Filtri d’attenzione

Se un problema necessita
di assoluta concentrazione,
simultaneamente interverrà
una distrazione assolutamente irresistibile.

(Legge di Hutchison, Arthur Bloch, Legge di Murphy)

È opportuno che inizi questo articolo citando dati tratti dalla lettura di alcuni lavori scientifici oltre che da mie riflessioni.

Quantità di informazioni

Ognuno di noi riceve e allo stesso tempo produce, una quantità di informazioni senza precedenti nella storia umana. Il nostro mondo è sommerso da un volume di dati impressionante. Questo flusso incessante di informazioni include anche dettagli della nostra vita quotidiana, come acquisti, posizioni e interazioni sociali.

L’organizzazione di file multimediali ed elettronici può risultare travolgente, considerando che ognuno di noi arriva ad avere l’equivalente di oltre mezzo milione di libri memorizzati sui dispositivi di cui fa normalmente uso.

Aggiungiamo a tutto questo il vasto mondo di informazioni presenti nei telefoni cellulari e nelle carte di credito e otteniamo un totale di 300 exabyte di dati creati dagli esseri umani. Il nostro cervello è capace di elaborare tutte queste informazioni, ma tutto questo ha un costo e la fatica che ne deriva rende difficile distinguere quello che è importante da quello che è superfluo.

I neuroni, cellule viventi, richiedono ossigeno e glucosio. Lavorando intensamente, tutta questa elaborazione delle informazioni ci provoca affaticamento. Ogni aggiornamento su piattaforme come Facebook, ogni tweet o messaggio di testo, compete con le nostre risorse cognitive, sovrapponendosi ad altri pensieri, anche i più banali, quali ad esempio il ricordarsi dove abbiamo poggiato le chiavi di casa o il prendere accordi con le persone nell’ambito del lavoro o delle amicizie.

L’elaborazione delle informazioni

Il nostro cervello, con una capacità di elaborazione di 120 bit al secondo, affronta sfide continue nel cercare di star dietro al flusso continuo di informazioni. Questo limite è ben descrivibile quando, ad esempio, facciamo difficoltà a comprendere tre persone che parlano contemporaneamente. Su questo pianeta siamo circondati da miliardi di altri esseri umani e, tuttavia, possiamo capirne solo due alla volta!

E poi ci sarebbe anche da chiedersi: ma ne abbiamo veramente voglia? Date queste premesse, c’è davvero da meravigliarsi che il mondo sia pieno di così tanti malintesi? Storicamente, i nostri cervelli si sono evoluti a partire dai bisogni di una popolazione di cacciatori-raccoglitori. In quei tempi, nell’arco della sua vita, un essere umano incontrava al massimo mille persone. Oggi, in una grande città, possiamo incontrare lo stesso numero di persone in meno di….

Il mondo animale insegna?

Negli animali, il filtro dell’attenzione assicura l’orientamento solo verso stimoli rilevanti per la sopravvivenza e le necessità fondamentali.

Ad esempio, gli scoiattoli mostrano attenzione alle noci e ai predatori. Analogamente, i cani, con un olfatto milioni di volte più sensibile del nostro, privilegiano l’uso di questa capacità sensoriale per raccogliere informazioni sull’ambiente nel quale si muovono. I loro stimoli olfattivi sono stati favoriti rispetto a quelli uditivi.

Anche i gatti mostrano un interessante filtro dell’attenzione che si adatta alle loro caratteristiche sensoriali e comportamentali. I gatti (non quelli attuali che vivono in casa) sono predatori notturni con un udito e una vista eccezionali, elementi cruciali per la caccia e la sopravvivenza. Essi possono concentrare la loro attenzione su movimenti rapidi o suoni associabili a potenziali prede. Anche in un ambiente domestico, i gatti spesso ignorano stimoli che considerano non rilevanti per le loro esigenze immediate. Il gioco, la caccia e la curiosità per l’ambiente circostante, sono aspetti chiave della loro attenzione. Inoltre, i gatti, possono sviluppare forti legami affettivi con i loro proprietari, dimostrando un adattamento del loro filtro attenzionale anche alle relazioni sociali.

Altri animali mostrano altrettanti adattamenti, dei filtri dell’attenzione, in base alle loro esigenze ambientali e comportamentali. Gli uccelli rapaci, come i falchi e le aquile, hanno filtri altamente focalizzati sui movimenti nel campo visivo, in particolare se associati alle loro prede. La vista acuta, e la capacità di individuare rapidamente un movimento, contribuiscono al loro successo nella caccia.

Molti pesci utilizzano il loro senso laterale per rilevare onde sonore, movimenti e variazioni nella pressione dell’acqua (segnali cruciali, questi, per la navigazione e l’individuazione del cibo e per evitare i predatori).

Le colonie di insetti sociali, come le formiche e le api, mostrano filtri attenzionali che enfatizzano la comunicazione chimica. Gli odori rilasciati dai membri della colonia sono fondamentali per la coesione e la coordinazione delle attività all’interno del nido. Balene e delfini, essendo mammiferi marini, hanno filtri altamente sviluppati per la comunicazione acustica. L’ecolocazione, la produzione di suoni ,e la percezione delle onde sonore, sono vitali per la navigazione e la caccia sotto l’acqua.

L’evoluzione

Diecimila anni fa, la combinazione degli esseri umani, dei loro animali domestici e del bestiame, costituiva appena lo 0,1% della biomassa terrestre di tutti i vertebrati. Oggi ne rappresentano il 98%. Questo straordinario aumento è in gran parte attribuibile alla nostra notevole capacità cognitiva, che ci ha permesso di adattarci in modo flessibile all’ambiente.

Data per scontata l’evoluzione delle nostre facoltà intellettive, va sottolineato che il nostro cervello si è evoluto in un contesto meno complesso, con molte meno informazioni rispetto al loro attuale sovraccarico. Oggi, i nostri filtri vengono facilmente sopraffatti dall’abbondanza di stimoli.

È interessante notare che molte persone di successo, avendo consapevolezza del valore del loro tempo e della loro capacità di attenzione, scelgono spesso di delegare la gestione dei loro filtri attenzionali. Responsabili aziendali, leader politici, star del cinema, e altre persone con impegni significativi, si affidano di regola a team di supporto, praticamente a delle estensioni del loro cervello.

Ma per il comune mortale che non può permettersi questo?

Ne parleremo la prossima settimana.

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