito collettivo.

I canti popolari, che risuonano tra le vigne, aggiungono una nota di allegria a un lavoro che, pur faticoso, è anche gratificante. Questi canti, tramandati da generazioni, sono parte integrante dell’esperienza della vendemmia, e contribuiscono a creare un senso di unità e appartenenza tra i vendemmiatori. La fatica è evidente nei volti arrossati dal sole e dall’intensità del lavoro, ma è una fatica che porta con sé una profonda soddisfazione. Si legge nei sorrisi e negli sguardi dei vendemmiatori, consapevoli di aver portato a termine una missione importante, un passo fondamentale nel ciclo produttivo del vino.

Vendemmia in Tirolo, 1901 (Peder Severin Krøyer 1851-1909)

Alla fine della giornata, quando il sole inizia a tramontare e le ombre si allungano sui vigneti, il lavoro non si ferma e, nelle cantine, l’uva viene pigiata. Un tempo lo si faceva con i piedi, in una danza antica che mescola il profumo dolce e aspro dell’uva con il calore del legame umano. Questo gesto, che oggi può sembrare arcaico, era in passato un momento di grande coinvolgimento, cui tutta la comunità partecipava con entusiasmo. I bambini, che vedevano in questo momento un’occasione di gioco, si divertivano, appunto, a pigiare l’uva con i piedi, mentre gli adulti li osservavano divertiti e compiaciuti. Anche le giovani donne, timide, si lasciavano coinvolgere in questo rito, tra risate e scherzi, alimentando le vecchie credenze popolari che associavano il pigiare con i piedi alla promessa di una bellezza duratura. (Trattamenti ante litteram per la cellulite?)

Il giorno successivo, il lavoro prosegue con la spremitura nei torchi, dove ogni ultima goccia di succo viene estratta dagli acini ormai svuotati. È un momento altrettanto importante, perché, anche in questa fase, può essere influenzata la qualità del vino. Il residuo, ormai secco, viene poi sparso nei campi, restituendo alla terra parte di ciò che essa ha donato. Questo gesto chiude il cerchio di un ciclo produttivo perfetto, in cui nulla va sprecato e tutto trova un nuovo scopo. La vendemmia è dunque più di una semplice raccolta; è un momento di condivisione, di celebrazione della natura e del lavoro umano. È un rito che, anno dopo anno, rinnova il legame tra la terra e l’uomo, ricordandoci che, dietro ogni bottiglia di vino, c’è una storia di fatica, di passione e di vita.

La vendemmia rappresenta anche un’occasione di riflessione, un momento nel quale si può vedere il frutto di mesi di duro lavoro e dedizione. Il vino che ne deriverà sarà il risultato di questo impegno collettivo, un prodotto che racchiude in sé l’essenza della terra da cui proviene, il clima che ha accompagnato la crescita delle viti, e la passione di chi ha lavorato con cura e attenzione.

La vendemmia può essere vista anche, metaforicamente, come una danza orchestrata dalla natura, un antico rito che celebra l’unione tra l’uomo e la terra. È come una sinfonia nella quale ogni mano che raccoglie un grappolo è una nota che risuona nell’aria, e ogni cesto colmo è un accordo che annuncia l’arrivo dell’autunno. Tra i filari, la vendemmia rappresenta il battito del cuore della terra, pulsante di vita e di attesa. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola scambiata tra i vendemmiatori, aggiunge colore e profondità a questo rito, creando un’armonia che si rifletterà nel vino prodotto.

Nelle prossime settimane, continueremo a esplorare questo affascinante mondo, parlando di alcune caratteristiche particolari dell’uva e delle fasi che seguono la vendemmia, fino ad arrivare al prodotto finale che tutti conosciamo e apprezziamo: il vino. Ogni fase del processo produttivo, dal grappolo alla bottiglia, merita di essere raccontata e compresa, perché solo conoscendo il lavoro e la passione che sono dietro ogni bicchiere, si può apprezzare davvero la magia del vino.

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