Il sex appeal è al cinquanta per cento
ciò che hai
e al cinquanta per cento
ciò che la gente crede tu abbia.
(Sophia Loren)
Per riallacciarmi a quanto detto la settimana scorsa, è importante comprendere la differenza tra bellezza esteriore e fascino, poiché spesso queste due cose vengono confuse o messe sullo stesso piano.
Bellezza esteriore
Per definire la bellezza esteriore si fa riferimento all’aspetto fisico di una persona, come le caratteristiche del viso, la forma del corpo o i lineamenti. Comunemente, lo standard di bellezza è influenzato da fattori culturali e sociali. La bellezza esteriore è di certo visibile e immediatamente percepibile e spesso è la prima cosa cui si guarda all’inizio di un incontro o di una conoscenza.
Fascino
Il fascino, invece, è qualcosa di più profondo ed evocativo. Esso risiede nella capacità di trasmettere una certa energia o sensazione che attrae e cattura le persone. È un’attrattiva che va al di là dell’aspetto esteriore e che dura nel tempo. E’ una combinazione di diversi elementi, tra i quali la personalità, il carisma, l’intelligenza, l’umorismo, l’empatia e la capacità di connessione con gli altri.
A voler proseguire nei distinguo, la bellezza esteriore può essere oggetto di giudizi superficiali e di cambiamenti nel corso del tempo, il fascino è invece più duraturo e intangibile ed essendo intrinseco alla personalità di un individuo può riflettersi nelle sue azioni, nelle sue parole e nella sua presenza. Inoltre, mentre la bellezza esteriore può suscitare un’immediata attrazione, il fascino permette di creare connessioni più significative e durature con gli altri.
In sintesi, è importante valorizzare entrambi gli aspetti, ma, soprattutto quando non si è più giovani, lo è di più il dare peso al fascino che è fonte di una attrazione più duratura. E allora, per sdrammatizzare, potrei chiosare affrontando in modo ironico il consiglio-concetto di “fregarsene” dei rotolini di ciccia in bella vista quando si è in spiaggia, soprattutto in considerazione dell’atteggiamento diffuso di molte persone che sono costantemente distratte dal cellulare e dagli aspetti virtuali della vita quotidiana e che spesso mancano di notare ciò che accade intorno a loro.
Questa considerazione ironica per sottolineare che l’importanza assegnata all’aspetto fisico è eccessiva, considerando che la gran parte delle persone neppure si accorgono delle differenze o delle “imperfezioni” che tanto preoccupano i “portatori”. Ci tengo, pertanto, a sottolineare che molti dei criteri estetici imposti dalla società sono superficiali e di certo non hanno un reale impatto sulla nostra felicità e soddisfazione. Liberiamoci di queste preoccupazioni, quindi, e godiamoci la spiaggia!
Lo ripeto: non c’è nessun pubblico o critico che ci giudica, possiamo essere più autentici e liberi praticando un po’ di autoaccettazione. Intorno a noi, purtroppo, solo persone immerse nei loro mondi virtuali.
Tra l’altro e lo dico in modo opportunistico per me, l’accettazione consapevole dei propri difetti da parte del paziente è un elemento chiave in un percorso di dieta a lungo termine. Quando siamo in grado di accettare i nostri difetti e le nostre imperfezioni, siamo più sereni e liberi da aspettative immediate e pressioni esterne.
Questo stato di maggiore serenità del paziente facilita il nostro approccio nei suoi confronti e semplifica il processo di prosecuzione della dieta. Del resto nessuno è perfetto e ogni individuo ha le proprie sfide e difficoltà da affrontare. Il paziente che accetta consapevolmente i propri difetti abbraccia la realtà in modo più obiettivo e senza pregiudizi.
Questo atteggiamento rende anche i medici più empatici e comprensivi nei suoi confronti. Trovo che così sia più facile spiegargli che il percorso della dieta non è una strada lineare e che ci saranno sfide e ostacoli lungo il cammino. Si può finalmente lavorare con i tempi giusti, incoraggiando i pazienti a fare progressi graduali e sostenibili, anziché cercare soluzioni rapide ma temporanee. In tal modo si crea un rapporto più rassicurante tra medico e paziente, il che facilita e promuove un rapporto di fiducia anche nell’ambito della terapia.
La perfezione, lo ripeto, non esiste: è normale incontrare alti e bassi lungo il percorso. Il dietologo empatico dovrebbe anche insegnare ai pazienti la resilienza e la capacità di recupero da eventuali cadute o ostacoli e farli concentrare su una visione corretta del problema e sulla possibilità di un supporto continuo, anziché su eventuali sensi di colpa o vergogna.
Soprattutto negli ultimi tempi, si è confermato che il nostro cervello è programmato per rispondere positivamente alla gratificazione immediata. Il sistema di ricompensa nel nostro cervello, che include la dopamina e altre sostanze chimiche, si attiva quando riceviamo una gratificazione immediata. Questo crea un circolo vizioso in cui cerchiamo costantemente stimoli nella direzione accennata anche se ciò va a discapito dell’ottenimento di risultati più duraturi a lungo termine o di una soddisfazione più concreta.
Perciò è importante tener presente che il piacere dell’attesa e il raggiungimento di obiettivi consolidati a lungo termine possono portare a una gratificazione decisamente maggiore. La pazienza, la perseveranza e la capacità di rinviare la gratificazione comportano sicuramente risultati migliori.
Di certo apprezzare il processo e il percorso verso un obiettivo, piuttosto che solo il risultato finale, ci permette di sperimentare una soddisfazione più profonda e completa.
Godiamoci il periodo di Otium e la prossima settimana scriverò cenni sull’alimentazione estiva.