Bacco, Tabacco e …. Fertilità?

“La nascita non è un atto,
è un procedimento ininterrotto.
Lo scopo della vita è di nascere pienamente,
ma la sua tragedia è che la maggior parte di noi
muore prima di essere veramente nato.
Vivere significa nascere ad ogni istante.
La morte si produce quando si cessa di nascere.
Fisiologicamente il nostro sistema cellulare è in stato di nascita…”
(Eric Fromm)

Un bicchiere di vino?

Non ci sono evidenze scientifiche che un moderato consumo di alcol (un bicchiere di vino ripartito tra i pasti principali) interferisca con la fertilità mentre sono ben documentati i danni che il consumo di alcol può determinare in gravidanza, interferendo con lo sviluppo fetale, indipendentemente dalla dose assunta.

Valutare l’effetto preciso dell’alcol sull’infertilità, soprattutto in dosi ben definite, è difficile. Anche perché chi beve “smodatamente” ha spesso altre pessime abitudini alimentari, fuma e complessivamente, ha uno stile di vita che incide negativamente sulla fertilità. Di certo, a dosi elevate, l’alcol interferisce con la regolazione ormonale, nel maschio, sia a livello testicolare sia a livello centrale.

Inoltre, l’alcol sembra aumentare i livelli di estrogeni attraverso un processo di trasformazione (chiamato aromatizzazione dall’enzima aromatasi) degli androgeni in estrogeni.

Nella donna, la cautela deve essere ancora maggiore. Uno studio recente, condotto su donne con un consumo alcolico moderato, ha evidenziato una correlazione significativa tra consumo di alcol e riduzione della fertilità. Questa riduzione è ancora più evidente se si supera la dose di un bicchiere di vino al giorno. Da diversi lavori, a volte anche contraddittori tra di loro, ho provato a trarre un’ indicazione di carattere generale: se si progetta di avere un figlio è certamente prudente non bere. O, comunque, è bene limitare il più possibile il consumo di alcol.

E’ da tener conto che un bicchiere di vino, una birra o un bicchierino di un superalcolico contengono una quantità di alcol pari a 12 g. Sottolineerei, pertanto, l’importanza di comprendere i rischi di infertilità connessi al consumo di alcol ma anche le possibilità di prevenzione e di recupero della fertilità.

Prendiamoci un caffè?

Se siete una vera “caffeinomane” e consumate più di 500 mg di caffeina al giorno (più di 5 tazze di caffè), le possibilità di rimanere incinta diminuiscono e in gravidanza, aumenta la possibilità di un aborto spontaneo. Un consumo moderato, invece, non sembra interferire con le possibilità riproduttive.

Gli scienziati della Nevada School of Medicine hanno realizzato, in quest’ambito, uno studio che correla il consumo di prodotti a base di caffeina e la capacità riproduttiva. La risposta è apparentemente banale e scontata: sì, bere caffè può incidere sulla fertilità qualora si tratti di un consumo smodato.

Tuttavia, i risultati di vari altri studi disponibili sono contrastanti. A voler dare interpretazioni equilibrate: “un consumo moderato, ovvero due tazze di caffè/die, non sembra creare problemi mentre un consumo maggiore pare aumenti il numero di  aborti spontanei, soprattutto quando si superano i 400 mg di caffeina al giorno.

Sigaretta? No, grazie.

Fumare è sempre sconsigliabile ma, in particolare sulla fertilità, i danni del fumo sono davvero pesanti. Nelle donne che fumano più di 10 sigarette al giorno, la menopausa sopravviene, in media, da 1 a 4 anni prima rispetto alle donne che non fumano e questa osservazione suggerisce che il fumo acceleri l’esaurimento degli ovociti.

Inoltre, le fumatrici, sono più soggette agli aborti spontanei, sia nelle gravidanze ottenute naturalmente sia in quelle da fecondazione assistita. Per il maschio, è ben noto che il fumo possa determinare nel tempo deficit erettivi, ma anche deterioramento del liquido seminale.

Gli interferenti endocrini sono sostanze capaci di avere effetti sul metabolismo ormonale, e sugli equilibri degli ormoni sessuali, con conseguenze dannose sul sistema riproduttivo. In questo campo, è bene sottolineare l’azione negativa dell’ additivo BHA (E320), un conservante antiossidante che potrebbe diminuire la fertilità maschile.

Esso è presente in moltissimi alimenti, soprattutto quelli ricchi di grassi, quali patatine, margarine, burro di arachidi, ma anche nella frutta secca sgusciata e nelle gomme da masticare, nelle minestre e nei dadi.

Sarebbe importante disporre di dati sulla popolazione generale che permettano di avere un quadro più chiaro sulla eventuale pericolosità di questo additivo. I perfluoroalchili, o PFAS, sembrano passare, durante la gravidanza, dalle gestanti ai feti di sesso maschile; queste sostanze danneggiano, nell’adulto, la conta spermatica e la motilità degli spermatozoi.

Ma lo stress può essere causa di infertilità?

La relazione tra stress e infertilità è oggetto di discussione da anni ma, ancora oggi, non si è giunti ad una conclusione unanime e definitiva. Le donne con infertilità riportano elevati livelli di ansia e depressione ed è chiaro che l’infertilità possa diventare causa di stress. Meno chiara è la relazione inversa.

È poco probabile che lo stress, da solo, possa spiegare l’infertilità in una coppia, ma, molto probabilmente, può rappresentare un fattore aggiuntivo in grado di peggiorare altre eventuali criticità. In letteratura si trova prova del fatto che una donna con problemi di depressione ha un rischio doppio di avere problemi di fertilità.

Anche l’ansia potrebbe influire, allungando i tempi necessari per rimanere incinta (alcuni studi effettuati su donne sottoposte a percorsi di fecondazione assistita hanno un tasso di successo ridotto rispetto alla media, quando siano presenti queste condizioni). Da un punto di vista concreto, lo stress eccessivo può modificare i livelli ormonali e quindi posticipare o impedire l’ovulazione.


La prossima settimana faremo un cenno romantico all’imminente San Valentino per poi riprendere un argomento da tavola….i derivati del latte

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