Integratori alimentari

La salute è quel qualcosa di intangibile
per cui la gente spende con riluttanza
il minimo indispensabile per mantenerla
ma per cui spenderebbe fino all’ultimo centesimo
per riconquistarla una volta che l’abbia perduta.
(Daniel Frake)

Provo ad estendere il discorso sugli integratori in senso lato, iniziando con una premessa.

Integratori si o no

Il primo quesito è: assumerli o no? Una volta chiarito questo, sarebbe poi da chiedersi: quando? Per quanto tempo prenderli?

Le sostanze necessarie alla nostra salute devono provenire da una dieta varia e completa. Gli integratori dovrebbero servire solo a completare la dieta, qualora essa, da sola, non bastasse. Se è vero che ogni vitamina e ogni minerale hanno precisi effetti ed indicazioni, è altrettanto vero che hanno le loro controindicazioni e potrebbero, perciò, risultare non adatte.

Non è consigliabile far da sé e scegliere quelle preparazioni in cui c’è “tutto”. Ogni indicazione specifica richiede elementi nutritivi precisi. Le integrazioni, pertanto, dovrebbero essere ammesse solo in certi periodi, per tempi brevi, e la loro assunzione non dovrebbe comunque mai essere a discapito della dieta. La supplementazione andrebbe in ogni caso limitata al tempo necessario a ritrovare l’equilibrio nutrizionale.

Per integratori si intendono quei “prodotti alimentari” destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico. In particolare, ma non in via esclusiva, si tratta di aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in quantità pre-dosate. Sono pertanto considerati alimenti, non farmaci, e normati come tali, sebbene siano commercializzati sotto forma di capsule e pillole, polvere o in forma liquida. Sul tema, suggerisco sempre di prestare attenzione alle insidie della pubblicità.

Attenzione alla pubblicità

La pubblicità degli integratori alimentari non è sottoposta ad alcuna preventiva autorizzazione da parte del Ministero. È libera e sotto la responsabilità di chi ha posto in commercio il prodotto. Non si dovrebbe mai attribuire una qualche proprietà farmacologica a un integratore alimentare, ovvero, le affermazioni che fanno riferimento alla salute non devono essere mai riconducibili ad attività di cura e di modifica o miglioramento di condizioni patologiche. A tutela di quanto sopra detto, esiste un ente, lo Iap, Istituto di autodisciplina pubblicitaria, dotato di uno specifico codice.

In merito, attingendo alle fonti dello Iap, i punti salienti e incontrovertibili riguardo agli integratori sono:

  1. Evitare l’impiego di “personale di settore” (medici, farmacisti, dietologi, ecc.) che, grazie all’autorità e al credito riscosso presso il pubblico per il proprio ruolo professionale, potrebbe avallare una generale efficacia dei prodotti e diminuire il livello di critica nella scelta dei consumatori, in relazione alle proprie esigenze individuali, variabili da individuo a individuo.
  2. Non si dovrebbero mai citare eventuali approvazioni da parte di Società o Associazioni scientifiche.
  3. Non è consentito l’uso di espressioni quali “clinicamente testato”, oppure “test clinici dimostrano che…”, e simili, che potrebbero indurre in errore il destinatario del messaggio circa l’ambito e la portata degli studi effettuati e,comunque, circa la natura del prodotto pubblicizzato, attribuendogli proprietà terapeutiche o farmacologiche;
  4. Non è ammesso nemmeno riportare dati scientifici emersi da ricerche bibliografiche, condotte su uno o più dei costituenti del prodotto, mentre è consentita, a corredo delle affermazioni contenute nell’annuncio, la citazione circostanziata e veritiera dei risultati specifici di test di tollerabilità, o di efficacia, effettuati sui prodotti pubblicizzati. Il tutto a patto che si tratti di test effettuati secondo criteri e metodologie accettati dalla comunità scientifica. Per completare il filone degli integratori in senso lato, sarebbe poi da precisare che eventuali messaggi relativi a prodotti che dovessero vantare proprietà anti-età non devono indurre a sottovalutare il ruolo di un sano stile di vita con la conseguente rimozione dei fattori di rischio.
  5. Non si può, pertanto, attribuire al solo uso del prodotto l’effetto di prevenzione o di ritardo dell’invecchiamento.
  6. La comunicazione commerciale non può assolutamente indurre a credere che con un integratore sia possibile fronteggiare l’impotenza maschile. In quest’ambito non è infrequente incorrere in prodotti che millantano effetti stimolanti riguardo alle prestazioni fisiche e sessuali, il tutto rivolto, in particolare, al pubblico maschile. Talora, alcuni prodotti vengono addirittura proposti in alternativa ad un trattamento terapeutico.

Inoltre, tutti i messaggi dedicati agli integratori dovrebbero tener conto del ruolo coadiuvante che questi prodotti possono rivendicare, ruolo riconducibile ad effetti di tipo tonico, senza tuttavia indurre a sottovalutare l’esigenza di un controllo medico per una precisa valutazione della condizione di chi li assume e, dove necessario, di un corretto approccio terapeutico.

Un tempo, il rischio era che alcune aziende “diversamente ingenue” pagassero la solita multa, sovente di importo ridicolo, emessa a campagna pubblicitaria ormai cessata e a prodotto venduto, approfittando dell’ingenuità dei compratori, con l’aggravante di ricominciare, di lì a poco, con nuove campagne pubblicitarie e nuovi spots ingannevoli. Il mio messaggio vuole però essere incoraggiante.

Per fortuna in Italia, a vigilare perché quanto da me descritto non accada, c’è Federfarma e, da circa un anno, Integratori Italia, il settore degli integratori che fa parte dell’Associazione Unione Italiana Food e FederSalus, che rappresenta svariate aziende della filiera degli integratori alimentari, confluite in Unione Italiana Food. Il loro obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la rappresentanza di una filiera di cui l’Italia è eccellenza assoluta, per produzione e consumi, che si chiama Integratori & Salute.

Pigliate ‘na pastiglia …

Mi concedo una pausa di riflessione su una considerazione collettiva talora quasi “dopante” riguardo a certi integratori. Vi è oggi una sorta di ricorso irrazionale al cibo-talismano, alla pillola per tutto. In effetti, se si vuole, ci sono pillole per tutti e per ogni circostanza.

Dietro l’ossessione da pillole spesso, però, si nasconde, in modo nemmeno tanto celato, un malessere della vita. Nella nostra società, nessuno vuole più accettare la sofferenza. Perfino l’ansia del parlare in pubblico, a volte, viene trattata ricorrendo ad un “aiuto”. Ma anche l’appuntamento con una ragazza può procurare un’ansia ingovernabile senza pillola. Per non parlare della paura di un rifiuto in quest’ambito, dell’ansia da prestazione, etc.

Così, di pastiglia in pastiglia, il confine tra normale e patologico sfuma. Il doping diventa abitudine, il farmaco quotidianità. A questo punto, da medico dietologo, mi son posto questa domanda. Perché non valorizzare il placebo, quella reazione psicochimica morbida in quanto endogena? Dei prodotti dimagranti, così come degli alimenti funzionali, parlerò nei prossimi articoli.

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