ADHD approcci multidimensionali

L’attenzione concentrata, al pari di un muscolo sotto sforzo, si affatica. I migliori nel loro campo, che si tratti di sollevatori di pesi, pianisti o di un musher con la sua muta di cani, tendono a limitare il duro esercizio a circa quattro ore al giorno.
Il riposo, e il recupero delle energie fisiche e mentali, hanno un ruolo fondamentale nel loro regime di allenamento: cercano di spingere se stessi e i loro corpi al limite, ma non al punto di perdere la concentrazione durante le sessioni di allenamento.
La pratica ottimale è quella in cui riusciamo sempre a mantenere la concentrazione al massimo.
(Daniel Goleman)

ADHD e la celiachia

Conformemente a uno studio divulgato nel Journal of Attention Disorders, i bambini affetti da ADHD, presentano una maggiore propensione a sviluppare la celiachia, una forma grave di intolleranza al glutine, rispetto ai loro coetanei senza ADHD. Tuttavia, è importante sottolineare che non esiste una prova definitiva che il glutine sia la causa diretta dell’ADHD. Alcune indagini, inoltre, hanno suggerito che l’adozione di una dieta priva di glutine potrebbe contribuire ad affrontare i sintomi dell’ADHD in una determinata fascia di pazienti.

ADHD e l’autostima

In base a quanto riportato da Healthline, l’ADHD può esercitare un impatto significativo sulla percezione di sé e sull’autostima. Le persone affette da ADHD possono sperimentare sentimenti di frustrazione e incapacità nel gestire le sfide quotidiane, con conseguente diminuzione del livello di autostima. A riguardo, alcuni studi indicano che l’adozione di una dieta equilibrata e ricca di nutrienti può non solo contribuire a mitigare i sintomi dell’ADHD, ma anche a migliorare l’umore complessivo e, di conseguenza, l’autostima. Questo collegamento tra alimentazione, benessere emotivo e autostima evidenzia l’importanza del considerare approcci multidimensionali nel trattamento e nella cura dell’ADHD.

ADHD e lo sport

Secondo quanto riportato da un articolo di Psicologi dello Sport, vi è una correlazione tra l’attività fisica, il movimento, la pratica sportiva, e la riduzione dei principali sintomi dell’ADHD. Questi studi sottolineano come il praticare una attività sportiva contribuisca a migliorare le funzioni esecutive.

Inoltre, un articolo su “Al Centro Roma” mette in evidenza come lo sport possa promuovere il potenziamento delle capacità socio-cognitive e di apprendimento nei bambini con diagnosi di ADHD. Tale coinvolgimento sembra avere un impatto positivo sulle loro abilità cognitive, migliorando l’autostima.

La scelta di uno stile di vita sportivo da parte di pazienti affetti da ADHD sembra, quindi, portare diversi benefici, non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello cognitivo e socio-emotivo.

L’attività fisica può dunque rappresentare un elemento integrativo e complementare nelle strategie di cura dell’ADHD, contribuendo a mitigarne i sintomi e a migliorare la qualità della vita, sia nei giovani sia negli adulti affetti da questo disturbo.

ADHD ed il sonno

Secondo quanto indicato da un articolo della Sleep Foundation, l’ADHD può impattare sul sonno in molti modi diversi. Le persone affette da ADHD possono sperimentare difficoltà nell’addormentarsi, frequenti risvegli notturni e un rischio più elevato di altri disturbi del sonno. Da notare che, per quanto chi soffre di ADHD sia più incline a soffrire di questi disturbi, spesso la diagnosi può non essere formulata.

Sebbene i farmaci possano contribuire al miglioramento dei sintomi legati all’ADHD, la scelta di modifiche comportamentali e l’adozione di una routine serale più opportuna possono entrambi risultare utili nel favorire un sonno più ristoratore.

Secondo quanto riportato da un altro articolo della Sleep Foundation, anche la carenza di sonno può accentuare i sintomi dell’ADHD. La privazione del sonno è associata a manifestazioni quali irritabilità, iperattività e difficoltà di concentrazione, tutti sintomi comuni nel quadro dell’ADHD. In aggiunta, la mancanza di sonno può incrementare il rischio di sviluppare altri disturbi che, a loro volta, possono contribuire all’aggravamento dei sintomi legati all’ADHD.

ADHD e la Floriterapia

La Floriterapia rappresenta un approccio alternativo che sfrutta le proprietà dei fiori per favorire il benessere emotivo e fisico. Attualmente, sono disponibili sul mercato due miscele di fiori australiani, fortemente indicate in contesti specifici. Tra esse spiccano “Stress Stop” e “Concentration”, entrambe associate all’ottenimento di significativi successi. Ovviamente vagheggio e mi piacerebbe pensare che si debba a loro (ma non è così), la vittoria di Sinner ai recenti Open di Australia di tennis, risultato questo che trovo meritevole di particolare menzione.

Quando vengono utilizzate in periodi di trattamento medio-lunghi, queste miscele sono capaci di produrre un effetto calmante e riequilibrante.

ADHD e la meditazione

Chiudo l’argomento provando a dire la mia sulla meditazione. Si tratta di una pratica che ha radici antiche in molte tradizioni spirituali e filosofiche. La meditazione richiede, solitamente, il concentrarsi su un oggetto, un pensiero, sulla respirazione o su uno stato di coscienza, al fine di raggiungere un livello particolarmente proficuo di calma, consapevolezza e rilassamento. Alcuni aspetti chiave della meditazione riguardano:

Consapevolezza

La meditazione spesso coinvolge l’attenzione consapevole e ciò può aiutare a ridurre lo stress, l’ansia e la tensione. Molte pratiche meditative pongono grande attenzione sulla respirazione, il cui controllo può essere utilizzato per favorire uno stato di quiete mentale e conseguente miglioramento della concentrazione.

La meditazione è spesso associata al rilassamento e può aiutare a liberare la mente da pensieri ricorrenti e preoccupazioni. Può essere inoltre utilizzata anche come strumento di progresso personale. Può contribuire a migliorare la consapevolezza di sé, la compassione e la resilienza emotiva.

Uno studio del 2016 condotto da Bachmann et al. ha evidenziato che la pratica della “mindfulness” può potenziare il funzionamento di specifiche aree cerebrali coinvolte nell’ADHD. La dott.ssa Elena Vlacos ha condotto ricerche cliniche ospedaliere sui benefici della meditazione “mindfulness” nel trattamento del disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD). Grazie a questi studi, ha sviluppato un protocollo clinico per i genitori di pazienti affetti, mirato a ridurre stress, ansia e depressione.

Le terapie comportamentali multidimensionali, che includono elementi come l’esercizio fisico aerobico, la respirazione profonda, l’equilibrio e la meditazione, sono state associate a miglioramenti significativi nella riduzione dello stress e nel rilassamento. Questi approcci multidimensionali possono influenzare positivamente i sintomi dell’ADHD, contribuendo a regolare la risposta emotiva. Complessivamente, le evidenze scientifiche sottolineano l’efficacia della “mindfulness” non solo nel contesto dell’ADHD, ma anche nel quadro di altri disturbi, con una crescente conferma di tali benefici nel corso degli anni.

Col prossimo articolo tireremo in ballo la primavera.

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