Dieta fruttuosa autunnale

L’autunno è la stagione più dolce,
e quello che perdiamo in fiori lo guadagniamo in frutti.

Samuel Butler

Sarà pur vero, una rondine non fa primavera, tuttavia la loro assenza….

Non era il freddo o l’accorciarsi delle giornate a dirmi che il gioco stava finendo. Era il non sentirle più stridere nell’aria rarefatta dei silenziosi meriggi estivi, il non vederle più volteggiare leggiadre e veloci nell’azzurro del cielo, eleganti nella loro livrea nera a coda biforcuta.

Le rondini, da sempre annunciatrici della bella stagione, con la loro partenza erano foriere di un amaro messaggio: cominciava la stagione del buio. Loro tornavano nei paesi caldi. A volte mi succedeva di ammirarne i nidi abbandonati sotto i tetti delle masserie che, come case per le vacanze, erano in attesa di essere rivissute l’anno successivo quando le rondini sarebbero tornate a nidificare nello stesso posto.

Ed io, pensavo, ci sarò ad aspettarle per salutare con loro una nuova stagione di rinascita. Intanto il crepuscolo avanzava suggerendo, per la sera, di indossare una maglia in più per meglio affrontare quel velo di umidità araldo di ben altri disagi.

Cambiava il tempo e cambiavano i colori. Il banco del fruttivendolo era un indicatore veritiero di come stesse evolvendo la situazione. Non più i colori vivaci, allegri e appariscenti delle rosse ciliegie, dei gialli cocomeri o delle paffute e vellutate pesche ma quelli caldi e monocromatici come l’arancio ocra dei cachi o le mille tonalità del marrone delle castagne e via così.

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L’aria aveva perso il suo splendore, la sua vena dorata e qualche ruga grigia offuscava la sua lucentezza. Non più odori di bagnoschiuma o essenze di oli abbronzanti, ma effluvi di minestre cotte al vapore o di sughi di carne inondavano le narici.

La sera, poi, il desiderio di rientrare non aveva nulla che lo accomunasse alle ore tarde di poche settimane prima. Nelle piazze del centro gli alti fuochi di qualche temerario caldarrostaio erano quasi un pugno in faccia a chi ancora la notte sognava l’azzurro del mare ed il caldo del sole di ferragosto.

Un altro autunno ci attendeva ma a ben vedere ogni stagione donava qualcosa di bello per farsi amare. Tornando ai pensieri dietologici…fruttuosi…perché scegliere la frutta di stagione?

Fresca, colorata e succosa, la frutta di stagione non deve mai mancare nella nostra dieta.

Come più volte sottolineato, nutrirsi di ciò che la natura ci offre stagionalmente significa seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, oltre che più gustosa.

I prodotti consumati nella loro stagione di maturazione hanno proprietà nutritive superiori ai prodotti coltivati fuori stagione in serra che spesso devono fare molta strada per raggiungerci.

Mangiare frutta di stagione significa anche scegliere prodotti naturali, che hanno bisogno di una quantità nettamente minore di pesticidi, e questo non solo per il benessere del nostro organismo ma anche per quello del nostro pianeta.

Ma i benefici si estendono anche al portafoglio: i prodotti di stagione non hanno bisogno di serre, non richiedono energia aggiuntiva per crescere e maturare, vivono all’aperto e sfruttano il calore del sole. Frutta: siamo nella stagione autunnale e quindi….si cambia.

Via fragole, ciliegie, melone, albicocche, pesche e spazio a fichi, uva, pere e fichi d’India, cachi, melograno e agrumi.

Cambiano le sensazioni del palato e anche i bilanci nutrizionali in quanto la frutta autunnale è più calorica, più ricca di zuccheri di quella estiva.

Il suo più elevato grado zuccherino è favorito da una maturazione che per tutta la sua evoluzione ha goduto del sole e del caldo estivo.

In compenso, il pool che racchiude la frutta autunnale comporta un vantaggio in termini di quantità di fibra. Pregio, questo, che, in qualche modo, mitiga il surplus di calorie in quanto essa ha maggiore proprietà saziante.

Ma perché in autunno maturano cachi, melograni e non albicocche o pesche? La natura ci dà in ogni momento dell’anno quello che ci serve per restare in salute. I frutti autunnali sono più poveri d’acqua rispetto a quelli estivi. Sono però più calorici, più ricchi di fruttosio e di antiossidanti e di tutto ciò che serve per aumentare sia l’energia sia le difese dell’organismo in previsione del freddo invernale.

Nella scelta giova orientarsi con i colori. La natura ha legato particolari vitamine e minerali a certe tinte. Ad esempio il viola di uva, mirtilli e prugne indica la presenza degli antociani, sostanze che stimolano le naturali difese immunitarie dell’organismo, il colore arancio dei cachi quella di betacarotene, e nella frutta dalla polpa bianca quali le pere quella di altri antiossidanti.

Variare insomma porta in tavola anche un arcobaleno variegato di colori.

Vi rimando agli articoli precedenti già trattati:

Giova ricordare che nulla è tanto approssimativo come la quantità dei nutrienti dei prodotti vegetali. Bastano, per farla variare, fattori contingenti come l’insolazione e il protrarsi di una stagione piovosa, il momento della raccolta e la durata della conservazione o le caratteristiche dei terreni.

Fattori come questi sono sufficienti a determinare oscillazioni notevoli del patrimonio zuccherino, vitaminico e minerale. Questo, tuttavia, non comporta eccessivi errori nel computo calorico, poiché attribuire ad un frutto un 2-3% in più di zuccheri sposterebbe il calcolo energetico di sole 12 Kcal per 100 g

Dieta autunnale, menu e indicazioni per perdere peso

La prossima volta parleremo di alimentazione e Sad o depressione stagionale.

Tempo d’autunno

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
Giuseppe Ungaretti

Italia. Lingua di terra che scende da nord a sud tuffandosi nel Mediterraneo, contornata da Km e Km di coste. A nord è chiusa da una regale colonna alpina, mentre la dorsale appenninica si snoda tra valli e piccole pianure. Ricca di corsi d’acqua e di laghi, non si fa mancare nulla, neppure attraenti quanto inquietanti vulcani che si accompagnano anche a fenomeni bradisismici. Due grandi isole fanno da chiocce ad arcipelaghi minori che punteggiano qua e là il mare. Questa molteplicità di caratteri fisici (mari, monti, orografia estremamente varia) ha implicazioni climatiche, rendendo l’Italia il più classico dei paesi a clima temperato umido.

Forse che la classica tipizzazione degli italiani fantasiosi, geniali, ma anche instabili e a volte inaffidabili sia da ascrivere alla estrema variabilità climatica? Inoltre, il clima temperato umido, con le sue rapide mutazioni, sottopone il nostro fisico a continui sforzi di adattamento e centrifuga la meteorologia che, con le sue sensibili escursioni termiche e con i cangianti umori della natura, varia velocemente dalle nostre parti.

Inoltre un clima così esasperatamente temperato umido si traduce in una natura che cambia continuamente abito e tutto ciò produce un infinito susseguirsi di colori, di sensazioni, di sapori. A proposito di sapori, che dire della famosa e ben celebrata “dieta mediterranea”? Diciamoci la verità: in quale altro paese si mangia così bene? Dove fioriscono così tante ricette? Dove si fa così a gara nel combinare le tantissime essenze della natura in sapori sempre nuovi ed altrettanto gustosi, con buona pace di noi, tapini, dietologi?

In questo tourbillon di cambiamenti si colloca l’autunno, con la sua specificità. È forse in assoluto la stagione più lenta: cancella poco a poco i calori e le pulsioni dell’estate e generalmente è considerata una stagione che induce ad una certa tristezza. Proprio perché, con il declinare dell’entusiasmante estate, l’autunno sembra manifestare una sorta di calo e l’avviarsi alla fine del ciclo della vita.

Quel senso di lento, triste declinare, con le nebbie e il clima spesso piovoso, sta quasi ad evocare e raffigurare sensazioni di tristezza e di pianto. Queste percezioni sono state colte da molti poeti e tradotte in liriche espressive. Con il passare degli anni ho riconosciuto all’autunno la sua straordinaria generosità di doni molto celebrati, dalla gioiosità del vino novello alla preziosità delle olive e del loro nettare, così ricco di sapore, per giungere al calore delle castagne cotte al fuoco.

Già, il calore: dal disinibente caldo estivo che ci porta a spogliarci si passa al sapiente coprirsi e riscaldarsi. Meglio, quando possibile, con un caminetto scoppiettante. Certamente l’autunno è la stagione che richiede maggiore capacità di adattamento anche e soprattutto sul piano psicologico. L’uomo non è fatto per essere triste e la munifica stagione in questo ci aiuta con la varietà e generosità gastronomica e (per chi se lo può permettere ai pasti) con l’incoraggiante contributo di un buon (mezzo?) bicchiere di vino.

La riduzione della intensità, oltre che della durata, della luce solare modifica altresì il nostro assetto bioumorale (serotonina, melatonina) spingendoci ad una maggiore predilezione dei cibi dolci (attenti però agli eccessi visto che ormai non abbiamo più bisogno della scorta energetica per difenderci dal freddo, poiché si vive per lo più in ambienti chiusi e riscaldati).

L’autunno, orbene, segue le vicissitudini di madre terra la cui natura, nel personale intrinseco aspetto, viene vissuta in ogni emozione: vigneti dai dorati o purpurei maturi grappoli, boschi dai mille colori fiammeggianti e calde tonalità dorate con l’indimenticabile profumo dei funghi. Insomma tutte le sfumature nutrizionali dell’autunno sono calde e ricche del nutrimento giusto per il nostro organismo.

Come più volte ribadito, l’alimentazione non deve perdere la caratteristica fondamentale di seguire l’evoluzione delle stagioni e, poiché la stagione di mezzo autunno serve a prepararsi ai freddi estremi, è intuitiva l’importanza di inserire nella nostra alimentazione frutta meno ricca d’acqua (come è quella estiva) ovvero l’uva, i cachi, i mirtilli, gli agrumi, il melograno, i fichi, le nespole, le giuggiole, le pere, le mele, le castagne.

L’autunno è anche caratterizzato dalla presenza di verdure a forte azione antiossidante, quali in particolare quelle a foglia verde: spinaci, cavoli, broccoli, verze, porri ma anche zucche e funghi che sono un irresistibile invito a cedere alle delizie del palato (purché non fritti e con condimenti frugali).

In linea generale, man mano che la temperatura diminuisce aumenta la necessità ed il piacere di cibi caldi ed allora le preferenze andranno accordate ai cibi che si consumano cotti. Un primo punto cardine sono i cereali: non solo pasta e riso, ma anche avena, grano saraceno, orzo, farro, miglio.

I legumi sono ottima fonte alternativa di proteine rispetto a carne e pesce, dotati di notevoli proprietà energetiche anche per i carboidrati complessi di cui sono composti, nonché per la ricchezza di fibre. Del resto, quando le giornate si accorciano e le sere arrivano sempre prima, che c’è di meglio di una buona calda minestra di legumi?

La prossima settimana avanziamo ancora con l’autunno…