La riproduzione

“Io penso di vedere qualcosa di più profondo,
più infinito, più eterno dell’oceano
nell’espressione degli occhi di un bambino piccolo
quando si sveglia alla mattina
e mormora o ride perché vede il sole
splendere sulla sua culla.”

(Vincent Van Gogh)

Buon anno 2023

Ci siamo lasciati alle spalle il 2022 con un articolo celebrativo del giorno della nascita di Gesù Cristo. Riprendo il tema, sia pur in veste laica.

Innanzitutto una curiosità, almeno fino a poco tempo fa, il dato statistico evidenziava che la maggioranza delle nascite avviene tra giugno e inizio ottobre, ovvero, facendo semplici conti, il concepimento si verifica nei precedenti mesi autunnali e invernali.

Questo non perché, o non solo perché, il freddo, le coperte, le vacanze, risultino propizie all’operazione di concepimento. Molto più banalmente, questo accade per una questione di adattamento evolutivo. La riproduzione, per gli esseri umani come per tutti gli esseri viventi del pianeta, è un fatto stagionale.

La stagione degli amori

Certo, non esiste una “stagione degli amori” umana, tuttavia il concepimento avviene in modo più semplice durante le stagioni più fredde con l’obiettivo di far nascere la prole in primavera avanzata o in estate. Questo è il frutto di strategie di adattamento della specie, in virtù del fatto che in tale periodo il clima è migliore, l’ambiente è più accogliente ed anche le risorse a disposizione per il sostentamento della prole sono maggiori.

La stagionalità

C’entra, dunque, la stagionalità, collegata alle ore di luce. Comunque, quello che è stato vero fino a poco tempo fa lo è meno oggi e probabilmente non lo sarà più in futuro. Gli esseri umani stanno perdendo il loro legame con la stagionalità. Il picco delle nascite tra giugno e luglio sta calando in modo drastico negli ultimi decenni e la ragione è la solita: il crescente distacco dal mondo naturale. Una causa su tutte: la luce artificiale.

A voler semplificare, perché la gravidanza abbia successo, occorre che le ovaie femminili siano in grado di produrre un ovulo vitale e che questo possa ridiscendere le tube di Falloppio. A sua volta , il maschio deve essere in grado di eiaculare e di avere uno sperma sufficientemente vitale da risalire le tube di Falloppio. Occorre, poi, che lo spermatozoo e l’ovulo si uniscano, affinché avvenga la fecondazione. A sua volta, l’ovulo fecondato deve potersi impiantare all’interno dell’utero per essere nutrito dall’organismo.

Nello specifico si calcola che il 27% dei giovani italiani fino ai 18 anni presenti problematiche della sfera riproduttiva e sessuale. Invece gli adulti tra i 19 e i 50 anni affetti da patologie andrologiche sono circa il 40%, con una maggiore prevalenza di infertilità e problematiche sessuali.

Sempre da stime ISTAT, si calcola che il 15% delle coppie in età fertile abbia problemi di sterilità. Si sa che nel 30-40% dei casi influiscono i problemi riproduttivi maschili, nel 30-40% quelli femminili. Nella restante percentuale dei casi il problema è di entrambi i partner”. Tra i fattori di rischio più importanti è da citare l’età, l’obesità, lo stress e l’esposizione ad agenti fisici e chimici: tabagismo, alcolismo, sedentarietà.

Ma quanto conta l’età?

Precisiamo che spesso rinviare la maternità è una scelta obbligata, pur sapendo che, con l’aumentare degli anni, la fertilità diminuisce e una gravidanza diventa difficile da ottenere. Da dati aggiornati al 2019, sempre secondo l’Istat, l’età media al parto, nel nostro paese, si è attestata sulla soglia dei 32 anni, 2 anni in più rispetto a quanto accadeva circa 20 anni fa; il 38% delle donne italiane (contro il 51% delle europee) partorisce il primo figlio in un’età compresa tra i 20 e i 29 anni, mentre il 54,1% lo fa tra i 30 e i 39 anni (contro una media Ue del 40,6%). In parallelo, continua a crescere il tasso di fecondità delle ultra 40enni, che arriva così ad eguagliare quello della fascia 20-24 anni.

E’ risaputo che oggi la decisione di posticipare una gravidanza è legata essenzialmente a motivi socio-culturali, economici e lavorativi e i nostri giovani hanno molti problemi in più, rispetto alle generazioni precedenti, dal punto di vista della stabilizzazione’ della loro condizione lavorativo-familiare.

Con queste premesse sovente un figlio rischia di essere visto come un ostacolo aggiuntivo. Purtuttavia, occorre sottolineare che l’età nella quale si cerca la gravidanza si rivela un fattore che influenza profondamente la possibilità di realizzare il desiderio di genitorialità.

Capacità riproduttiva

Infine, la capacità riproduttiva non sempre corrisponde alla percezione che abbiamo di noi stessi e, a riguardo, ci si autoinganna facilmente sul fatto di essere giovani almeno quanto pensiamo di sembrarlo.

Purtroppo, non è sempre così, soprattutto dal punto di vista del potenziale riproduttivo. Da sottolineare, anche, che l’età materna è il più significativo fattore di predizione dei risultati delle tecniche di PMA (procreazione medicalmente assistita), in quanto il numero e la qualità degli ovociti diminuisce con l’aumentare dell’età. Questo porta a minori probabilità di formazione degli embrioni e, soprattutto, di embrioni cosiddetti euploidi, ovvero caratterizzati dalla presenza di un numero di cromosomi nella norma.

Ma per fortuna la natura è dotata di meccanismi potenzialmente perfetti: se l’embrione non ha un numero di cromosomi nella norma, l’impianto, e di conseguenza l’avvio e la prosecuzione della gravidanza, sono molto più difficoltosi e meno probabili. Questo è anche uno dei motivi per cui è più frequente che una donna abortisca a 40 anni che a 25.

Il prossimo venerdì tratteremo l’argomento sotto l’aspetto preventivo, sia come stile di vita sia sotto il profilo nutrizionale.