Dieta e longevità

Non si può pensare bene,
amare bene, dormire bene,
se non si è mangiato bene.
Virginia Woolf

Quale ruolo gioca il cibo nella longevità?

Blue zone

Il termine “blue zone” fu coniato da alcuni ricercatori che scoprirono delle zone del pianeta caratterizzate da un’aspettativa di vita straordinaria. Dopo verifiche meticolose, e svariate indagini, nei primi anni 2000, il demografo belga Poulain e l’epidemiologo italiano Pes identificarono alcuni villaggi, nell’area montuosa dell’Ogliastra, nei quali viveva un numero di centenari decisamente superiore alla media. Per segnare quest’area sulla cartina, Poulain e Pes, usarono un pennarello blu. Da questo derivò il nome “blue zone”.

Negli anni successivi, le ricerche di Poulain e Pes si estesero a tutto il mondo, portando alla luce altre zone blu. Oltre alle caratteristiche anagrafiche, in questi luoghi, a stupire, è la qualità della vita degli abitanti. Di questi luoghi, sorprende soprattutto il fatto che la demenza senile vi sia quasi sconosciuta . Parlando di zone blue, infatti, non si prende in esame solo la longevità intesa come arco di vita, ma anche come tempo di vita attiva, partecipativa, e qualitativamente degna di essere vissuta.

Queste zone blu sono: l’Ogliastra, regione montuosa della Sardegna, l’isola di Ikaria in Grecia, la prefettura di Okinawa in Giappone e la penisola di Nicoya in Costa Rica e probabilmente anche Loma Linda, in California.

Cent’anni di non solitudine.

In tutti questi luoghi, gli anziani, non sono assolutamente persone sole e rassegnate, non sono certo “rinchiuse” in case di cura, ma svolgono un ruolo attivo nella comunità e con essa mantengono strette relazioni sociali. In tutte queste aree, non è ancora stato scoperto un singolo fattore determinante in grado di spiegare il perché di una percentuale così elevata di longevi ma è ormai certo che questo non dipenda solo da una buona genetica di base. Gli studiosi hanno ipotizzato che questa condizione di longevità e di buona salute generale dipenda da una serie di fattori, tra i quali la dieta.

Riepilogo i fattori che i ricercatori hanno elencato come determinanti:

  • Condurre una vita semplice.
  • Coltivare forti relazioni familiari e sociali.
  • Nutrire la propria spiritualità.
  • Rimanere fisicamente attivi fino a tarda età, nel lavoro o in attività extralavorative quali ad esempio la coltivazione di un orto.
  • Avere sempre un progetto (forte senso di appartenenza alla comunità, curare e tramandare lavori, usi e costumi del luogo ecc.).

Quanto agli aspetti alimentari:

Alcune caratteristiche alimentari di base, rintracciate dai ricercatori, nonostante la lontananza geografica di queste zone fra loro, sono:

  • Una dieta prevalentemente vegetale, basata, quasi esclusivamente, su prodotti locali, stagionali e spesso coltivati in proprio. Le verdure sono l’alimento presente ad ogni pasto e in abbondanza e non certo come striminzito contorno.
  • Il consumo dei legumi è quasi quotidiano, come lo è anche il consumo di proteine di origine animale, ma, quest’ultimo, in quantità moderate (uova, formaggi, carne e pesce).
  • Il consumo degli zuccheri semplici è minimo. I dolci compaiono nella dieta solo in occasione di feste annuali come il Carnevale o il Natale, oppure in ricorrenze eccezionali come i matrimoni ecc.

La dieta è sempre e per tutti, moderata in quantità. Tanto per capirci, nell’entroterra sardo, gli anziani sono abituati a consumare una cena leggera all’imbrunire, mentre a Okinawa è diffuso il detto “hara haruchi bu”, che significa: “mangia fino a riempire otto parti su dieci” dello stomaco, e non oltre.

L’alimentazione locale si basa, inoltre, sull’autoproduzione del cibo ed è molto ricca di nutrienti utili alla prevenzione, con quasi il triplo di antiossidanti, vitamine e minerali, rispetto ai prodotti della grande distribuzione.

Tanto per fare un esempio, in Sardegna gli animali vengono tenuti al pascolo in ogni stagione. Essi mangiano in prevalenza il cibo che la natura ha stabilito per loro, ovvero erba e fieno. La loro dieta viene integrata solo in piccola percentuale con mangimi a base di cereali. Tutto questo fa sì che la carne e il latte di questi animali siano più sani rispetto a quelli degli animali tenuti negli allevamenti intensivi e al chiuso. La dieta dei centenari di Okinawa, tanto per fare dei confronti, ha delle differenze rispetto a quella dei sardi. I vegliardi nipponici si nutrono soprattutto di verdure, cereali integrali, alghe e pesce. La base dell’alimentazione, a Okinawa, è il riso integrale cotto al vapore. Questo riso è presente ad ogni pasto, compresa la colazione. In alternativa viene usata la “soba”, cioè un impasto di grano saraceno integrale.

Anche nelle altre zone blu la dieta è caratterizzata dalla moderazione. Sempre pochi eccessi. Inoltre, un’abitudine che accomuna diversi gruppi di centenari è l’assunzione dei pasti principali e degli eventuali spuntini, in un arco di 12 ore, per poter beneficiare di altrettante ore di digiuno notturno, un digiuno intermittente “ante litteram”.

La prossima settimana completerò questo viaggio nel mondo delle diete e dei popoli.

Scrivi qui il tuo commento