Natale.
Guardo il presepe scolpito, dove sono i pastori appena giunti alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio delle figure di legno:
ecco i vecchi del villaggio e la stella che risplende, e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno; ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo, e sono venti secoli, il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino che morirà poi in croce fra due ladri?
Salvatore Quasimodo
I polacchini in camoscio chiaro erano foderati di lana di pecora. I calzettoni coprivano i polpacci mentre i calzoni si fermavano poco sopra le ginocchia. Rimboccavo il cappottino di cammello alzando il bavero e completavo quella protezione con una sciarpa ben avvolta attorno al collo, in testa un caldo berretto di lana con il suo pon pon.
La mamma, tenendomi per mano, mi guidava nella passeggiata in centro città. L’aria, tersa e pungente, era comunque piacevole; le luci multicolori lampeggiavano in forma di rosoni e di Babbi Natale. I negozi erano tutti addobbati e quelli più “in” davano il benvenuto ai clienti con stuoie rosse di moquettes all’ingresso.
Avevo il naso quasi sempre all’insù a sbirciare le finestre delle case e da alcune di quelle finestre si intravedevano gli alberi di Natale illuminati da decine e decine di candeline accese. E poi, come di sfondo a tutto questo, nell’aria, un profumo intenso a completare quell’incanto: l’aroma inconfondibile dei dolci natalizi sfornati dalle panetterie e dai maestri pasticceri. Che si trattasse di panettoni o degli allora forse meno conosciuti pandori poco cambiava per me. Pregustavo già il sapore della pasta burrosa e tiepida, quel gusto asprigno dei canditi e quello dolce delle uvette che mi avrebbero aspettato sulla tavola natalizia.
Perché allora, al contrario di oggi, almeno a casa mia, il dolce di Natale si mangiava solo il 24 di dicembre, nel grande veglione che precedeva la Notte Santa. Malinconie per un tempo che non c’è più…. Ma ad accomunare passato e presente, ancora oggi, è la passione per il “DOLCE”. Quantomeno in questo, i bambini sono sempre uguali.
Cocktails irresistibili di religiosità e gastronomia, le qualità afrodisiache del dolce sono ben note e giustamente esaltate. Dolce è ancora peccato? Per i diktat estetici sì, i dolci, infatti, sono una bomba calorica.
Tanto per fare un esempio, sulle 100-120 viaggiano i cioccolatini dal ripieno molle e liquoroso che si vendono nei bar in confezione singola. Il cioccolato al latte, poi, fornisce circa 565 calorie per 100 gr. Certamente, anche per gli zuccheri, è bene parlare di “dose giusta” e di limiti particolari per chi ha patologie come il diabete. Sotto il profilo psicologico, occorre sottolineare che è dolce il latte materno e perciò, mentre assaporiamo il nostro bignè, torniamo indietro alla felicità originaria della fusione col corpo che ci ha generato, a quella che Freud ha individuato come la nostra prima esperienza erotica: la fase orale. Mangiare dolci gratifica, rasserena, consola, completa sensazioni piacevoli o allevia quelle di disagio. L’assunzione di zucchero reintegra rapidamente le riserve di energia e questo induce uno stato di calma e di rilassamento.
L’ipoglicemia, al contrario, rende nervosi, irrequieti e aumenta la propensione alla ricerca di cibo. Quando si mangia un dolce, si innesca un meccanismo di rinforzo che attiva la dopamina, il neurotrasmettitore coinvolto in tutte le sensazioni di piacere. Inoltre, quando mangiamo, si accende anche la memoria di quella determinata sostanza, fenomeno, questo, sempre presente pur variando da persona a persona; l’olfatto e il gusto, infatti, sono sensi primitivi e si sviluppano quindi molto presto nell’infanzia.
Per questo i ricordi legati ai profumi o ai sapori rimangono nella memoria e sono spesso associati non solo alla bontà del cibo ma anche a ciò che esso ha significato per noi. E i dolci significano coccole, affetto, ricompensa…
Fondamento gastronomico e culturale delle grandi feste religiose e della vita personale, nei giorni di Natale il gusto dolce è il più forte legame con la tradizione e con la famiglia. Ma sul significato del dolce, e del gusto dolce, ritorneremo più avanti.
Riprendo, invece, il tema del Natale e della Natività. Dalla tradizione germanica e nordica viene la scelta dei sempreverdi. I Celti ritenevano magica questa tipologia di alberi in grado di rimanere verde anche nel rigore invernale. All’albero di Yule, che potremmo definire l’origine dell’albero di Natale, venivano fatti doni; esso rappresentava la fortuna famigliare ed era simbolo di fertilità. La cultura dell’albero sempreverde era presente anche in ambiente greco-romano. Per i Greci, l’Abete Bianco era il simbolo della dea Artemide, protettrice delle nascite.
Il cristianesimo trasformò il culto pagano dell’albero sovrapponendovi un nuovo significato. Come il Solstizio d’inverno era il Dies Natalis Solis Invicti, così il giorno della nascita di Gesù era il momento di rinascita dell’umanità. In questo nuovo clima culturale lo stesso albero sempreverde, icona di immortalità, diventava l’albero di Cristo trasformato in simbolo di salvezza e di redenzione. Con il Cristianesimo l’albero di Yule smise di essere l’albero del solstizio e del Sole Bambino e diventò l’albero della nascita del Cristo.
Chi vuole un figlio dovrebbe concepirlo in dicembre. Questo, infatti, è il mese in cui i concepimenti registrano poi un più elevato tasso di natalità. È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori americani, presentato in occasione del meeting annuale dell’American Society for Reproductive Medicine a Baltimora. Risulta che, quando le coppie concepiscono a dicembre o gennaio, hanno più probabilità di portare a termine con successo la gravidanza. Questo avviene perché, secondo i ricercatori, le mamme che rimangono incinte in quel periodo sono esposte maggiormente al sole dell’estate nella fase avanzata della gestazione e questo comporterebbe un aumento dei livelli di vitamina D che, a loro volta, favoriscono nascite sane.
Anche il blog celebra le festività natalizie e, nell’augurare anche un buon 2023, ricordo che, con il prossimo numero, affronteremo il capitolo “Dieta e Fecondazione”.