Digiuno prepasquale

Nel cenacolo, consapevole della sua morte imminente, Gesù,
vero Agnello pasquale, offre se stesso per la nostra salvezza.
Pronunciando la benedizione sul pane e sul vino,
Egli anticipa il sacrificio della croce e manifesta l’intenzione
di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli:
sotto le specie del pane e del vino,
Egli si rende presente in modo reale
col suo corpo donato e col suo sangue versato.

(Papa Benedetto XVI)

Non riuscivo ad intuirne il senso. Guardavo i miei genitori, i nonni e gli altri, con aria interrogativa, senza domandare nulla. Nella stanza, l’enorme tavolo di legno massiccio, dai piedi intarsiati con motivi floreali, che ogni giorno si adornava di piatti, posate, bicchieri e di tutte le cose necessarie per il pasto, si mostrava nudo e vuoto, privato della sua funzione primaria. Riaffiorava allora la tradizione, con le sue regole inflessibili eppur ricche di valori.

Unica eccezione a questa “austerità” eravamo noi bambini cui non si negava il dovuto. Ma io continuavo comunque a non farmene una ragione.

Che senso c’era in questo rituale vissuto dagli adulti con tanta partecipazione? Le più scrupolose a riguardo erano le donne, tra tutte mia nonna Agata, che, come sempre, impartiva ordini ai quali neppure mio nonno osava opporsi.

La solennità dell’evento, i silenzi fatti di soli sguardi, il senso dello stretto necessario, affinché l’individuo intuisse e realizzasse il significato e il valore di certe scelte e, soprattutto, il rispetto per Colui al cui insegnamento si dovrebbero uniformare i nostri comportamenti.

La giornata trascorreva così, in un’atmosfera surreale fatta di poche parole, ma soprattutto di occhiate e gesti che valevano più di mille discorsi o spiegazioni. Poi verso sera ci si riuniva tutti, anche noi piccoli, in una stanza per iniziare la recita del Santo Rosario. A quel tempo non comprendevo. Ricordo la noia e la voglia di noi bambini di fuggire per andare a giocare. Ora il senso e la pratica del digiuno pasquale sono rinchiusi nell’archivio delle tradizioni del passato e, con esse, tutto ciò che caratterizzava quella giornata particolare.

Tutti questi aspetti, nei nostri tempi, si son via via affievoliti se non sono del tutto scomparsi, assieme ai valori presenti nelle famiglie patriarcali che si ritrovavano intorno ad un braciere acceso, attorniati da bambini e nonni. Allora non capivo perché lo si facesse, ora non giustifico il fatto che non lo si faccia più!

Quaresima

Un digiuno genuino purifica il corpo, la mente e l’anima.(Gandhi)

Quaresima: tempo di riflessione e digiuno. Digiuno affinché lo spirito riesca finalmente ad emergere e ad espandersi per raggiungere la coscienza dell’individuo e renderlo consapevole del suo ruolo nel creato.

L’odierna società consumistica non contempla più l’idea di tale pratica, forte del suo credo commerciale, e ci ha portato ad una progressiva perdita delle tradizioni. Si osserva sempre di più il crescere di patologie legate alla sovralimentazione: diabete, malattie metaboliche, patologie cardiovascolari etc…Il giusto equilibrio di un’alimentazione che rispondeva alle esigenze materiali rapportate all’attività lavorativa è andato malamente adattandosi ai canoni di un’alimentazione legata al gusto del falso fatto di coloranti, edulcoranti e di mille altre diavolerie partorite dalla fervida inventiva delle industrie alimentari, che, giocando sul contenuto di zuccheri e grassi, fanno a gara per rendere i cibi sempre più “appetibili”. Ed un consumo continuo ed eccessivo di alimenti appetitosi e saporiti è uno dei fattori chiamati in causa nella genesi dell’eccessivo introito calorico e dell’obesità. Questo si manifesta nelle pratiche che coinvolgono i circuiti del piacere, della ricompensa, del controllo del comportamento.

Un’alimentazione equilibrata dovrebbe fornire il tanto che basta senza provocare sofferenza all’organismo per un ridotto o, al contrario, un eccessivo apporto di nutrienti. In entrambi i casi ci troveremo di fronte ad un problema di cattiva alimentazione.

La fisiologia del “buon vivere” è facilitata dal digiuno?

L’organismo umano è un sistema delicato e complesso che assume, con la dieta, i principi necessari al suo funzionamento ma, al contempo, deve liberarsi delle scorie che si producono durante i processi metabolici. Quando questa partita di ping pong tra prendere e lasciare si sbilancia, l’alimentazione diventa scorretta.

Nelle società occidentali, oggi come oggi, l’alimentazione è sbilanciata in senso iper. Ci sovralimentiamo con pasti ipercalorici anche se fatti di piccole porzioni, facciamo troppo uso di conservanti, addensanti, coloranti ed altro. E l’organismo si affatica, si intossica. Il superlavoro dell’intestino è tale da offuscare quello del cervello pensante. Ed ecco allora comparire la sonnolenza post-pranzo, la difficoltà di concentrazione, l’insonnia o la presenza di un sonno non più ristoratore.

In tale ottica, il digiuno quale pratica medica, che non contempla quello assoluto, è un concetto espresso già in Paracelso nella “Vis medicatrix Naturae” e sviluppato fino alle attuali osservazioni sui meccanismi di autopulizia, studi che sono valsi allo scienziato giapponese Ohsumi nel 2016 il Nobel per la medicina.

Un digiuno modificato è un atteggiamento che, oggi più che in passato, ha senso riconsiderare alla luce di una filosofia del “buon vivere”. Durante tale periodo avremo l’accortezza di fare un unico vero pasto giornaliero, magari con uno spuntino mattina e sera; introdurre molti liquidi, possibilmente a basso residuo fisso; sollecitare i processi di detossificazione, anche con un corretto rapporto tra moto e quiete; avere l’accortezza di utilizzare alimenti sani e naturali possibilmente di stagione e non manipolati.

Vedremo così rinascere il nostro “IO”, miglioreranno le funzioni delle papille gustative, i processi digestivi, il tono e l’aspetto dei tegumenti e degli annessi, calerà lo stress e con esso le contratture muscolari e soprattutto la mente sarà molto più libera e pronta all’ideazione e più propensa nel momento del riposo. Non si tratta solo di scelte alimentari, ma di stili di vita umili, coerenti e sobri. Ci è chiesto di digiunare non per disprezzare il cibo ma per sottolinearne ancor di più il valore.

Indispensabile , per i pazienti, è la direttiva di non sottoporsi spontaneamente a periodi di digiuno senza un adeguato supporto medico.

Sia ben chiaro, il cibo non va demonizzato. Esso è vita e voglia di vivere e di rapportarsi. Oltre alla funzione puramente materiale, gli alimenti hanno una componente affettiva fatta di colori, sapori e odori che ci riportano a situazioni più o meno piacevoli già vissute, un déja vu capace di evocare sensazioni sopite sul letto del nostro cervello più antico. Pronte ad essere risvegliate al primo nascere dei ricordi, anche a distanza di anni. Il segreto non è dunque nel non mangiare, ma nel come, cosa, quanto, o quando mangiare. Ad ogni buon modo un piccolo digiuno, una volta l’anno, in ricordo di chi per noi ha sacrificato la propria vita, non è una pena così grande.

Non trovi?

La prossima settimana parlerò del digiuno come pratica medica.

One thought on “Digiuno prepasquale

  1. Giuste osservazioni che condivido pienamente! Il controllo del dietologo trovo sia assolutamente indispensabile per evitare di incorrere in situazioni che farebbero più male che bene … Renata

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