Spazziamo via il cibo spazzatura.
Il problema più grande è la perdita del valore simbolico dei cibi.
Sono diventati commodities,
beni di consumo senza anima.
(Carlo Petrini)
Non mangiate nessuna cosa
che la vostra bisnonna
non avrebbe riconosciuto come cibo.
(Michael Pollan)
Viviamo in un mondo in cui la limonata
è costituita da aromi artificiali
e la cera per i mobili è costituita da limoni veri.
(Alfred E. Newman)
Sia nell’accordarmi sulle proposte dietetiche, sia nel divulgarle, ho adottato la politica di formulare le frasi in positivo per essere sicuro di comunicare efficacemente.
Questo è anche il leitmotiv di questo blog. In quest’articolo, però, farò un’eccezione e, anziché enfatizzare gli aspetti positivi degli alimenti, come da prassi, preferisco lanciare un allarme nei confronti di certe insidie alimentari.
L’argomento è proprio: CIBO SPAZZATURA
La locuzione “cibo spazzatura”, nella forma inglese “junk food” è stata coniata già nel 1951 da Michael Johann Jacobson.
Essa indica un cibo considerato non sano a causa del suo bassissimo valore nutrizionale e dell’elevato contenuto di grassi o zuccheri o additivi.
Si definisce “processato” il cibo destinato alla produzione di massa che, attraverso una lavorazione industriale, ha una lunga vita da scaffale (o da freezer o frigorifero) e che, proprio per questa ragione, contiene diversi additivi che lo mantengono emulsionato.
Ma cosa lo rende meno sano?
In merito, per Robert Lustig, pediatra dell’università della California a San Francisco ed esperto di obesità infantile, sono svariati i motivi per i quali i cibi processati sono alimenti meno salutari.
Solitamente il cibo spazzatura ha una elevata densità calorica, del tutto inappropriata al nostro attuale stile di vita, per lo più sedentario. Inoltre ha uno scarso valore nutrizionale in quanto: offre un basso apporto di vitamine e sali minerali e un mediocre rapporto tra omega 3 e omega 6, sbilanciato verso questi ultimi.
Ciò favorisce lo stress ossidativo, ovvero una sorta di infiammazione cronica delle cellule. Può contenere acidi grassi trans, coinvolti in modo negativo nella produzione di colesterolo cattivo (Ldl). Apporta un quantitativo ridotto di fibre. E’ pieno di additivi, per lo più conservanti ed emulsionanti. Spesso è eccessivamente salato. Contiene troppo fruttosio “industriale”.
In pratica: meglio non esagerare.
Diversi studi hanno dimostrato che, se esposto a dosi troppo elevate di cibo spazzatura, il nostro corpo reagirebbe come fosse di fronte a un’infezione batterica.
Tra l’altro pare che, quando l’organismo si abitua al cibo spazzatura, il solo ritorno a una dieta sana potrebbe non essere sufficiente per arrestare il processo infiammatorio. Studi su animali hanno testimoniato inoltre che, in animali già sensibilizzati, piccole quantità di junk food erano sufficienti a scatenare nuovamente la risposta immunitaria e i processi infiammatori, responsabili, tra l’altro, di malattie come il diabete di tipo II.
Ulteriori studi, ad onor del vero non completamente dettagliati, ipotizzano che l’assunzione di cibi ultra-processati sia correlata all’obesità, in quanto questi spingono a mangiare di più. Pare che ciò sia dovuto a meccanismi sensoriali, evocati dagli alimenti ultra-processati, che ci indurrebbero a mangiare con più foga.
Al contrario, chi si nutre di cibi non processati mostra bassi livelli di grelina, un ormone che stimola la fame e quantità elevate dell’ormone PYY, riduttore dell’appetito.
Inoltre un’alimentazione troppo ricca di cibi processati, grassi e zuccherati influisce sulla funzionalità dell’ippocampo, la parte del cervello coinvolta nella memoria e nella modulazione dell’appetito. Un gruppo di volontari sani e normopeso, sottoposti a una settimana di “dieta ” satura di cibo spazzatura, ha riportato difficoltà a ricordare e ad esercitare il controllo dello stimolo della fame.
Abbiamo detto che il cibo spazzatura contiene troppi zuccheri, grassi, sale, additivi ed è povero di vitamine. Una dieta in cui questi cibi abbiano la prevalenza, a scapito di cibi freschi, è stata collegata all’obesità e a un aumento di diabete, di pressione arteriosa e di colesterolo, tutti a loro volta fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.
Ma aumentano anche il rischio di tumori?
Un team di istituzioni di ricerca di Francia e Brasile, pur tenendo conto di altri fattori di rischio conosciuti, tra cui l’età, la storia familiare, il fumo e la quantità di attività fisica, ha comunque riscontrato un aumento specifico del rischio di tumore attribuibile a questo tipo di alimentazione. Anche in questo caso però è opportuno sottolineare che si tratta di uno “studio osservazionale”, che non ravvisa un nesso preciso di tipo causa ed effetto tra un singolo tipo di cibo e il cancro.
Sarebbe scorretto quindi affermare che il consumo saltuario di cibi spazzatura incida significativamente sullo stato di salute delle persone. I danni sistemici che questi junk food apportano all’organismo sono piuttosto il frutto di un consumo abituale e non è quindi il caso di allarmarsi se, ad esempio, se ne limita il consumo ad una volta al mese.
Ma perché questo tipo di alimentazione ha successo?
Innanzitutto è da rilevare che questi cibi costano poco. Calcoli sia pur approssimativi evidenziano che in linea di massima il cibo spazzatura costa almeno la metà e nutre 1/10 rispetto al pasto mediterraneo. Però….fa ingrassare il doppio… Poi, è comodo e, al palato non allenato, risulta buono. Senza un’adeguata educazione alimentare è difficile intuire per quale motivo, anche nelle scuole, i ragazzi debbano preferire uno yogurt bianco o una porzione di frutta a certe bustine coloratissime e….
Riprendo poi un concetto a me particolarmente caro: non si può affidare l’educazione alimentare alla pubblicità o ad una etichettatura “virtuosa”. Per combattere l’obesità bisogna intervenire da subito, prevenendola già nei bambini. E occorre che ci sia un sodalizio inequivocabile tra istituzioni, scuola e genitori.
Nutrire dovrebbe ritornare ad essere l’atto di amore per antonomasia. A cominciare dall’allattamento materno…
A venerdì prossimo