L’Intestino

I medici sanno parlare, però non sanno ascoltare,
e ora sono circondato da tutte le medicine inutili che ho preso nel corso di un anno.
La seconda cosa che ho imparato è che la mattina,
prima della colazione, fa bene bere un bicchiere d’acqua.
(Nanni Moretti, dal film “Caro Diario”).

Filovia numero 3, la più vetusta.

Verde chiaro sopra. Verde militare sotto. Ogni ripartenza un’agonia. Un grido struggente saliva dal profondo dei suoi artrosici ingranaggi e ti attraversava con la potenza di un fado portoghese carico di nostalgie. Entrare al suo interno era come penetrare nel ventre di una balena. Enorme. Uno sbuffo d’aria seguito da un sibilo asmatiforme anticipava l’apertura delle sue portiere a soffietto in legno, che, nonostante le guarnizioni in gomma, poco trattenevano del freddo in inverno. Le panche di legno e le arcuate balestre in acciaio erano impotenti nell’affrontare le irregolarità dell’asfalto.

Ogni giorno, più volte al giorno, percorreva la linea POMPEI/SALERNO trasportando gente comune, lavoratori, studenti. Anche quel giorno, uno dei tanti. Studente, per l’esattezza, che quel giorno tornava a casa dopo un’interminabile mattinata a scuola.

Mancavano ormai una decina di fermate quando d’improvviso arrivò la prima avvisaglia: un segno che ben conoscevo e che da sempre mi creava angoscia, una fitta al basso addome seguita da un premito che con difficoltà riuscivo a trattenere. La faccenda si faceva seria. Sarei riuscito a resistere? Per quanto tempo? Tutto ciò che mi circondava era divenuto all’improvviso ostico.

Fare presto! Ma nessuno sembrava rendersene conto. L’autista non schiacciava sull’acceleratore. La gente spendeva troppo tempo per scendere ad ogni fermata.

Qualcuno addirittura si fermava sui gradini delle porte per salutarsi e darsi appuntamento al giorno dopo. Sì, va bene, ma non oggi. Devo andare a casa. Qualcuno sembrava quasi che, nel guardarmi, accennasse ad un sorriso sarcastico godendo del mio dramma.

Le fitte si susseguivano, lente e leggere: fino a quando? Quando avrei dovuto per forza di cose cedere? Come giustificare la mia sconfitta di fronte a tutta quella gente? In lontananza un barlume di speranza: mia madre in terrazza che stava ritirando la biancheria. Ancora due fermate. Presto … vai vecchia numero 3 …. corri, fallo per me! Sbottonai i pantaloni per alleggerire la pressione sull’addome. Scesi spingendo via chiunque mi fosse d’intralcio.

Salii le scale come un fulmine. Salvo. Quel giorno decisi che mai più avrei fatto colazione con il latte caldo.

Ho continuato poi a bere latte, conscio dell’importanza della corretta alimentazione e della buona digestione.

Ho sperimentato personalmente che un pasto anche ben “amalgamato”, se frettoloso, diventa nemico della buona digestione. Occorre prendersi a tavola il tempo necessario per sedersi e rilassarsi, affrontando il pasto con serenità e masticando bene le pietanze. Non esistono regole dietetiche comuni per tutti i pazienti “dispeptici”. In genere sono da evitare i pasti abbondanti e i cibi che restano a lungo nello stomaco (cibi grassi o fritti o ricchi di intingoli, panna, salse) e che sfavoriscono lo svuotamento gastrico. Saltuariamente, il panino a mezzogiorno non è di per sé causa di difficile digestione: lo è di più l’atmosfera, l’ambiente, la compagnia.

La flora intestinale

Passiamo ora al benessere dell’ecosistema intestinale: si sono aperti nuovi orizzonti rispetto al desueto e semplificato termine “flora batterica”, nel linguaggio medico oggi sono entrati prepotentemente termini quale microbiota (complesso dei microrganismi, per lo più batteri, ma anche funghi, protozoi, lieviti, virus, che abitano il nostro organismo) e microbioma (insieme del patrimonio genetico ed interazioni ambientali dei microrganismi).

Dove si trovano questi microrganismi?

Quasi ovunque, in particolare su: epidermide e mucose; nelle vie aeree superiori (bocca, naso e prima parte della gola); nei genitali esterni (pene, scroto, vulva); nell’occhio (canale lacrimale, palpebra, congiuntiva) e nell’orecchio (canale uditivo esterno); ma soprattutto nell’intestino.

Altra caratteristica importante da segnalare è il peso totale di tutta la biomassa del microbiota che arriva a pesare sui 2 Kg circa. La sua composizione è fortemente influenzata dall’alimentazione già a partire dal tipo di allattamento, se al seno o artificiale, dallo svezzamento e, in seguito, dalla condotta alimentare quotidiana.

Impronta Batterica

Ognuno di noi ha la sua impronta batterica. Unica, come quella digitale. Per esempio, il microbiota di una persona obesa ha una composizione differente da quello di una persona magra. Esso è in grado di infiammare le cellule adipose che poi aumentano di dimensione. Lo stato di infiammazione del microbiota rende meno sensibile il centro della sazietà, posto all’interno dell’ipotalamo, ai segnali inviati dall’intestino che dovrebbero avvisarlo che la pancia è piena, (portando quindi la persona a smettere di mangiare).

Occorre correggere il comportamento alimentare scorretto (cattiva od eccessiva alimentazione), la sedentarietà, la deprivazione sociale. Torna anche utile assumere prebiotici, sostanze che nutrono la flora, e probiotici (i comuni fermenti), che aiutano il microbiota a vivere meglio.

Gli aspetti dell’interrelazione microbiota/organismo si giocano a livello intestinale, estendendosi a tutto il metabolismo nel suo complesso, con risposte perfino sulla modulazione del sistema immunitario. La composizione del microbiota correla anche col decadimento delle funzioni cognitive e ad esso sono associate svariate condizioni croniche quali obesità, diabete, malattie infiammatorie.

Anche il fumo ha un suo impatto negativo, così come occorre assumere gli antibiotici solo se necessario, nelle dosi e nei tempi giusti: infatti, almeno un farmaco su quattro di solito lo danneggia. Perfino un elevato consumo di sale ne altera la sua composizione.

Ulteriori modernissimi studi rilevano che il microbiota intestinale possa svolgere un importante ruolo anche nell’insorgenza della sensibilità al glutine (non celiaca), così come sue alterazioni influenzano anche la risposta allo stress e si è notato che i probiotici possono attenuare l’aumento di permeabilità intestinale (condizione in cui l’intestino diventa poroso e meno capace di fungere da barriera verso il cibo, o allergeni o batteri, con i quali costantemente viene a contatto) stress indotta.

È dunque molto importante dedicare le dovute attenzioni al nostro apparato digerente. L’argomento però è complesso e meriterebbe più spazio di approfondimento.

La prossima settimana sul blog parlerò invece del secondo cervello.