Il Miele

L’uomo non è destinato a far parte di un gregge
come un animale domestico,
ma di un alveare come le api.
(Emmanuel Kant)

Dolce. Dolcificante. Aggettivo e sostantivo. Emblema della dolcezza.
In una parola: miele.

Alimento prodotto dalle api sulla base di sostanze raccolte in natura, prevalentemente il nettare e la melata.

Ormai adulto, mi diverto a vagare nel libro della memoria e ad accostare tra loro parole scritte in passato, unire definizioni e scoprire il senso di una raggiunta maturità culturale. Ma non posso non pensare a quanto le mie valutazioni di oggi siano debitrici delle mie acerbe riflessioni di bambino, delle domande che mi ponevo allora e che ancora oggi in qualche modo mi segnano e forse mi arricchiscono.

Mi torna alla mente la golosa curiosità con cui guardavo il vasetto di vetro dal contenuto dorato e morbido che mia mamma posava sulla mensola in cucina. Aspettavo il momento in cui finalmente, tolto il coperchio, avrei potuto gustare questa crema densa del colore del sole e delle spighe di grano a luglio. I raggi di luce che filtravano dalla finestra disegnavano delle pagliuzze dorate sulla parete di vetro ed io le osservavo incantato sfiorando con le dita quel vaso magico.

Mia madre mi ripeteva che ne avrei assaggiato il contenuto, come rimedio, il giorno che fosse servito per un mal di gola oppure, come premio, quando fossi tornato da scuola con un bel voto…

……..ricordi lontani nel tempo. Ma, pensavo, “..un piccolo assaggio non farà poi gran differenza..” e, allora, un pomeriggio in cui i miei genitori erano entrambi usciti, eccomi all’opera. Per le mie piccole mani inesperte l’apertura del barattolo non fu propriamente un gioco da ragazzi. Non volendo lasciar tracce, e camminando su e giù per la cucina, cercavo di svitare delicatamente il coperchio. Alla fine, prova e riprova, sentii il “clac”, dell’apertura del sottovuoto.

Ma la gioia del successo fu subito cancellata da una terribile constatazione: avevo girato e rigirato nelle mani il vaso senza accorgermi che del miele era colato sui calzoncini, sulle ginocchia e sul pavimento. Peggiorai le cose impiastricciandomi, quasi ovunque, le mani e i vestiti, come con dell’attaccatutto, nel tentativo di arginare quella colatura. Ero disperato e, al tempo stesso, eccitato dalla grande quantità di miele che avrei dovuto “far sparire”, nell’intima speranza di salvarmi dalle ire materne. Provai a lavarmi con l’acqua, ma il pavimento era diventato colloso ed io…………………………

L’arrivo di mia madre fu provvidenziale, nonostante l’inevitabile sfuriata. Da solo non sarei mai venuto a capo di quella…appiccicosa situazione. Alla fine scoppiammo tutti e due a ridere, io però dopo di lei! Promisi che non avrei mai più provato a prendere il miele dalla credenza, a meno che non avessi avuto tanto mal di gola da aver bisogno di un po’ di quel nettare (sui voti alti già capivo che non era il caso di contare). Mia madre, teneramente burbera, mi spiegò come usare il miele con misura, ricordandomi il lungo lavoro necessario per produrlo. Imparai così ad apprezzarlo, di buon mattino, spalmato sul pane tostato, o, mescolato con un cucchiaino nel latte caldo, nelle fredde sere di inverno.

Quando ora lo vedo nella credenza o negli scaffali del supermercato, non posso fare a meno di prenderne il barattolo e di rigirarlo tra le mani per apprezzarne le sfumature di colore, immaginando riflesso in quel vetro il volto stupito del bambino che è ancora in me.

La direttiva CEE definisce il miele come un prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie ed immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell’alveare.

Il prodotto finale elaborato dalle api è composto al 95% da zuccheri, e di questi il 90% sarà costituito da glucosio e fruttosio.

Se prevale il primo si avrà un miele con tendenza a cristallizzare; se prevale il secondo, un miele più liquido e di più difficile e lenta cristallizzazione.

Ma la tendenza alla cristallizzazione è propria di tutti i tipi di miele, con alcune rare eccezioni, poiché essi, dal punto di vista chimico, non sono null’altro che soluzioni soprassature, ovvero contengono più zucchero di quanto ne possa rimanere stabilmente in soluzione.

In Italia le specie botaniche adatte alla produzione di miele e con fioriture contemporanee sono così tante che il numero delle combinazioni possibili, cioè il numero dei mieli “millefiori” possibili, è pressoché infinito. Non riconoscere l’importanza dell’origine botanica di un miele significa contribuire a dare del miele un’immagine confusa, favorendo i tentativi di sofisticazione o di immissione sul mercato di un prodotto di qualità inferiore.

Questo non significa che il miele uniflorale sia tout court migliore del millefiori: significa però che il legame tra miele e piante e tra piante e territorio è fondamentale per definire le caratteristiche e la qualità del miele.

Tanto più che il miele rigorosamente uniflorale sostanzialmente non esiste o è estremamente raro: le normative internazionali definiscono un miele come uniflorale, se i residui pollinici in esso contenuti provengono per il 70% da una determinata specie botanica e se il miele possiede le caratteristiche organolettiche, fisico-chimiche e microscopiche relative a questa tipologia.

Il miele millefiori non è, come qualcuno pensa, una miscela di tipi diversi, ma è tutto quel miele che non può essere individuato come monoflora in quanto alla sua composizione hanno partecipato vari tipi di nettare, nessuno in maniera prevalente. Il miele millefiori può riservare grandi piaceri ai più golosi, in particolare quello di alta montagna, uno dei più pregiati.

La serie di approfondimenti sull’oro ambrato prodotto dalle api proseguirà la prossima settimana.

5 thoughts on “Il Miele

  1. Sono perfettamente d’accordo con ciò che è stato scritto da Marie, Cosimo, Gabi e Renata! Che altro posso aggiungere io? In pratica nulla. Mi farà piacere rileggere di tanto in tanto i tuoi scritti.Buon lavoro dottor Angelo.
    Jone

  2. È sempre “dolce” leggerti nei tuoi ricordi d’infanzia e accostare alla narrativa la conoscenza di questo composto naturale che tanto mi stupisce per il suo gusto e per la sua produzione!
    Il miele millefiori non manca mai nella mia credenza!!

  3. L”Incipit” che il dott. Angelo utilizza sempre per introdurre un nuovo tema (a parte i contenuti) a me appare come un favo di “miele” stillante… dal tocco poetico unico, che incanta. Affascina a tal punto che a volte il lettore, come è a me capitato, perde “volentieri ” il principale interesse per soffermarsi a “gustare”quel momento magico, offerto, irripetibile, lontano, di un ricordo che coinvolge, accomuna tutti e fa sognare. Frammenti indelebili di un vissuto nel quale volentieri ci rifugiamo, a mo’ di terapia, quando la vita, soprattutto, si presenta con meno dolcezza di un favo stillante e, magari, con dei difficili conti da saldare. Infinite grazie dott. Angelo. È sempre cosa bella sapere che dietro il rigore che la professione, giustamente impone, batte un cuore che sa condividere e non conosce distanze. Cosimo (mimino).

  4. Sehr poetisch ist dieser Artikel. Er macht bewusst, wie mühsam Honig entsteht, und, dass man ihn wertschätzen muss. Ich bin gespannt auf die Fortsetzung.

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