La pelle (seconda parte)

Quello che c’è di più profondo
nell’essere umano,
è la pelle.
[Ce qu’il y a de plus profond
dans l’homme,
c’est la peau].

Paul Valéry

Vendere cara la pelle

Certo che hai proprio una bella pelle!

A chi non piacerebbe ricevere un complimento del genere? La pelle si rinnova più velocemente quando si è giovani, in media ogni mese, fino ai 20-25 anni. Impiega molto più tempo con l’avanzare dell’età.

Con il passare del tempo arrivano poi, inevitabilmente, i segni dell’invecchiamento. Tuttavia, prestando attenzione alla cura della pelle, potremmo quanto meno provare a farla invecchiare bene. Provo a spiegarmi meglio.

L’invecchiamento non è solo qualcosa di negativo. I segni che compaiono sul viso sono, in fondo, l’espressione di ciò che siamo, delle nostre esperienze di vita, dei nostri periodi belli, ma anche di quelli meno belli. Molte attrici (la Magnani, ad esempio) hanno affermato di amare le proprie rughe. Non bisogna certo pensare che avere un bell’aspetto voglia dire rimanere giovani a tutti i costi, anzi. A volte un lifting molto spinto può conferire un aspetto quasi innaturale, o, comunque, non in armonia con il resto della persona.

Riallacciandomi a quanto precedentemente scritto, la pelle è il primo “scudo” protettivo ed è esposta a molti fattori di diversa natura: le radiazioni ultraviolette, l’inquinamento, il freddo, il caldo, lo stress, i radicali liberi e, ovviamente, la dieta.

L’importanza dell’acqua

A completare il discorso del blog precedente, tengo a sottolineare l’importanza dell’acqua. L’acqua è un elemento essenziale per mantenere la salute e l’idratazione della pelle. Le rughe e i segni dell’invecchiamento si manifestano maggiormente quando la pelle perde elasticità, diminuisce la produzione di collagene e aumenta la disidratazione. La quantità di acqua da bere dipende da vari aspetti, ma, in ogni caso, è importante prevenire la sete. Oltre che bere adeguatamente, è consigliabile ridurre la quantità di sale ingerita ogni giorno, sostituendolo, preferibilmente, con le erbe aromatiche.

Nemici per la pelle

Quali i veri nemici della pelle? Anche una dieta può fare male alla pelle?
Una dieta disordinata, ricca di cibi ultra-trasformati e di zuccheri raffinati, può lasciare tracce sulla pelle del viso con le classiche manifestazioni cutanee adolescenziali, quali brufoli e imperfezioni, anche a quaranta anni.

Chi tende ad avere una pelle infiammata, acneica o irritata, dovrebbe prestare molta attenzione al consumo degli alimenti ad elevato indice glicemico e ai carboidrati raffinati quali riso bianco, pane bianco, e in genere tutti i cereali raffinati, oltre che agli zuccheri semplici contenuti nelle bevande gassate e nelle merendine industriali. Anche il pane dovrebbe essere scelto con cura. È da preferire quello fatto con farine di grani antichi e preparato con lievitazione lenta e naturale.

L’innalzamento dell’indice glicemico peggiora la sintomatologia infiammatoria della pelle, favorendo l’insorgenza dei disturbi cutanei (in primis l’acne). Inutile ribadire che, oltre che la qualità dei carboidrati, è importante la loro quantità e la frequenza di assunzione.

Non solo gli zuccheri ma anche i grassi, presenti soprattutto nei cibi processati, hanno effetti immediati e dannosi sulla pelle. A causa dell’alimentazione disordinata, potrebbero verificarsi delle alterazioni del microbiota, ossia di tutta la “fauna batterica” che abita nel nostro apparato digerente e che regola diversi processi metabolici. I microrganismi che compongono il microbiota abitano l’intestino in relazione simbiotica con le nostre cellule intestinali.

Con un metabolismo corretto apportano benefici all’organismo concorrendo alla digestione dei nutrienti e al metabolismo dei farmaci. Inoltre, prevengono la colonizzazione di microrganismi patogeni, rafforzano la funzione della barriera intestinale e influenzano la risposta immunitaria dell’ospite. Un disequilibrio del microbiota si riflette, immediatamente, anche sulla pelle con una produzione eccessiva di sebo e con irritazioni cutanee.

Dermobiota

E’ il microbiota della pelle, ovvero l’insieme dei microrganismi (batteri, funghi, virus e acari) presenti sulla pelle e che vivono in perfetta simbiosi con il nostro organismo, comunicando e interagendo con il sistema immunitario.

Esso sta destando sempre più interesse, sia sotto l’aspetto dermatologico sia sotto quello cosmetico. Il mantenimento del delicato equilibrio del grande numero e della grande diversità dei microrganismi che albergano sulla pelle potrebbe essere la chiave per la prevenzione di alcuni disordini dermatologici quali acne, eczema, forfora, secchezza della pelle e irritazioni cutanee.

Come l’intestino, anche la pelle viene colonizzata da una grande moltitudine di microrganismi (commensali e simbionti). Per quanto riguarda la pelle, questo avviene già nell’immediato periodo post-natale, grazie al contatto materno e all’ambiente esterno.

La composizione del dermobiota dipende anche dalle specifiche caratteristiche fisiologiche che esso trova sulla pelle, dal pH alla temperatura, dalla condizione di umidità creata dalle ghiandole sudoripare alla presenza, più o meno significativa, di sebo dovuta alle ghiandole sebacee. Questo rivela altresì come il microbiota della pelle sia diverso, in termini di numero e/o composizione, nei vari distretti del corpo: ascelle, interno dei gomiti, pieghe inguinali, spazi interdigitali etc..

Il dermobiota assolve a molti compiti, oltre che al più intuitivo, ovvero quello della protezione dalle aggressioni esterne, di natura fisica, chimica o biologica. I microrganismi della pelle, inoltre, monitorano l’azione dei patogeni elaborando, ad esempio, dei metaboliti che hanno la funzione di abbassare il pH, in quanto l’ambiente acido risulta essere poco favorevole allo sviluppo degli stessi.

Allorquando i microrganismi della pelle risultano essere in equilibrio tra di loro (eubiosi), essi svolgono al meglio le funzioni cui sono deputati. Invece, laddove tale condizione viene perturbata (disbiosi), si verificano alterazioni di funzioni fondamentali, quale l’effetto barriera, con conseguente innalzamento del pH. Studi dermatologici sottolineano che a creare disbiosi cutanea possono anche concorrere i frequenti lavaggi con detergenti alcalini (saponi), l’utilizzo di prodotti per l’igiene (deodoranti), l’uso di cosmetici (idratanti) o prodotti estetici (make up) non congrui e, anche, farmaci per uso topico (antinfiammatori) e antibiotici.

Non bisogna infine dimenticare le relazioni Gut-Skin-Brain Axis: la salute dei nostri batteri equivale, infatti, anche alla nostra salute mentale”.

Sull’argomento torneremo la prossima settimana.

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