Dieta e movimento

“Non diamo tutta la colpa 
ai ragazzi di oggi,
siamo noi ad aver perso
poco alla volta
la capacità di educare.
Anche nello sport.”

Enzo Bearzot  

Il ritratto della salute! o forse no?

Riallacciandomi al precedente articolo, ribadisco che, in materia nutrizionale, mi occupo da molti anni di prevenzione, ben consapevole del fatto che, con i giovani, solo agendo a monte si può frenare la vera pandemia del secolo, ora, con il coronavirus, un po’ sottostimata. Ovviamente mi riferisco a Sovrappeso ed Obesità.

A volte, soprattutto se si agisce precocemente, correggere le nostre abitudini quotidiane significa mantenersi in condizioni di benessere e impedire la comparsa di molti disturbi e malattie. Non a caso, si parla sempre più spesso di Prevenzione Primaria.

Questo argomento è attuale e riguarda ogni campo della salute. Tanto per fare un esempio, proviamo a pensare ai nostri denti: come si previene la carie? Sarebbe un investimento economico e non banale salvaguardare la salute dei denti con una alimentazione corretta e un’adeguata igiene orale, eppure…

Fare prevenzione primaria non costa niente. Tuttavia, siccome essa non dà risultati immediati, se non si possiede, specie a livello istituzionale e politico, una mentalità lungimirante, e non mirata a vantaggi immediati, non ci saranno mai i risultati sperati.

È quindi necessario sapere bene cosa si intenda per Prevenzione Primaria.

Ritornando al campo di mia pertinenza, mi auguro che sia la scuola ad occuparsi sistematicamente di dare ai ragazzi le nozioni fondamentali sull’importanza e il ruolo degli alimenti. Credo che i tempi siano maturi per avere nelle nostre scuole insegnanti scientificamente obiettivi e liberi da quelle pressioni ideologiche che non di rado si contrappongono alla medicina basata sull’evidenza.

Questa premessa è di per sé sufficiente per non commettere errori grossolani nella scelta degli alimenti ed anche per orientarsi nel dedalo di contraddizioni originate dalle forzature pubblicitarie e dall’eterogeneo mondo dei mass media e dei social. Non sarebbe neppure male se la scuola cominciasse a dare maggiore importanza alla educazione fisica, magari riproponendola in forma più moderna e accattivante.

A me personalmente, la teoria, e poi la pratica, hanno insegnato che solo dalla giusta sinergia tra sana attività fisica e alimentazione equilibrata ci si può attendere un rendimento psicofisico ottimale e una maggiore durata della “macchina uomo”.

Bisogna purtroppo ammettere che in un mondo con ritmi impazziti e vorticosamente sempre di fretta, si ha sempre meno tempo (o voglia?) di portare a spasso i bambini, non si dispone della necessaria serenità per lasciarli liberi di giocare nei cortili e nei giardini pubblici, mentre risulta molto più tranquillizzante lasciarli poltrire davanti al cellulare (ormai nemmeno più di tanto televisione o playstation).

La Società è in continuo, accelerato, mutamento e anche noi adulti sentiamo l’obbligo di adeguarci, senza incorrere nei soliti luoghi comuni, da “vecchi tromboni”. Basta con le solite litanie: “I giovani di oggi sono così, tutti bamboccioni, non riescono a sacrificarsi, hanno tutto ed il contrario di tutto ma non hanno voglia di soffrire e di conquistare ciò che hanno”.

Il problema è spesso a monte, ovvero in noi adulti che dovremmo educare con l’esempio. Invece postiamo di tutto su Facebook, incuranti della privacy, ma poi arriviamo a non scaricare l’app Immuni giustificando ciò in nome di quella stessa privacy.

Occorre prendere atto del fatto che, a volte, abbiamo comportamenti ridicoli e permeati di ottusità e presunzione.

Scuola di vita

Orbene, proviamo almeno ad allearci con i docenti, diamo più spazio all’insegnamento dell’educazione fisica. Facciamo sì che almeno l’educazione fisica si traduca in un gioco. I ragazzi devono avere voglia di ritrovarsi con i compagni e con il professore, che, a sua volta dovrebbe sapere insegnare divertendosi. Per fare questo occorre una buona preparazione, carattere, voglia di mettersi in discussione e la capacità di mantenere il giusto equilibrio tra il pretendere e il concedere.

Scuola, quindi, come palestra di abitudini positive e come luogo di dovere, ma anche di diritto al divertimento e al gioco.

Non ho dubbi: la diffusione dell’obesità giovanile, causata da svariati fattori, non può essere arginata parlando solo di educazione alimentare, senza provvedere a disporre di adeguate strutture nelle scuole o di spazi verdi sufficienti e ben vigilati nei quartieri.

Ben lungi dal fare il difensore d’ufficio delle bibite, delle merendine, degli hamburger o della patatine fritte, devo tuttavia notare che una pur corretta educazione alimentare nei corsi scolastici non può da sola debellare l’obesità se viene meno la collaborazione delle istituzioni, sia private sia pubbliche, che devono unire i loro sforzi per contribuire a diffondere e sostenere la cultura della attività fisica. Ci siamo ammalati di sedentarietà.

L’impegno della scuola è imprescindibile. Va sostenuto da parte di tutti se davvero si vuole modificare qualcosa senza continuare ad accusare solo una presunta cattiva alimentazione, ignorando che il problema del bilancio energetico presuppone sia le “entrate” sia le “uscite” rappresentate, appunto, dall’attività fisica giornaliera.

Da dietologo, anche in soggetti adulti, ho riscontrato come un cattivo dimagramento, ottenuto troppo rapidamente, con diete eccessivamente ipocaloriche, faccia perdere non soltanto il grasso superfluo ma anche parte di quella preziosa massa magra (cioè tessuto proteico, muscolare o delle cellule di cui sono fatti gli organi) a cui si devono l’efficienza fisica, le difese organiche e il benessere.

Col prossimo articolo parlerò di cibi ritenuti magici per l’attività sportiva e del significato degli integratori nello sport.

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