La vendemmia

Sono i giorni più belli dell’anno.
Vendemmiare, sfogliare,
torchiare non sono neanche lavori;
caldo non fa più, freddo non ancora;
c’è qualche nuvola chiara,
si mangia il coniglio con la polenta
e si va per funghi.

Cesare Pavese

Quando è tempo di vendemmia,
ti aiutano zii e nipoti.
Quando è tempo di pulizia e potatura,
non si vedono né zii né nipoti.

Proverbio calabrese

Ebbene sì, lo ammetto. Anch’io ho vendemmiato ai tempi della mia fanciullezza!

Ricordo la terra rossa della mia amata Puglia e mi incanto a rivivere quei vecchi ricordi e quei tempi in cui eravamo felici senza saperlo! Quante memorie! Tanta fatica e tanto amore.

E le frise col pomodoro durante la breve pausa….tutte cose che mi fanno pensare a come ci si sia allontanati dalle vecchie e buone abitudini di una volta.

I contadini ci insegnavano che l’alzarsi presto, all’alba, era salutare per la mente. Facevano un’abbondante colazione (ora si sa che in questo modo i carboidrati si smaltiscono prima e danno più energia) e la frugalità del loro pasto non appesantiva lo stomaco in previsione del lavoro.

Era il momento del cambio di stagione e l’allegria dell’estate si trasferiva nelle campagne per la vendemmia. Il frutto della fatica di un intero anno era finalmente maturo per essere raccolto e trasformato in mosto.

Chi non ha, tra i propri ricordi di bambino, quello della gioia che si respirava nei campi in quei giorni di fine estate? Chi non rivive, passando accanto ai filari, scrigni di una ricchezza antica come l’uomo, i riti iniziatici della raccolta dell’uva e della sua trasformazione in vino?

Oggi l’alchimia tradizionale del contadino si è trasformata in vinificazione scientifica, fatta di strumenti di precisione e tecnologie del freddo. Ma la magia resta immutata.

La vendemmia, l’atto sublime della raccolta del frutto dopo tanta cura: un momento di comunione di intenti, l’occasione per ritrovarsi, un lavoro corale che termina con una festa a cui tutti partecipano.

Quante emozioni e quanto entusiasmo, quanta soddisfazione! Quanta felicità quando iniziava la vendemmia ! Ricordo i detti ricchi di saggezza popolare: se l’estate era stata asciutta, calda e poco piovosa, la vendemmia iniziava già verso la fine di agosto, mentre veniva spostata verso la metà di settembre se era stata più umida e fresca.

Per dirla col poeta…..: “Ma per le vie del borgo tra il ribollir dei tini va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar...”. San Martino di Giosuè Carducci ci riporta al momento conclusivo della vendemmia, quando l’impegno di un intero anno si completava in pochi giorni di faticoso lavoro che vedeva tutti coinvolti, ognuno con un suo compito particolare. Momento di massima espressione della laboriosità dei contadini a degno coronamento di un lungo, faticoso e paziente lavoro nei campi. Era una festa dal fascino unico, incorniciata da danze e baldorie.

Ricordo con il cuore pieno di nostalgia, e ignaro della confusione della vita di oggi, quel contatto così particolare con la natura con i tralci che brillavano sotto il cielo autunnale. Si percorrevano i filari tagliando via i grappoli alla base, tutto accadeva in allegria e la natura pareva condividere questo stato d’animo regalando stupende giornate di sole. Era senza dubbio, nella vita contadina, il momento di maggiore coralità, perché le persone impegnate nella raccolta erano tantissime.

Al tramonto tornavano in paese trascinando carrelli colmi di grappoli e, finita la raccolta, tutta l’uva veniva portata nelle cantine attrezzate per la successiva lavorazione che iniziava con la pigiatura. Le chiacchiere di paese avevano trovato per qualche giorno uno spazio privilegiato sotto i filari. La tradizione della vendemmia manuale si conserva ancora oggi, nonostante l’avvento della meccanizzazione.

In teoria dovrebbe assicurare una migliore qualità del prodotto, specialmente quando si seguono scrupolosamente i consigli del passato, ad esempio di effettuarla in due-tre tempi, per raccogliere solo i grappoli veramente maturi e, al loro interno, solo gli acini di un grappolo con determinate caratteristiche.

Si partiva di buon mattino con forbici, secchi, recipienti vari. L’aria era fresca. I pampini delle viti, coperti di rugiada, davano fastidio sulle gambe nude. Spesso le trame dei ragni, tese da una vite all’altra, si appiccicavano al viso. I più anziani, con un cappello di paglia a falda larga per difendersi dal sole, controllavano con severità che nessuno schiacciasse gli acini! Qualche volta incutevano un po’ di timore e, a noi profani, apparivano sempre un po’ troppo zelanti.

Pensandoci ora, capisco le ragioni di questa “sorveglianza”: una delle maggiori attenzioni che si deve avere durante la vendemmia è infatti quella di portare in cantina uve integre, senza chicchi spaccati o schiacciati. Questo perché appena un chicco si rompe, specialmente se la stagione è calda, iniziano dei processi fermentativi in un ambiente inadatto (carrello da vendemmia) che creeranno dei problemi al momento della vinificazione vera e propria.

Ogni ruolo era ben definito: le donne, soprattutto le più anziane, con il capo coperto da un ampio fazzoletto, rallegravano la vendemmia con i loro canti. E riempivano i cesti che poi gli uomini svuotavano in recipienti più grandi da trasportare a spalle sui carri.

Le casse piene venivano poi trasferite al palmento di fiducia. Ricordo i volti degli uomini, rossi per il vino e per il caldo, ma quanta allegria per il lavoro portato a termine, e anche quanta fatica traspariva dai loro visi abbronzati.

La giornata giungeva al termine e, nonostante la stanchezza, sembrava che non ne avessero abbastanza e che si fermassero di malavoglia. Nel palmento l’uva veniva pigiata da decine di piedi prima della messa a dimora per la fermentazione e il giorno successivo il resto dell’uva pigiata veniva pressata dentro i torchi. Una volta completata la seconda spremitura, la pasta residua, ormai secca, ma preziosa per le sue proprietà fertilizzanti, veniva sparsa sui campi.

La pigiatura era a volte anche un premio che gli adulti concedevano a noi piccoli, soprattutto la sera, quando l’odore vellutato e asprigno dell’uva si spargeva per tutto il paese e il poter “ballare” sull’uva era per noi bambini motivo di festa e di divertimento.

Perfino le ragazze si lasciavano convincere a pigiare l’uva nei tini a piedi nudi, perché i vecchi dicevano che “il vino fa le gambe belle”.

La prossima settimana assaggeremo il vino.

4 thoughts on “La vendemmia

  1. Caro Angelo! Oggi ti devo proprio fare una domanda…non hai mai pensato di scrivere un libro? Sarebbe bello leggerti e ricordare il passato che tanti non hanno vissuto, altri hanno solo condiviso con i racconti dei nonni , dei genitori…tu hai un patrimonio interiore e culturale prezioso e una capacità espressiva che trasmette emozioni…sai valorizzale gli aspetti più semplici della vita e rendere giustizia al nutrimento del cuore….oltre che donare consigli per una sana alimentazione tu ascolti le Anime del mondo… In bocca al lupo per tuttoooo!!!!

  2. Ancora sento vivamente nelle mie narici, ora non più adolescenti, carissimo Dottore Angelo, l’odore, l’antico profumo che il mosto spargeva generosamente lungo i vicoli stretti e inbiancati del mio paesello, fin dalle primissime ore dell’alba,ancora avara di luce.Persino tutt’ora risuonano nelle mie orecchie gli zoccoli dei cavalli, e il rumore delle ruote ferrate dei “tràini” (mezzi di trasporto comunissimi in uso presso i contadini di allora) si avvertivano ovunque, che simili al ticchettio di un metronomo, sempre regolari, servivano di sicuro sfondo ad una liturgia periodica, annuale, fissa, eterna, immutabile, fatta di piccoli gesti ormai consacrati dalla storia e confluiti nella tradizione millenaria. Era tutta una festa e noi ragazzini pronti ad andare dietro ai carretti che trasportavano tini carichi d’uva, allo scopo di raggranellare qualche grappolo, approfittando della distrazione dei carrettieri,contro i quali si era sempre pronti a duellare, peró non senza il rischio di buscarsi qualche frustata (scudiscio) allo scopo di scoraggiare anche i più temerari. Grazie di questa ennesima opportunità dott. Angelo che come l’ape, di fiore in fiore, ci fa riscoprire e assaporare gli eterni, antichi segreti della natura. Cosimo(Mimino).

  3. Complimenti Angelo, con la tua splendida esposizione ho immaginato ogni istante del processo riguardante la raccolta e la spremitura …. mi è parso di trovarmi a vivere tale situazione.
    Alla prossima lettura, ciao

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