Ansia da rientro a scuola

La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione,
ma anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro.
(Rita Levi-Montalcini)

Ansia da rientro a scuola e panico da rientro?

Quali sono le note dolenti di questo ritorno alle normali abitudini? In questo articolo sorvolerò sul problema, serio, della fobia sociale, in specie su quella dei bambini più piccoli. Nel loro caso si possono manifestare persino malesseri fisici severi e paure intense e irrazionali. I suggerimenti sarebbero abbastanza complessi e tali da richiedere il coinvolgimento di esperti.

Evito anche di prendere in esame l’impatto significativo che la pandemia di COVID-19 e le relative restrizioni hanno avuto in ambito scolastico. Questo evento ha portato a cambiamenti drastici nella vita scolastica come la conosciamo normalmente: chiusura delle scuole, transizione all’ istruzione a distanza e distanziamento sociale tra le altre cose.

Per tutti gli studenti e non solo per i più piccoli, il passaggio dalla libertà delle vacanze alla rigida routine scolastica può essere uno dei principali fattori scatenanti dello stress. I ragazzi possono sentirsi sopraffatti dal doversi riadattare agli orari fissi e ai compiti scolastici. Non è da sottovalutare nemmeno l’impatto del bullismo e di fenomeni simili. Dobbiamo sapere tutti, genitori e docenti, che la scuola è un ambiente in cui le dinamiche sociali possono amplificare i problemi di questo tipo.

Un po’ di narrazione del mio passato di qualche lustro fa…

“Resa dei conti”

Molti di noi avevano già considerato l’idea di rinunciare alle armi, di arrendersi senza opporre la minima resistenza. La minaccia era nell’aria. Nuove provocazioni si profilavano all’orizzonte, in un’atmosfera sempre più autunnale in cui i riverberi di un sole, ormai indebolito dal moto di rivoluzione della terra, erano un pallido ricordo della vigoria con cui si era proposta la stagione estiva. Con la sua fine svanivano anche le nostre speranze di eludere ciò che ci attendeva. I nuovi governanti, consapevoli del loro potere, non si nascondevano più tra la folla, ma facevano ora delle apparizioni pubbliche, scambiando saluti con tutti. E pensare che fino a poco tempo prima erano praticamente invisibili. Conducevano vite semplici, si godevano il mare, si abbronzavano, indossavano abiti leggeri per sfuggire al caldo estivo. Qualcuno di loro era persino stato sorpreso a mangiare l’anguria. Tutto questo, però, era cambiato.

Ora, quasi seguissero un piano ben orchestrato, assumevano un’aria seria, con sguardi torvi e passo deciso. In alcuni casi, arrivavano anche a sfoggiare la classica cartellina in similpelle nera, il simbolo massimo della loro forza. Avevano pianificato attentamente le loro mosse nei giorni precedenti, equipaggiati con un’arma potente fornitagli dalla Madrepatria: il REGISTRO Scolastico. Ci sentivamo allo sbando. Privi di un piano preciso, incapaci di ribaltare il destino della battaglia. Come spesso accade quando qualcuno è prossimo alla sconfitta, gli opportunisti emergevano e rafforzavano la loro presa. Sistemati in tre o quattro punti strategici della città, avevano trascorso tutta l’estate in quell’angolo di strada che collegava il loro dominio di lavoro, noto come “cartolibreria”, all’ingresso del bar nelle vicinanze. Erano la punta dell’iceberg, la cui forza principale risiedeva nell’editoria scolastica, e ora si erano dichiarati apertamente traditori.

Uno di loro, Teneriello era il suo nome, incuteva un particolare timore. Di solito gentile e cortese, all’inizio di settembre subiva una trasformazione. Il suo aspetto sembrava mutare, il suo temperamento diventava più aggressivo, come se il freddo incipiente avesse acceso un fuoco oscuro dentro di lui. Era come se un fumo nero uscisse dalle sue narici quando respirava. Alla fine, non avevamo altra scelta. Arrenderci! Addio alle mattine trascorse a letto senza il tormento della sveglia, addio ai pomeriggi di gioco e alle giornate al mare, addio alle serate passate in bicicletta. Dovevamo sottostare alle leggi della grande matrigna: la SCUOLA.

Scuola, una perdita di tempo?

Tuttavia, ora, “vecchio”, il mio punto di vista è cambiato. La scuola non deve mai essere vista come una perdita di tempo, ma, anzi, come un luogo di apprendimento e crescita. La scuola non è solo sacrificio, perseveranza e applicazione, deve essere anche fonte di entusiasmo e coinvolgimento emotivo.

I giovani hanno bisogno di regole e limiti da rispettare e di spazi in cui poter discutere e riflettere. Il principio fondamentale dell’educazione si basa sull’esempio e in questo senso, la scuola, non può sostituire le carenze educative in famiglia. Ma quali possono essere le fonti di stress per i nostri giovani studenti?

“Anche le mie ansie hanno l’ansia”

Quest’aforisma cattura in modo eloquente la realtà di un crescente numero di adolescenti che si trovano ad affrontare il malessere derivante dal dover dimostrare qualcosa agli altri. Attualmente, molti giovani affermano di vivere un qualche tipo di disagio a causa del contesto in cui si trovano immersi.

Questo disagio può manifestarsi in vari modi, tra cui attacchi di panico, disturbi alimentari, alterazione dei ritmi sonno-veglia e difficoltà di concentrazione nello studio, solo per citarne alcuni. Questo ambiente, da loro percepito come instabile, fornisce un terreno fertile all’insorgere dell’ irrequietezza, della solitudine e della rabbia, rivolta, quest’ultima, sia verso sé stessi sia verso gli altri. Di conseguenza, molti ragazzi cercano modi per “anestetizzarsi” temporaneamente, allo scopo di sfuggire ai pensieri negativi e alle pressioni. Queste strade possono includere, tra l’altro, l’immersione nel mondo digitale….videogiochi, film, serie TV e social media.

Insomma, si preferisce il mondo virtuale a quello reale perché esso crea l’illusione di una facile iperconnessione con la realtà circostante e con gli altri.

Di scuola e stress e relativi rimedi, si parlerà venerdì prossimo.

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