San Valentino

A tavola con amore

Nulla sarebbe più faticoso
che mangiare e bere se Dio,
oltre che una necessità,
non ne avesse fatto un piacere.
(Voltaire)

Completo il discorso sulla fertilità in coincidenza con la vicina ricorrenza di San Valentino. Metto così, al centro di tutto, anche l’amore e il piacere e non solo la biochimica. Su cibo ed eros, ho già scritto in maniera quasi esaustiva circa due anni fa. Oggi provo ad evidenziare alcuni aspetti legati alla data del 14 febbraio.

Per tutti i romantici, la festa del 14 si fa risalire a Valentino, vescovo di Terni, giustiziato nel 273 perché aveva disobbedito all’imperatore Claudio II. Egli, nonostante il divieto, continuava a celebrare i matrimoni degli innamorati. Anche questa ricorrenza, come molte altre, sembra avere precedenti pagani. Ovidio ci racconta, quasi trecento anni prima, dei Lupercali, celebrazioni dedicate al fauno Lupercus, caratterizzate, per riferimenti espliciti e con festeggiamenti sfrenati, alla sessualità.

Nel 496 papa Gelasio stabilì la festa di san Valentino in contrapposizione ai rituali pagani, rimodellando la ricorrenza e incentrandola esclusivamente sull’amore tenero, romantico e poetico. Ma, già nel Medioevo, il 14 febbraio era noto in Francia e Inghilterra: si sosteneva che il primo uomo che una fanciulla avesse incontrato quel giorno sarebbe divenuto suo marito. Con gli anni, poi, è diventata una festa quasi universale e uno dei suoi oggetti, pur con diverse tradizioni, è diventato il cibo.

Tanto per fare un esempio: in Olanda è comune che gli innamorati si scambino un cuore di liquirizia. In Svezia si va da una cena romantica allo scambio di cuori di gelatina e dolcetti. In Giappone sono le ragazze a regalare una scatola di cioccolatini ai ragazzi e non solo a fidanzati e mariti ma anche per esempio a un collega con l’uso, a seconda di chi lo riceve, di diversi tipi di cioccolato.

Amore e cibo sono un binomio perfetto da secoli e, a ben vedere, San Valentino non è solo la festa degli innamorati, ma anche di chi ama gustare e condividere la buona tavola. La giornalista Harriet Van Horne sosteneva: “Cucinare è come amare, o ci si abbandona completamente o si rinuncia”. In occasione di San Valentino questa frase potrebbe suonare come una melodia alle orecchie degli innamorati.

Ma è possibile accendere la passione partendo anche dai punti cardine dell’alimentazione mediterranea? A questo proposito, cito il contributo della “sexpert” greca Stella Ralfini che ne ha parlato su “The Sun” e che ha coniato il termine : “Bediterranean Diet”.

Dall’olio extra vergine di oliva alle ostriche, ricche di zinco e utili sia per la produzione di testosterone sia per l’incremento della libido femminile, nella “hot list” si annovera anche tutto il pesce azzurro, il cioccolato fondente, gli asparagi, le mandorle, i pomodori, lo zenzero, lo zafferano e la melagrana.

Anche la Coldiretti ci viene in aiuto ricordandoci come siano molti i prodotti della campagna del Belpaese, da nord a sud, considerati elisir naturali dell’amore ai quali, per tradizione, sono attribuiti straordinari poteri stimolanti. Spazio dunque ai sapori e profumi più autentici di una terra ricca di ortaggi, uliveti, prodotti caseari, cereali freschi e carne allevata in modo estensivo, in abbinamento a vini pregiati.

Una lista stuzzicante di questi alimenti è stata già esplorata in precedenti articoli ed essi sono poi stati trasfusi in piatti e ricette della tradizione. Certo, è bene ricordare che anche la cornice conta. Per risvegliare l’eros è importante non solo ciò che mangiamo, ma anche COME lo mangiamo. Dunque è importante anche l’atmosfera intorno al cibo e il modo in cui lo presentiamo. Credenze popolari a parte, non dimentichiamoci che il più potente afrodisiaco è il nostro cervello e che anche le sensazioni visive e tattili risvegliano il desiderio.

Le preparazioni dovrebbero avere dei connotati romantici, possedere un gusto aromatico e non aggressivo e comunque accompagnati da note che alludano a un qualche effetto afrodisiaco. Siccome la cena del 14 febbraio è imprescindibile, e pochi sono disposti a rinunciarvi, bisogna essere certi delle scelte che si fanno. Per esempio, decidere di restare in casa a gustare piatti prelibati e preparati con amore, sempre che un componente della coppia abbia voglia, entusiasmo e tempo per cimentarsi ai fornelli.

Anche nella calda atmosfera di casa, per un cena “galeotta”, non sono da sottovalutare certi effetti scenici. Si potrà personalizzare ogni portata, decorando i piatti con un pizzico di fantasia e giocare con le forme e i colori degli ingredienti. Certo non è l’unica alternativa, soprattutto se manca alla coppia qualcuno dei requisiti sopra citati.

Se si opta per il ristorante, al di là del cibo, è opportuno sapere che, laddove si avessero aspettative, un gesto sbagliato a tavola può compromettere perfino l’ipotesi di una seconda uscita. Il mio punto di vista è quello di una persona “diversamente adolescente”. Le signore non accetterebbero la scortesia verso il personale di sala oppure avere un partner con gli occhi incollati sul cellulare. Ancora peggio sarebbe la proposta di dividere il conto: a San Valentino sarebbe un gesto a dir poco inappropriato. Superfluo dovrebbe essere il ricordare di versare acqua o vino nel bicchiere di lei senza aspettare che se lo riempia da sola.

Ricetta elaborata per l’occasione dal mio amico chef Roberto Carcangiu:
Ricetta Cupido-Afrodite, ovviamente, da gustare e quindi nel rispetto dei tempi….

Crema di rapa rossa con patata allo yogurt
e branzino al bergamotto
(branzino solo 40 g marinato a crudo)

Risotto con due uova, nocciole,

polvere di olive e spuma al parmigiano

Baccalà marinato agli agrumi,

cavolfiore al timo
e salsa al sedano bruciato

Mousse di cioccolato bianco

e lampone con gel di passion fruit
e salsa al mandarino

La prossima settimana completeremo il filone eros, corteggiamento, cibo.

Bacco, Tabacco e …. Fertilità?

“La nascita non è un atto,
è un procedimento ininterrotto.
Lo scopo della vita è di nascere pienamente,
ma la sua tragedia è che la maggior parte di noi
muore prima di essere veramente nato.
Vivere significa nascere ad ogni istante.
La morte si produce quando si cessa di nascere.
Fisiologicamente il nostro sistema cellulare è in stato di nascita…”
(Eric Fromm)

Un bicchiere di vino?

Non ci sono evidenze scientifiche che un moderato consumo di alcol (un bicchiere di vino ripartito tra i pasti principali) interferisca con la fertilità mentre sono ben documentati i danni che il consumo di alcol può determinare in gravidanza, interferendo con lo sviluppo fetale, indipendentemente dalla dose assunta.

Valutare l’effetto preciso dell’alcol sull’infertilità, soprattutto in dosi ben definite, è difficile. Anche perché chi beve “smodatamente” ha spesso altre pessime abitudini alimentari, fuma e complessivamente, ha uno stile di vita che incide negativamente sulla fertilità. Di certo, a dosi elevate, l’alcol interferisce con la regolazione ormonale, nel maschio, sia a livello testicolare sia a livello centrale.

Inoltre, l’alcol sembra aumentare i livelli di estrogeni attraverso un processo di trasformazione (chiamato aromatizzazione dall’enzima aromatasi) degli androgeni in estrogeni.

Nella donna, la cautela deve essere ancora maggiore. Uno studio recente, condotto su donne con un consumo alcolico moderato, ha evidenziato una correlazione significativa tra consumo di alcol e riduzione della fertilità. Questa riduzione è ancora più evidente se si supera la dose di un bicchiere di vino al giorno. Da diversi lavori, a volte anche contraddittori tra di loro, ho provato a trarre un’ indicazione di carattere generale: se si progetta di avere un figlio è certamente prudente non bere. O, comunque, è bene limitare il più possibile il consumo di alcol.

E’ da tener conto che un bicchiere di vino, una birra o un bicchierino di un superalcolico contengono una quantità di alcol pari a 12 g. Sottolineerei, pertanto, l’importanza di comprendere i rischi di infertilità connessi al consumo di alcol ma anche le possibilità di prevenzione e di recupero della fertilità.

Prendiamoci un caffè?

Se siete una vera “caffeinomane” e consumate più di 500 mg di caffeina al giorno (più di 5 tazze di caffè), le possibilità di rimanere incinta diminuiscono e in gravidanza, aumenta la possibilità di un aborto spontaneo. Un consumo moderato, invece, non sembra interferire con le possibilità riproduttive.

Gli scienziati della Nevada School of Medicine hanno realizzato, in quest’ambito, uno studio che correla il consumo di prodotti a base di caffeina e la capacità riproduttiva. La risposta è apparentemente banale e scontata: sì, bere caffè può incidere sulla fertilità qualora si tratti di un consumo smodato.

Tuttavia, i risultati di vari altri studi disponibili sono contrastanti. A voler dare interpretazioni equilibrate: “un consumo moderato, ovvero due tazze di caffè/die, non sembra creare problemi mentre un consumo maggiore pare aumenti il numero di  aborti spontanei, soprattutto quando si superano i 400 mg di caffeina al giorno.

Sigaretta? No, grazie.

Fumare è sempre sconsigliabile ma, in particolare sulla fertilità, i danni del fumo sono davvero pesanti. Nelle donne che fumano più di 10 sigarette al giorno, la menopausa sopravviene, in media, da 1 a 4 anni prima rispetto alle donne che non fumano e questa osservazione suggerisce che il fumo acceleri l’esaurimento degli ovociti.

Inoltre, le fumatrici, sono più soggette agli aborti spontanei, sia nelle gravidanze ottenute naturalmente sia in quelle da fecondazione assistita. Per il maschio, è ben noto che il fumo possa determinare nel tempo deficit erettivi, ma anche deterioramento del liquido seminale.

Gli interferenti endocrini sono sostanze capaci di avere effetti sul metabolismo ormonale, e sugli equilibri degli ormoni sessuali, con conseguenze dannose sul sistema riproduttivo. In questo campo, è bene sottolineare l’azione negativa dell’ additivo BHA (E320), un conservante antiossidante che potrebbe diminuire la fertilità maschile.

Esso è presente in moltissimi alimenti, soprattutto quelli ricchi di grassi, quali patatine, margarine, burro di arachidi, ma anche nella frutta secca sgusciata e nelle gomme da masticare, nelle minestre e nei dadi.

Sarebbe importante disporre di dati sulla popolazione generale che permettano di avere un quadro più chiaro sulla eventuale pericolosità di questo additivo. I perfluoroalchili, o PFAS, sembrano passare, durante la gravidanza, dalle gestanti ai feti di sesso maschile; queste sostanze danneggiano, nell’adulto, la conta spermatica e la motilità degli spermatozoi.

Ma lo stress può essere causa di infertilità?

La relazione tra stress e infertilità è oggetto di discussione da anni ma, ancora oggi, non si è giunti ad una conclusione unanime e definitiva. Le donne con infertilità riportano elevati livelli di ansia e depressione ed è chiaro che l’infertilità possa diventare causa di stress. Meno chiara è la relazione inversa.

È poco probabile che lo stress, da solo, possa spiegare l’infertilità in una coppia, ma, molto probabilmente, può rappresentare un fattore aggiuntivo in grado di peggiorare altre eventuali criticità. In letteratura si trova prova del fatto che una donna con problemi di depressione ha un rischio doppio di avere problemi di fertilità.

Anche l’ansia potrebbe influire, allungando i tempi necessari per rimanere incinta (alcuni studi effettuati su donne sottoposte a percorsi di fecondazione assistita hanno un tasso di successo ridotto rispetto alla media, quando siano presenti queste condizioni). Da un punto di vista concreto, lo stress eccessivo può modificare i livelli ormonali e quindi posticipare o impedire l’ovulazione.


La prossima settimana faremo un cenno romantico all’imminente San Valentino per poi riprendere un argomento da tavola….i derivati del latte