L’entusiasmo è per la vita
quello che la fame è per il cibo.
(Bertrand Russel
Le abitudini alimentari si formano già durante l’infanzia. Gli insegnanti e la scuola assumono un ruolo sempre più importante nell’indicare quelle sbagliate come, ad esempio, la propensione a mangiare sempre le stesse cose o l’avversione costante a un alimento particolare (quasi sempre, per i ragazzi , la verdura).
La collaborazione tra insegnanti e genitori, l’esempio di compagni abituati a “mangiare di tutto”, possono essere contributi efficaci nel valorizzare i giusti comportamenti alimentari. Mangiare a scuola deve essere per il bambino un momento di piacevole convivialità, e occasione di apprendimento e di gioco.
Meglio evitare i “ricatti” del tipo:“se mangi questo, ti darò quest’altro”: i risultati sarebbero scarsi o addirittura controproducenti. Le ricerche sui comportamenti alimentari sono unanimi nel ritenere che l’atteggiamento di quasi tutte le persone nei confronti del cibo dipenda in larga misura dalle scelte fatte a suo tempo dai loro genitori.
Dando ai nostri figli un dolce come premio per un comportamento che abbiamo apprezzato, o rivolgendoci loro con frasi del tipo “sei stato buono allora ti compro un gelato”, rafforziamo il loro desiderio nei confronti di quel cibo. Il rischio è che alcuni alimenti diventino un mezzo per ottenere gratificazione anche nella vita adulta o che vi si ricorra per affrontare momenti di stress o di depressione.
Altro suggerimento: non essere mai troppo rigidi. I genitori che controllano assiduamente ciò che mangiano i loro figli potrebbero ottenere l’effetto opposto e favorire la preferenza per i cibi “proibiti”. Non è neppure il caso di fare un dramma se il bambino salta un pasto o a volte mangia svogliatamente o smette improvvisamente di mangiare un certo cibo.
Accettiamo l’idea che anche nostro figlio possa dire: “questo cibo non mi va”. L’educazione al gusto richiede tempo e pazienza. Ad esempio, offrendo ai piccoli la verdura cruda come antipasto spesso se ne favorisce l’assaggio nel momento di maggior appetito.
Altri espedienti per rendere accetto un alimento: servirlo in modi diversi, o metterne, ogni tanto, piccole quantità nel piatto senza forzarne l’assaggio; meglio ancora, coinvolgere i piccoli nell’acquisto del cibo e nella preparazione del pasto.
I bambini imitano gli atteggiamenti dei genitori nei confronti dell’alimentazione. Proporsi come un buon modello è strategia sempre valida. Non a caso a scuola, quasi sempre, gli stessi bambini smettono di fare storie riguardo a un certo cibo, in quanto esso non è più oggetto del contendere ed è più facile che, in quella sede, passino novità gastronomiche rifiutate in altre circostanze.
Obiettivo di una sana educazione nutrizionale potrebbe essere il riscoprire alcuni alimenti dimenticati (ad esempio cereali del passato quali orzo, miglio, farro) o l’approfondire la conoscenza dei vari tipi di ortaggi e frutta, con riferimento alla stagionalità e alle modalità di coltivazione.
Spesso la mensa scolastica deve barcamenarsi tra ciò che sarebbe bene proporre e ciò che i ragazzi, e con loro i genitori, accettano.
Nella programmazione dei pasti domestici, è necessario tener presente ciò che si mangia nel corso della giornata. Di sera, se il pranzo è consistito in un primo piatto asciutto, è consigliabile proporre un passato di verdure o un piatto di brodo, così come è opportuno alternare le verdure cotte alle crude e farlo cercando di evitare a cena piatti a base di carne se già consumati a mezzogiorno.
Per i genitori è importante sapere cosa il bambino abbia mangiato a scuola e quali ingredienti siano stati usati come condimento, o come sia stato cotto un alimento, per non riproporre le stesse preparazioni la sera, in modo che i due menù forniscano un apporto bilanciato di nutrienti.
UNA DIETA VARIA E NUTRIENTE.
Per quanto riguarda i primi piatti, è meglio privilegiare la pasta corta; i formati lunghi, come gli spaghetti, non risultano molto agevoli per i più piccoli che hanno ancora poca dimestichezza con le posate.
I bambini, generalmente, mostrano di apprezzare il sugo a base di tonno e pomodoro, ma anche un piatto di pasta condito con il solo tonno, e insaporito con un po’ di salvia, risulta spesso gradito.
Passando ai secondi, è bene evitare di restare troppo a lungo ancorati alla “fettina” di carne. Il suggerimento è sempre di differenziare il tipo di alimento. Ad esempio, parlando di carne, è bene variare dal petto di pollo alla braciola di maiale e alla bistecca di vitellone cercando di non annoiare i piccoli commensali.
Può anche essere utile cambiare l’aspetto della solita scaloppina e, in tal caso, condirla con il limone, o sfumarla con l’aceto è sufficiente ad ottenere una variazione semplice ed efficace. Di solito i bambini non amano il pesce e allora, per non limitare l’offerta al solo pesce bianco, oltre alla platessa e al merluzzo, si può proporre loro un branzino al sale (tagliato in liste sottili e senza le lische) o un’orata cotta in padella con un filo d’olio, un rametto di rosmarino e uno spicchio d’aglio (da togliere a fine cottura).
Divertente sarebbe, poi, preparare i piatti con i nostri bambini lasciando ovviamente a loro i compiti più semplici. Cucinando insieme, si possono creare tanti primi piatti gustosi. In questo modo si sentiranno coinvolti e apprenderanno, divertendosi, utili nozioni di cucina. In più, questo piacevole passatempo si tramuta, per il bambino, nel piacere di poter dire: “questo l’ho preparato io!”
La prossima settimana il capitolo scuola e alimentazione coinvolgerà gli adolescenti.
Sehr interessant und sehr richtig. Ich hoffe, dass viele Eltern den Artikel lesen – und umsetzen!