Attenzione alla distrazione

L’unico vero lettore, è il lettore attento
(Victor Hugo)

Ho pensato di dedicare i primi articoli del blog del 2024 all’importanza della concentrazione in tutti i campi della vita di oggi e, ovviamente, anche nel settore della dieta. Consentimi di offrirti due introduzioni similpoetiche, ciascuna di esse con un tocco distintivo. Mi auguro catturino la tua attenzione e siano la chiave per aprire porte nuove e importanti nel tuo cuore.

Giardino segreto

Nel frastuono digitale in cui viviamo, l’attenzione diventa un patrimonio prezioso che richiede dedizione, allenamento e vigilanza costante. Tuttavia troppo spesso non le diamo importanza, quasi fosse una moneta da spendere senza riflessione. Proviamo ad immaginare l’attenzione come un giardino segreto.

Giorno dopo giorno, piantiamo semi di concentrazione e cura. Ma le distrazioni soffiano su di essi come un vento impetuoso che sradica i fiori più delicati. I social media, le notifiche, le preoccupazioni quotidiane e tutto ciò che ci allontana dal momento presente, sono quel vento.

Ecco perché l’attenzione va coltivata come un fiore raro, non soltanto nei momenti in cui ci sediamo a meditare o a leggere un libro, ma in ogni istante, quando gustiamo il caffè del mattino, quando ascoltiamo il canto degli uccelli, quando mastichiamo lentamente un boccone di cibo.

Nel caleidoscopio del mio quotidiano, il tempo danza come un’ombra effimera tra le pieghe dei miei pensieri. Mi vedo attore su un palcoscenico, dove le scene cambiano senza preavviso e le luci sfumano veloci tra suoni e colori. La vita corre intorno a me, frenetica e sfuggente, mentre io, in un vortice di pensieri, cerco di afferrare le pallide sfumature di un presente in continuo mutamento.

Sono un professionista, immerso nella danza caotica degli impegni e delle responsabilità. Ogni giornata è un susseguirsi di impegni e di scadenze da rispettare. Eppure, muovendosi in questo caos apparentemente ordinato, la mia mente si ribella e la mia attenzione viene meno, dispersa tra mille pensieri, incapace di concentrarsi su un singolo fiore nel giardino della mia vita.

Ma perché?

Mi chiedo: perché? Come mai? Perché non riesco più a trattenere la mia attenzione, quasi fosse una foglia inafferrabile, sospesa nell’aria? Perché il flusso dei miei pensieri mi trascina via, lontano dalla calma e dalla chiarezza che tanto desidero? Forse è la danza ipnotica delle tecnologie moderne, con i suoi schermi luminosi lampeggianti come sirene nel mare del digitale?

I messaggi che si accavallano, le notifiche che brulicano in una notte senza fine, tutto contribuisce a un crescendo di distrazioni che fanno eco nella mia mente.

O forse è la frenesia della società che, avanzando come un fiume impetuoso, porta con sé le aspettative, le richieste e le urgenze? Mi trovo a navigare in questo fiume come su una barca senza remi, sommerso a volte dalla corrente tumultuosa della mia stessa esistenza. Nelle stanze affollate dagli impegni della mia professione, le parole si confondono e le idee danzano sfuggenti come ombre. Sento il richiamo di mille voci, il bisbiglio incessante del dover fare, del dover essere, e mi ritrovo a inseguire una melodia dissonante, incapace di ritagliare un momento di silenzio per me stesso.

Così mi interrogo su questo fluire incessante, su questa incapacità di trattenere l’attenzione come fosse sabbia tra le dita. Sono un professionista, inseguito da un fantasma chiamato ADHD (Disturbo da deficit di attenzione iperattività), che fa sì che il presente mi sfugga? Nel mio amarcord personale, cerco di ritrovare il filo sottile della concentrazione perso tra le pieghe di questo intricato labirinto chiamato vita.

Nell’antro affollato della mia esistenza professionale, ogni squillo del telefono è un grido inascoltato, un sospiro nel tumulto continuo delle notifiche. La scrivania cosparsa di e-mail è quasi un campo di battaglia mentre il telefono, impassibile, con il suo trillare incessante, è una fonte continua di distrazione.

Uffa, ogni trillo che annuncia un nuovo messaggio è un annuncio di serenità perduta!

Ogni “ping” di WhatsApp è l’anello di una catena che mi lega alle ansie quotidiane. Il digitare frenetico delle mail è il tambureggiare di una pioggia incessante, che mi costringe a cercare riparo sotto l’ombrello delle priorità non più rinviabili.

Prigione moderna, senza sbarre di ferro, fatta di schermi sempre accesi e di notifiche luminose. Il mondo virtuale, un carcere di silicio per me, detenuto, tra le mura invisibili di una connessione senza interruzioni.

C’era un tempo nel quale già il citofono era sufficiente a destare in me un senso di fastidio. Adesso, nell’era delle chiamate continue, dei messaggi inarrestabili e delle mail che si moltiplicano come conigli nel cappello di un mago, quel fastidio originario diventa quasi un gradevole ricordo.

La tecnologia, che avrebbe dovuto liberarci, si è trasformata in una gabbia dorata fatta di interconnessioni che risuonano come campane senza requiem. Ogni squillo è una grata che si chiude, ogni notifica una sentenza pesante come un macigno. Ed io, prigioniero di questo labirinto digitale, cerco una via d’uscita sempre meno visibile.

La mia esistenza, un ritmo frenetico tra schermi luminosi e suoni invadenti, è una danza non voluta tra la libertà e la schiavitù moderna.

La prossima settimana continuerò con un amarcord dietologico.


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