Pianeta Donna VI

“Ci sono certi sguardi di donna che
l’uomo non scambierebbe con l’intero possesso del corpo di lei.
Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido
il fulgore della prima tenerezza,
non sa la più alta delle felicità umane…”
Gabriele D’Annunzio

L’obiettivo della nutrizione di genere è tener conto delle differenze, anche anatomiche e fisiologiche, tra uomo e donna.

Un approccio che dovrebbe proporre, appunto, diete differenziate a seconda delle diverse esigenze specifiche. Una considerazione apparentemente banale, ma spesso non sufficientemente evidenziata: i fabbisogni nutrizionali andrebbero sempre calcolati in base alle misure antropometriche (peso ed altezza), all’attività lavorativa e sportiva praticate e, ovviamente, all’anagrafe ed alle condizioni di salute.

Quindi non è da tralasciare il fatto che, di norma, il peso corporeo di un uomo è maggiore e soprattutto è più rilevante la massa muscolare. Questo implica che il metabolismo basale giornaliero dell’uomo, e i relativi fabbisogni nutrizionali (calorici, proteici, vitaminici e minerali), siano più elevati.

Riguardo alle donne, invece, bisogna tener conto delle fisiologiche fluttuazioni ponderali nel corso della vita, con riferimento a eventi, sempre fisiologici, quali la gravidanza, l’allattamento e la menopausa.

Questi argomenti verranno poi trattati singolarmente e meriteranno un discorso a parte.

Altro argomento da approfondire è quello dell’osteoporosi, patologia più frequente nelle donne e che è opportuno prevenire già a partire dall’età giovanile.

Normalmente, la percentuale ideale di grasso corporeo, per una donna, si aggira intorno al 20% a fronte di una percentuale poco più che dimezzata nell’uomo (12%). Questa differenza, che risponde a basilari esigenze primordiali, è legata al ruolo della donna nella funzione riproduttiva, ovvero alla necessità di avere riserve sufficienti da utilizzare come nutrimento di scorta per il feto o il neonato in momenti “difficili”.

Questo giustificherebbe la differente risposta della donna ad alcuni farmaci. Infatti, molte molecole attive si legano facilmente ai grassi e da ciò consegue un diverso effetto dei farmaci sul corpo femminile, proprio per la presenza di una componente adiposa mediamente più elevata nel corpo femminile. Il più alto contenuto di grassi nel corpo della donna è particolarmente evidente nell’addome, nei fianchi e nelle cosce. Questo grasso “gluteofemorale” non è molto attivo metabolicamente, motivo per cui rimane ostinatamente in sede ed è difficile da eliminare.

Gli uomini, invece, oltre al vantaggio di avere un contenuto di grassi più basso e allo stesso tempo un contenuto muscolare più elevato, accumulano grasso sull’addome. Questo grasso “addominale” è altamente attivo dal punto di vista metabolico, il che significa che è facilmente eliminabile attraverso l’esercizio fisico, uno stile di vita sportivo e una giusta dieta. Questo vantaggio, però, è decisamente penalizzato da alcuni aspetti legati a una serie di rischi cardiovascolari.

Ulteriori differenze biologiche sono dovute agli organi sessuali, senza contare che anche l’equilibrio ormonale definisce il corpo maschile e femminile.

Gli uomini hanno più testosterone, le donne più estrogeni e anche maggiori fluttuazioni nell’equilibrio ormonale, che a sua volta ha un effetto diretto sull’assunzione del cibo. Soprattutto quando i livelli di estrogeni sono più bassi, ovvero nei giorni prima dell’inizio del periodo e in menopausa, il corpo reagisce con un maggiore senso di fame. L’alterato equilibrio ormonale favorisce anche la ritenzione idrica nei tessuti, con conseguente, pur leggero, aumento di peso.

L’equilibrio ormonale degli uomini non è soggetto a fluttuazioni così grandi, motivo per cui non ci sono quasi mai fasi di aumento della fame o di ritenzione idrica.

Un’altra differenza di genere è dovuta all’ormone dello stress, il cortisolo, che le donne rilasciano in maggiore quantità. Esso inibisce la costruzione muscolare e favorisce la ritenzione di grasso e potrebbe sopprimere la sensazione di sazietà attivando allo stesso tempo l’ormone della fame, la grelina. Uno stile di vita stressante porterebbe quindi a mangiare….oltre la fame.

Bisogna tuttavia precisare che l’alternarsi di fame e sazietà dipende anche da tanti altri elementi. Alcuni sono legati alla composizione del cibo (gli zuccheri ad alto effetto glicemico, ad esempio), alla densità calorica, al momento della giornata in cui lo assumiamo (mangiare la mattina è differente dal mangiare la sera), fino al “significato emotivo” che un certo cibo può avere per noi.

Più tipici dell’approccio di segnale sono elementi quali la grelina (indicatore di “stomaco vuoto”), la leptina (indice della nutrizione efficace), l’insulina/glucagone (antagonisti nella gestione degli zuccheri), la resistina e l’amilina (uno dei segnali di assuefazione agli zuccheri).

Nella donna ci sarebbe poi un’ulteriore variabile in gioco, quella indotta (per gran parte della sua vita) dall’andamento del ciclo mensile. All’interno di esso, la donna vedrebbe variare in modo considerevole il desiderio di cibo. Nel momento di maggiore prevalenza degli estrogeni si ha un certo effetto di “controllo dell’appetito”, con la possibilità che si assista ad una riduzione della quantità e della composizione del pasto. L’azione del progesterone, al contrario, spingerebbe ad aumentare l’introito nutrizionale richiedendo pasti più ricchi in termini calorici, di volume e addirittura di frequenza. A sua volta quest’effetto entrerebbe prepotentemente in gioco anche nell’influenzare tutte le altre molecole di segnale già considerate, dalla leptina alla grelina.

La prossima volta approfondiremo ulteriormente gli aspetti legati ai differenti gusti di genere e ai dati motivazionali legati alla dieta.

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