Si-Vax

“Io ho creato il vaccino che ha eliminato la poliomielite
come minaccia principale per la salute umana.
Il resto è confusione di voi giornalisti.”
Albert Bruce Sabin

Fermarsi a riflettere e provare a comunicare puntando sulla consapevolezza e non sulla paura.

Un po’ di settimane fa, avendo tempo a disposizione a causa delle ben note restrizioni legate al Covid, ho creato il mio blog www.ladietapromessa.it per avere un luogo dove condividere i miei pensieri, esprimere le mie opinioni e soprattutto dare dei consigli nel campo di mia competenza, la dietologia.

Mi sono accorto di essere assediato da un marketing spesso disinvolto e da molte fake news, per lo più pubblicate ad arte e molto spesso per vili interessi speculativi ed economici.

Vaccino o caprino?

No, non sto parlando di latte, su cui sarei un cultore della materia. In questo momento non è nemmeno il caso di scherzare!

Tengo a precisarlo subito: non sono specialista in vaccini. Proprio per questo motivo, prima di procedere, mi rifaccio agli insegnamenti ricevuti ormai quasi mezzo secolo fa al liceo, sul sapere socratico: “so di non sapere”. Ciononostante, sfruttando la mia credibilità ed autorevolezza in ambito social, ho deciso di riportare una mia considerazione in merito al vaccino. Per farlo, mi sono avvalso del parere di colleghi pediatri, internisti, infettivologi ed ho attinto anche alla fonte con info dettagliate tratte da Aifa, Ema, Regione del Veneto, Ministero della Salute.

Lo sviluppo del vaccino COVID-19 è stato supportato da uno scambio di  vedute tempestivo e continuo tra gli sviluppatori ed un gruppo dedicato di esperti di regolamentazione. Le aziende farmaceutiche a tuttora stanno espandendo la capacità di produzione per garantirne un’efficiente distribuzione.

Riflettiamoci: anziché malignare in modo assurdo sugli interessi lobbistici, non dovremmo invece in questi casi esprimere il mai troppo esercitato sentimento di gratitudine?

Mi chiedo: come si possono vincere le paure e i pregiudizi della gente se poi prevalgono le opinioni illogiche ed immotivate? Ad esempio, si dice: “Big Pharma guadagna…”

Al di là del fatto che su questi vaccini non credo guadagnino tanto, tuttavia, perché comunque non dovrebbero guadagnare, visto che un profitto lecito è ciò che tiene in piedi qualunque attività industriale al mondo?

Per quanto riguarda le vaccinazioni, dipendesse da me, non escluderei l’obbligatorietà in casi di emergenza, soprattutto per i gruppi professionali maggiormente esposti all’infezione ed alla trasmissione della stessa. E’ encomiabile ciò che si sta facendo, ovvero privilegiare ed incoraggiare l’adesione spontanea da parte della popolazione grazie ad un’informazione il più possibile trasparente, chiara, comprensibile, consistente e coerente e che produce una forte adesione alla vaccinazione da parte di tutti i cittadini.

Vaccino per tutti

Precisiamo subito: la vaccinazione è offerta gratuitamente.

La prima domanda da porsi è: qual è l’impatto della vaccinazione sulla salute della popolazione?

Tutti noi abbiamo verificato nel 2020 le ripercussioni negative in termini economici del necessario lockdown e delle misure restrittive imposte a causa del coronavirus. Non è mia intenzione affrontare sul blog il valore economico e sociale delle vaccinazioni.

E’ innegabile la doppia valenza sulla salute della vaccinazione: protezione individuale, del singolo, con effetto protettivo diretto e protezione della comunità (con effetto protettivo indiretto).

La protezione della intera collettività si raggiunge in toto con l’auspicabile immunità di gregge, perché una malattia contagiosa per sopravvivere necessita della presenza di soggetti suscettibili all’interno di una popolazione.

Il raggiungimento di tassi di copertura vaccinale al di sopra di un valore critico blocca la trasmissione di ogni malattia contagiosa all’interno di un territorio. Ecco perché, per dirla con le parole del Papa, vaccinarsi è un dovere etico soprattutto nei confronti di soggetti, che per motivi di salute o particolari criticità, non possono farlo.

Il contagio

I virus SARS-CoV 2 infettano le persone utilizzando una proteina di superficie, denominata Spike, che, come una chiave, apre la porta delle cellule e permette al virus di accedervi per poi riprodursi.

Il Vaccino mRNA BNT162b2 è un vaccino Pfizer a mRNA destinato a prevenire la malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19), nei soggetti dai 16 anni in su. Esso contiene una molecola denominata RNA messaggero che possiede le istruzioni per far sintetizzare alle cellule della persona vaccinata le proteine Spike, le quali, come suesposto, sono presentì nel SARS-COV-2. Nel vaccino le molecole di mRNA sono racchiuse in liposomi (vescicole grasse) che ne facilitano l’ingresso nelle cellule. L’mRNA, una volta iniettato, viene assorbito nel citoplasma delle cellule, per poi avviare la sintesi delle proteine Spike. Tali proteine, una volta prodotte, stimolano il sistema immunitario del soggetto vaccinato a creare gli anticorpi specifici. Laddove il soggetto vaccinato viene esposto al contagio virale, gli anticorpi prodotti riconoscono il virus e sono pronti a combatterlo, bloccando le proteine Spike. Ciò impedisce l’ingresso del virus nelle cellule.

Oltre alla risposta immunitaria protettiva anticorpale vi è anche la risposta cellulo-mediata delle cellule T, che, a loro volta, preparano il sistema immunitario a reagire ad ulteriori esposizioni a SArS-Cov 2.

Il vaccino viene somministrato di solito nel muscolo della parte superiore del braccio in due iniezioni, distanziate di almeno 21 giorni.

A scanso di equivoci, il vaccino non utilizza virus attivi. Introduce nelle cellule di chi si vaccina solo l’informazione genetica (mRNA) per consentire alle cellule di costruire copie della proteina Spike. Tale mRNA si degrada poco dopo la vaccinazione e non resta nell’organismo. Pertanto, il vaccino non può causare malattie e non modifica il Dna.

La ricerca scientifica

Gli studi sui vaccini sono iniziati nella primavera del 2020. In tempi rapidissimi sono state messe a disposizione della ricerca risorse umane ed economiche eccezionali. Data la gravità emergenziale, gli studi sono durati meno rispetto ai tempi abituali.

Ciononostante sono stati arruolati per la fase sperimentale un numero di persone 10 volte superiore rispetto agli standard degli altri vaccini (oltre 44000 persone di 6 paesi: Stati Uniti, Germania, Brasile, Argentina, Sudafrica, Turchia) e non è stata saltata nessuna delle fasi di verifica necessarie per valutare l’efficacia e la sicurezza. Le valutazioni delle agenzie regolatorie sono state accelerate ed anche questo ha permesso di risparmiare sui tempi di approvazione.

Gli studi hanno dimostrato che il vaccino è stato efficace nel 95% dei partecipanti. Tale efficacia è stata dimostrata verificarsi dopo una settimana dalla somministrazione della seconda dose. La durata della protezione non è stata ancora definita con certezza. In base a valutazioni sugli altri coronavirus essa non dovrebbe comunque essere inferiore a 9-12 mesi.

Sebbene l’efficacia del vaccino sia molto alta, tuttavia vi sarà sempre una porzione di vaccinati che non svilupperà la difesa immunitaria. Non sappiamo inoltre se la vaccinazione impedisca solo la manifestazione della malattia o anche il trasmettersi dell’infezione. Ecco perché, fintanto che non si raggiunge l’effetto “gregge”, essere vaccinati non conferisce un “certificato di libertà” ed occorre continuare sempre ad adottare comportamenti corretti ed a mettere in atto le solite misure di contenimento del rischio di infezione.

Secondo il rapporto vaccini pubblicati dall’Aifa, segnalazioni che riportano reazioni gravi correlabili al vaccino sono state 2.9 per 100000 dosi. Le reazioni avverse osservate più frequentemente prevedono: dolore, gonfiore nel sito dell’iniezione, stanchezza, cefalea, dolori ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre.

Se è in corso una malattia acuta, bisogna sempre posticipare la vaccinazione. Non è possibile vaccinare i soggetti con infezione da SARS-CoV 2 in atto.

Il vaccino non è raccomandato ai bambini di età inferiore a 16 anni. Questo, per ulteriore precisazione, non perché l’età inferiore a 16 anni rappresenti una controindicazione di per se stessa, ma solo in quanto, per ora, trattasi di popolazione non arruolata nella sperimentazione.

Anche i dati sull’uso del vaccino durante la gravidanza sono molto limitati. Pertanto l’uso del vaccino durante la gravidanza e l’allattamento dovrebbe essere deciso per ogni singolo caso in stretta consultazione con un operatore sanitario competente, che sia in grado di vagliare i benefici ed i rischi.

Le persone con severe malattie croniche, affette da diabete, tumori, malattie cardiovascolari, sono le più a rischio di avere una evoluzione grave in caso di contagio da SARS-cOv-2. Proprio a loro si darà priorità nell’invito alla vaccinazione.

Per motivi precauzionali si consiglia di effettuare la vaccinazione contro il COVID 19 a distanza di 2 settimane da una eventuale precedente vaccinazione antinfluenzale.

Coloro che hanno avuto una diagnosi di positività al COVID-19, anche data l’esiguità dei vaccini, non necessitano di una vaccinazione nella prima fase della campagna vaccinale. Essa potrebbe essere considerata in questi casi allorquando si otterranno dati più sicuri sulla durata della protezione immunitaria.

I virus a RNA come SARS-Cov 2 di solito sono soggetti a frequenti mutazioni, che, nella maggior parte dei casi, non alterano il comportamento naturale del virus. Le recenti varianti (inglese, sudafricana, brasiliana) impattano sulla contagiosità e possono avere un effetto peggiorativo sull’andamento dell’epidemia. A tuttora non parrebbe esserci un effetto negativo sulla vaccinazione. Tuttavia, siccome è un virus nuovo e su molte cose  non abbiamo la sfera di cristallo, maggiori vaccinazioni si riescono a fare nel più breve tempo possibile e con il minor numero possibile di infetti che circolano, più si riesce a porre un argine alle mutazioni.

Per quello che può valere, in termini di coerenza, poiché vengo comunque a contatto tramite il mio lavoro con parecchi soggetti, specifico che ho già avuto la prima dose di vaccino.

Il secondo cervello

Una mente senza istruzione non può dare i suoi frutti
più di quanto non possa un campo, comunque fertile, senza coltivazione.
(Cicerone).

Il tratto gastrointestinale è un apparato complicato preposto alla digestione e all’assorbimento dei cibi.

Il Sistema Nervoso Enterico (oltre 100 milioni di neuroni) regola e coordina funzioni atte ad assorbire i nutrienti, produrre gli acidi gastrici, sovraintendere e coordinare le diverse attività digestive. Se per tutto ciò fosse necessario il pensiero cosciente, rimarrebbe ben poco tempo per fare altro. L’evoluzione ha dotato il nostro “secondo cervello” della capacità di gestire il tratto gastrointestinale in modo autonomo senza il controllo del sistema nervoso centrale.

L’Asse Intestino-Cervello

Il secondo cervello comunica con il sistema nervoso centrale in modo bidirezionale, anche se si ritiene siano di più i messaggi che partono dall’intestino e raggiungono il sistema nervoso centrale che viceversa. Sentiamo lo stress e le emozioni anche con la pancia e, viceversa, lo stato di benessere della nostra pancia può ripercuotersi sul nostro umore.

Partecipa a ciò la serotonina, un neurotrasmettitore prodotto per il 95% dal Sistema Nervoso Enterico (SNE) e presente anche nel sistema nervoso centrale. Nell’intestino essa è coinvolta nella regolazione della secrezione e della motilità gastrointestinale e nella percezione del dolore. Nel sistema nervoso centrale invece, è implicata nella regolazione del tono dell’umore. Il nostro organismo rilascia serotonina in seguito a stimoli esterni e in base a ciò che proviamo attraverso i cinque sensi (per esempio, durante un bacio o mangiando un cibo in particolare). Avere un livello di serotonina bassa può comportare disturbi dell’umore, problemi di natura sessuale, difficoltà a dormire, complicazioni a defecare, accentuazione di ansia ed insorgenza di stati depressivi.

Stress

C’è qualcuno di noi che non è stressato? Lo esprimiamo tutti a causa della vita che conduciamo. Stati di stress mentali e pensieri negativi, attivando i circuiti dell’ansia e della paura, provocano aumento della motilità intestinale, rilascio di citochine (proteine molto piccole che comunicano alla cellula, grazie a specifici recettori di membrana, istruzioni specifiche, quale lo stimolo a differenziarsi, l’ordine di morire…) aumento della sensibilità e infiammazione della mucosa intestinale.

Precisazione doverosa: arma utile per combattere lo stress è l’attività fisica.
Mantenersi attivi può aumentare il numero di microrganismi benefici dell’intestino e ha un potenziale effetto antinfiammatorio.

L’Intestino è un organo pensante e ogni tanto è bene prendere decisioni di pancia, del resto non è un caso sentire espressioni come: “quella situazione mi è rimasta sullo stomaco”, “sento le farfalle nello stomaco quando penso a lui/lei”, “avevo un mal di pancia terribile dalla paura che ho preso”, “ogni volta che devo affrontare un esame mi viene mal di pancia o me la faccio addosso”, “quella cosa che mi è successa non l’ho ancora digerita”…

Sindrome dell’intestino irritabile

È un insieme di sintomi invalidanti che compromettono notevolmente la qualità della vita dovuto ad un’alterazione della motilità e/o della sensibilità viscerale. Non si riscontrano cause organiche, bensì si tratta di disfunzioni dell’apparato digerente.

Si stima che circa il 20% della popolazione dei paesi industrializzati ne soffra ed i soggetti di sesso femminile affetti da questa sindrome sono almeno il doppio rispetto a quelli di sesso maschile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi si manifestano per la prima volta tra i 20 e i 30 anni persistendo per mesi o addirittura anni. La barriera intestinale che ci protegge dalle sostanze tossiche si indebolisce rendendo la parete intestinale più permeabile (si parla di “leaky gut”, ossia di intestino gocciolante).

Le cause della sindrome dell’intestino irritabile non sono ben definite. I fattori che sembrano contribuire alla sua insorgenza sono: stress psicologico e fattori emozionali, intolleranze e allergie alimentari, disfunzioni del sistema immunitario, alterazioni nel microbiota intestinale e predisposizione genetica. Anche la manifestazione dei sintomi della colite varia da soggetto a soggetto (stipsi, diarrea, alvo alterno, meteorismo, crampi e dolore intestinale) e pertanto non c’è una cura che possa dirsi universale e non esiste un elenco di alimenti off-limits.

BADA A COME MANGI

La dieta va adattata alle esigenze e ai sintomi di ciascuno (ad esempio, coloro che soffrono di stipsi e coloro che patiscono invece episodi diarroici seguiranno diete differenti).

Un trattamento comune per IBS (dall’inglese Irritable Bowel Syndrome) è una dieta a basso contenuto di FODMAP (Acronimo di: Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols, in sostanza i cibi che fermentano: Oligosaccaridi, Disaccaridi, Monosaccaridi, Polioli). Sono sostanze a proprietà osmotiche (attirano l’acqua nel tratto intestinale), che, se consumate in eccesso e se non digerite bene, possono essere fermentate dai batteri intestinali. Le diete povere di FODMAP hanno dimostrato di ridurre la gravità dei sintomi IBS, in particolare dolore e gonfiore.

Gli alimenti da eliminare nella prima fase e da ridurre comunque nella fase di stabilizzazione sono:

  • mela, pera, mango, cocomero, frutta essiccata, pesche, albicocche;
  • aglio, cipolle, carciofi, scalogno, asparagi, taccole, funghi, cavolfiore;
  • tutti i prodotti contenenti frumento, mais in chicchi, orzo, segale e farro, couscous, pane, pasta, pizza;
  • cereali da colazione;
  • fagioli e piselli; anacardi e pistacchi,
  • latte, crema, gelati, yogurt;
  • miele, sciroppo di glucosio, fruttosio; dolcificanti con polioli;
  • succhi di frutta.

È importante, tuttavia, proprio per evitare errori e carenze, intraprendere un percorso di questo tipo sotto la guida di un esperto, preferibilmente con l’aiuto di un gastroenterologo.

Cambiando argomento, sebbene di mio non sia un impiccione, nel prossimo articolo proverò a farmi anche un po’ i cavoli vostri!!!