Alimentazione per bambini sportivi

“A mio parere,
la grande popolarità che ha il calcio
 nel mondo non è dovuta alle farmacie
o agli uffici finanziari,
bensì al fatto che in ogni piazza
in ogni angolo del mondo
c’è un bambino che gioca
e si diverte con un pallone tra i piedi.
Ma il calcio, oggi, è sempre più un’industria
e sempre meno un gioco”.

Zdenek Zeman 

Ritornavo a casa ripassando a mente i compiti che l’allenatore mi aveva assegnato, come al solito, la sera prima della partita. La cena era in tavola. Dopo aver lavato le mani, sedevo coi genitori e mia sorella cercando di finire in fretta per correre a controllare, per l’ennesima volta, la borsa pronta da giorni e per dare un’ultima lucidata alle scarpette nere. Poi a letto. Ma non riuscivo ad addormentarmi… 

Nella mente turbinavano ancora forti e chiare le raccomandazioni dell’allenatore: ”Mi raccomando, non cincischiare in dribbling, passa la palla, smarcati il più possibile. Attento che il tuo marcatore è più alto di te di un bel po’ e quindi palla a terra”. A me si chiedeva di finalizzare l’azione, di fare gol. A me, il piccoletto della squadra.

Mi ritrovavo così negli spogliatoi. L’eccitazione si leggeva sul viso serioso di tutti noi. L’allenatore, al centro della stanza, ci fissava muto. Improvvisamente, puntando il dito, ripeteva la consegna a tutti noi, uno ad uno. Poi, tutti in fila, saltellando sul posto, ci accingevamo ad entrare in campo. Il sole alto asciugava il campo in terra battuta, appena innaffiato e bagnava di sudore la nostra fronte. Il fischio dell’arbitro era il segnale d’avvio della gara. Si correva come forsennati, imprecando, gridando, nella speranza di riuscire a conquistare la sfera e disperandosi quando si sbagliava. Il desiderio, sempre lo stesso. Buttare la palla in rete.

Finiva la prima parte dell’incontro con il doppio fischio della giacca nera. Negli spogliatoi la fontana era il toccasana per i nostri visi ricoperti di una crosta di sudore e polvere. Dopo qualche sorso alla bottiglia di acqua minerale che passava di bocca in bocca, si era di nuovo in piedi per riprendere la tenzone con rinnovato vigore. Mi portavo in avanti seguendo l’azione. Dalla destra un cross verso di me al centro dell’area di rigore. Una rovesciata a mezza altezza e…gooooool. La palla era nel fondo della porta avversaria. Era il trionfo! I compagni mi sommergevano di abbracci e in panchina erano salti di gioia. Ero l’eroe… 

Poi la voce di mia madre: “Svegliaaa!”. Era un bel sogno, un sogno che però speravo si sarebbe realizzato da lì a poco.

CALCIO IN DIRETTA

Il gioco del calcio può rivestire un importante ruolo sociale attraverso una duplice azione:

Diretta

in virtù del miglioramento del benessere psico-fisico dovuto alla pratica sportiva in sé;

Indiretta

intervenendo positivamente sulle abitudini di vita, incrementando l’attività fisica spontanea e ripristinando corrette abitudini alimentari. Come dietologo vedo il calcio (ma vale per qualsiasi altro sport) come uno strumento privilegiato attraverso cui diffondere al bambino sane abitudini alimentari, memore del fatto che anche i miei figli hanno accettato serenamente le indicazioni alimentari del loro “Mister” ad esempio sulle verdure o sul minestrone rispetto alle esortazioni del genitore-dietologo (Nemo propheta in patria). 

Il messaggio

E’ fondamentale pertanto che tutte le figure “carismatiche” veicolino un messaggio corretto e che sgombrino il campo da cattive interpretazioni o false credenze, che non di rado aleggiano per i campi sportivi e le palestre. Occorre precisare sin da subito che comunque l’alimentazione non può fare di uno sportivo un campione. Può contribuire a migliorare la condizione fisica e psichica, può conservare la buona condizione. Ma può anche, se sbilanciata, influire negativamente sulla performance.

Alimentazione del bambino sportivo

I criteri qualitativi che ispirano la dieta del bambino sportivo sono sovrapponibili a quelli del bambino sedentario, fatto salvo il discorso quantitativo atto a compensare il dispendio calorico. Per adeguare l’alimentazione del bambino all’attività sportiva che sta svolgendo è fondamentale che i pasti oltre che calibrati siano anche ben ripartiti.

Nell’esempio del calcio l’assoluta necessità di non presentarsi digiuni in allenamento o in gara va modulata all’esigenza di non appesantire il bambino (ma questo vale per ogni fascia di età) con un pasto eccessivo. Soprattutto non a ridosso dell’impegno, per evitare di sovraccaricare l’apparato digerente sequestrando l’opportuno carburante ai muscoli.

Il pasto che precede un allenamento o una gara deve rispondere a determinati requisiti: va consumato ad una certa distanza minima di tre ore dalla gara/allenamento, deve essere “completo” e facilmente digeribile. Sono suggeriti alimenti ricchi di carboidrati complessi (pasta e altri cereali), un secondo a base di carne o pesce senza eccessivi condimenti, una moderata quantità di insalata e della frutta fresca. 

Laddove invece i bambini appena usciti da scuola hanno 1-2 ore di tempo tra il pasto e la gara è consigliabile apportare solo alimenti ricchi di glucidi, prevalentemente complessi (cereali). In tal caso va predisposto anzitempo una prima colazione molto sostanziosa e con uno spuntino a metà mattinata che contempli anche una certa quantità di cibi ad alto contenuto proteico: ad esempio il classico panino imbottito con prosciutto e formaggio.

Idratazione

Importante nel corso della prestazione sportiva contrastare la disidratazione, spingendo il bambino a bere non solo quando soggettivamente percepisce la sensazione di sete. Occorrerebbe privilegiare soprattutto l’acqua per la maggiore rapidità di svuotamento gastrico e quindi di assorbimento intestinale. Se, anche per motivi “gustativi”, i bambini necessitano di integratori idrico-salini, evitare quelli troppo ricchi di nutrienti energetici, selezionando quelli a quantità specie di sodio e cloro isotoniche rispetto al plasma.


La prossima settimana  proseguiamo con movimento e consigli “naturali” .

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